PRIMO BILANCIO

Equity crowdfunding, un milione di euro raccolto a un anno dal battesimo

Nei primi 12 mesi di “sperimentazione” della nuova raccolta fondi online hanno chiuso il deal Cantiere Savona (yacht), Diaman Tech (applicativi software) e Paulownia (piantagioni). In arrivo nuovi player da settembre, di cui due spin-off universitari

Pubblicato il 22 Ago 2014

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Tre round di finanziamenti conclusi con successo, oltre un milione di euro raccolti complessivamente fino ad oggi, nove piattaforme iscritte nel registro Consob e diverse altre in lista d’attesa: è il bilancio di un anno di equity crowdfunding, l’innovativa modalità di fundraising online che prevede l’assegnazione di quote azionarie per chi contribuisce a finanziare una startup. Modalità che l’Italia – prima in Europa – ha disciplinato attraverso una legge ad hoc e un successivo regolamento Consob entrato in vigore a luglio 2013.

A tracciare un primo bilancio di questi mesi sul sito crowdsourcing.org è Alessandro Lerro, avvocato esperto di nuove tecnologie, venture capital e crowdfunding, oltre che advisor legale di una delle società che ha fatto, con successo, equity crowdfunding, Paulownia. Ne emerge una realtà che sta gradualmente crescendo e mostra, insieme a qualche passaggio da rivedere o correggere, anche molte positività. Con un’unica nota meno felice delle altre: i progetti di equity, dice Lerro, “hanno dimostrato di aver bisogno di una tempistica più lunga rispetto a quelli del reward crowdfunding (ricompense simboliche o omaggi in cambio di contributi finanziari a un’azienda, ndr). La ragione è chiaramente nel bisogno di informazione e formazione: persino dopo un anno, poche persone sono consapevoli dell’opportunità offerta dall’equity crowdfunding”.

L’Italia, ricorda l’esperto, ha scelto modello di equity crowdfunding per cui non è fissato un limite all’investimento e chiunque può decidere di farlo. Per i “grandi” investimenti (sopra i 500 per investimento e 1000 euro all’anno per i singoli, mentre la cifra è dieci volte tanto per le imprese) l’investimento è obbligatoriamente preso in esame da broker-dealers in base alla procedura Mifid, che è un regolamento europeo.

Al momento possono essere “crowdfunded” solo le startup innovative, che sono oltre 3000 in Italia, ma è stata annunciata un’estensione del provvedimento anche alle pmi e dovrebbe essere autorizzata, scrive Lerro, entro il 2014.

La legislazione “incoraggia fortemente i player di questo mercato”, prosegue il legale (tesi sulla quale per la verità non tutti sono d’accordo), attraverso incentivi offerti alle startup e ai loro investitori. Per esempio un individuo che investe in una startup a impatto sociale può dedurre il 27% del suo investimento dalle tasse.

A tutt’oggi la raccolta fondi tramite equity crowdfunding ha superato il milione di euro, cifra che mette insieme i finanziamenti raccolti dalle prime tre piattaforme autorizzate da Consob. Ad oggi di piattaforme ne sono state autorizzate nove. Diverse altre, aggiunge Lerro, sono in attesa dell’autorizzazione di Consob e dovrebbero partire con la campagna di raccolta fondi in autunno.

Le magnifiche tre che hanno concluso con successo la raccolta fondi sono Cantiere Savona, Diaman Tech e Paulownia Social Project

Cantiere Savona, la startup innovativa che progetta e realizza yacht di lusso a propulsione solare in grado di razionalizzare consumi ed emissioni

StarsUp ha aiutato Cantiere Savona a raccogliere 380.000 euro da 44 investitori, 31 dei quali erano singoli individui, mentre i grandi investimenti (sopra i 50.000 euro) sono stati due e 4 quelli ‘medi’ (tra i 15.000 e i 50.000).

Diaman Tech, pioniera dell’equity crowdfunding

Unicaseed ha chiuso un deal di 147.000 euro per Diaman Tech, società veneta fornitrice di applicativi software per la finanza che, nel rispetto della legge italiana, è stata la prima in Europa ad aver raccolto capitale di rischio. “Siamo arrivati a 75 soci – ha detto in un’intervista a EconomyUp l’amministratore unico Daniele Bernardi – di cui 50 utilizzano il nostro software. Li abbiamo convinti anche introducendo uno sconto sull’abbonamento annuale al software per chi diventava socio. Tre degli investitori sono istituzionali: due banche e una società di gestione. Ci sono stati anche tre investitori fuori dalle nostre cerchie, che hanno deciso di darci 10mila euro a testa senza averci conosciuto prima. Degli investors, 28 hanno versato 490 euro ciascuno, per non sforare la soglia dei 500 euro oltre la quale le procedure burocratiche diventano più stringenti. Ma abbiamo dovuto assumere una persona solo per seguire passo passo gli investitori”.

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Assiteca Crowd ha raggiunto la cifra più elevate, arrivando a raccogliere 520.000 euro con Paulownia Social Project, al ritmo di 9000 al giorno, con in media 40.000 per investitore. Paulownia, società creata da esperti di energie rinnovabili, biomasse e tutela ambientale con base a Trapani, può vantare un tris di primati nell’equity crowdfunding: è la prima startup a vocazione sociale, il primo progetto a carattere ambientale e la prima startup localizzata nel Sud del Paese ad utilizzare questo tipo di raccolta fondi online. Attraverso Paulownia si investe in una piantagione.

Lerro prosegue anticipando che due delle piattaforme che saranno iscritte nel registro Consob in autunno sono create da università in modo da sostenere i loro spin offs.

In questo contesto occorre infine ricordare che anche l’Unione europea è partita all’esplorazione del crowdfunding. È decollato a fine giugno il primo gruppo di lavoro su questa modalità emergente di raccolta fondi, il Forum Europeo degli Stakeholder (Ecsf). Costituito dalla Commissione europea, ne fanno parte vari soggetti, dalle banche alle associazioni di categoria agli istituti di ricerca, ed ha come scopo lo studio di potenzialità e rischi del crowdfunding, con conseguente, eventuale valutazione di una normativa applicabile al modello.

Nel frattempo diversi operatori italiano sono tra i membri fondatori dell’EECA – European Equity Crowdfunding Association, organismo per unire le piattaforme di equity crowdfunding e i service providers. Fondato a Parigi a maggio ha 50 membri di 14 diversi Paesi. Il primo incontro del board è fissato a settembre.

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