Manca poco all’appuntamento con le urne del 25 maggio. E, nonostante agenda digitale, startup e ict siano stati spesso considerati punti chiavi per costruire l’Europa del futuro, i partiti sembrano dedicargli poco spazio e attenzione. A volte, addirittura, niente di niente.
Il Corriere delle Comunicazioni ha analizzato i programmi dei vari partiti per capire quanto l’innovazione conti per la politica. Ecco che cosa è emerso.
Partito Democratico. Prima di arrivare a parlare di Agenda digitale, si deve arrivare al punto 8 del programma, dove si legge: “L’Ue deve adattarsi alle nuove sfide dell’Agenda digitale, garantendo un accesso diffuso a Internet e un utilizzo ottimale delle potenzialità della rete per imprese, ricercatori, professionisti. E ancora “4 milioni di persone lavorano nelle Tlc nell’Ue, un enorme potenziale di crescita dei mercati delle Tlc in grado di far crescere l’economia europea”. Il partito, inoltre, punta al Mercato unico digitale, realtà che potrebbe generare 260 miliardi. Non mancano, poi, punti dedicati alle misure per favorire startup e microimprese attive nel settore ict e strumenti per promuovere e sviluppare il commercio online.
Movimento Cinque Stelle. Nonostante non ci sia un riferimento esplicito all’agenda digitale, nel programma del Movimento ci sono diversi riferimenti all’innovazione: circolazione di informazioni più che di prodotti, investimento su risorse rinnovabili ecc.
Forza Italia. Le parole chiave del programma di forza Italia sono welfare e classi deboli. Nessun riferimento a innovazione, digitale e startup.
Lista Tsipras. Più che alle startup, il programma di Lista Tsipras è concentrato sui diritti digitali: dalla trasparenza al diritto d’autore alla privacy. E a questi temi sono dedicati ben 11 punti del programma.
Scelta Europea. Anche nel programma di Scelta Europea l’innovazione è la grande assente.