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Expo, ma che cosa ci stanno a fare le startup?

«Per noi potrebbe essere una vetrina importante ma finora nessuno ci ha detto se dobbiamo allestire uno spazio, in quanti possiamo partecipare, che cosa possiamo fare», racconta Renato Panesi, co-founder di D-Orbit, una delle 24 imprese selezionate per il Padiglione Italia

Pubblicato il 08 Mag 2015

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Expo? Potrebbe essere un’ottima occasione per guadagnare visibilità, incontrare potenziali investitori, esporre il nostro progetto in contesti che non siano solo B2B, incontrare gente interessata a sostenerci e che ci faccia pensare alla possibilità di avviare una campagna di crowdfunding”.

A parlare è Renato Panesi, co-founder di D-Orbit, startup che sta sviluppando sistemi di decommisiioning di satelliti al termine della loro vita operativa, e che è una della 24 startup selezionate da Regione Lombardia e Unioncamere, per essere presenti nello spazio startup del Padiglione Italia. Peccato che a quasi una settimana dall’apertura dell’esposizione universale, evento che dovrebbe rappresentare una svolta per Milano e per l’Italia, non sia ancora chiaro il ruolo e lo spazio dedicato alle startup.

Non ci hanno detto con chiarezza quando dobbiamo presentarci in fiera, se dobbiamo allestire uno spazio fisso, quante persone possono partecipare quotidianamente, se abbiamo la possibilità di esporre anche fuori dal Padiglione Italia” dice Panesi. “Pur essendo vincitori del bando, stiamo ancora attendendo chiarimenti per partecipare a Expo”.

Insomma, nello spazio che dovrebbe rappresentare la vetrina dell’innovazione e dell’eccellenza italiana non è ancora chiaro se e quale startup è presente al momento, se c’è un calendario che le 24 aziende selezionate devono rispettare, che cosa devono fare le startup nello spazio loro dedicato. Intanto da Expo tutto tace: l’ufficio stampa non risponde alle mail in cui si chiedono chiarimenti e informazioni sull’area del Padiglione Italia riservata a startup e innovazione e ci sono ritardi nel rilascio degli accrediti ai giornalisti che quindi non possono verificare di persona la situazione.

Expo è di chi se lo prende, ci hanno detto in Regione quando hanno proclamato le startup vincitrici del bando – continua Panesi – espressione con la quale l’organizzazione dell’evento tende a sottolineare le grandissime opportunità offerte dall’esposizione universale. Sta a ciascuno di noi riuscire a coglierle”. Certo, ma come si fa in una situazione così confusa?

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