Scade il 10 luglio la consultazione preliminare pubblicata sul sito della Consob per la revisione dell’equity crowdfunding, modalità di raccolta fondi online per startup che consente agli investitori di erogare finanziamenti in cambio dell’ingresso nella compagine azionaria. Uno strumento che l’Italia ha normato per prima in Europa, con una legge e un successivo regolamento risalente a luglio 2013, ma che non è ancora decollato. Sono i numeri a parlare: ad oggi sui portali operativi sono apparsi 24 progetti ma soltanto 6 si sono conclusi con il buon esito dell’operazione e i finanziamenti complessivi in quasi due anni di operatività hanno toccato i 2.168.356 euro. Una bella differenza, per esempio, con l’equity crowdfunding francese che, soltanto l’anno scorso, ha rastrellato più di 25 milioni di euro con una crescita di +146% rispetto all’anno precedente.
Per questo la Consob, lo scorso 19 giugno, ha pubblicato sul proprio sito la consultazione preliminare. Il titolo del documento è “Revisione del Regolamento n. 18592 del 26.6.2013 sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali on-line“.Si tratta in pratica di un’indagine conoscitiva tra gli operatori del settore, indagine che avrà appunto termine il 10 luglio. Nel documento si ripercorre l’iter che ha portato alla normativa sull’equity crowdfunding, si forniscono dati e si invita gli interessati a rispondere a una serie di domande formulate dalla Consob. Lo scopo è sostanzialmente capire cosa ha funzionato e cosa no, quali ostacoli sono sorti, per quale motivo.
Ma cosa succederà dopo la consultazione? Sulla base della documentazione ricevuta, spiegano alla Consob, gli uffici procederanno alla stesura di un testo normativo mirato ad emandare il regolamento vigente. Questa stesura verrà sottoposta a pubblica consultazione presumibilmente dopo la pausa estiva, tra settembre ed ottobre.
La revisione è fortemente richiesta dall’Associazione Italiana Equity Crowdfunding (Aiec), costituita di recente con l’obiettivo di raccogliere gli operatori, autorizzati dalla Consob, che gestiscono le operazioni di raccolta online di capitale di rischio per nuove imprese. L’Associazione presieduta da Alessandro Lerro ha elaborato un documento nel quale chiede per esempio che sia innalzata da 500 a 10mila euro la cosiddetta soglia di rilevanza che impone al gestore autorizzato la trasmissione di un ordine ad una banca o una impresa di investimento per la valutazione di adeguatezza e/o appropriatezza dell’investimento secondo la disciplina MIFID. Allo stato attuale, se una persona investe più di 500 euro, deve giocoforza sottoporsi a trafila di controlli di tipo finanziario: una pratica considerata da Lerro e dall’intera associazione ridondante ed evitabile.
L’Aiec chiede inoltre la modifica o abrogazione della norma in base alla quale l’investimento non si perfeziona se il 5% non è sottoscritto da determinate tipologie di investitori professionali, che non includono venture capitalist o business angel.
“La normativa così com’è è troppo stringente” dice anche Christian Bosco, responsabile del progetto Crowdfunding di Ascomfidi Piemonte, Confcommercio: progetto non ancora autorizzato di cui i responsabili attendono l’autorizzazione definitiva da Consob. “Si sta soffocando – prosegue – una realtà che in questo momento in Italia potrebbe offrire a molte aziende l’opportunità di ottenere finanziamenti in modo totalmente diverso rispetto ai criteri adottati dalle banche. Ma va gestita con la flessibilità di uno strumento che è nato e si sviluppato tramite il web. Deve dare la possibilità, soprattutto ai piccoli, di investire cifre anche minime in assoluta libertà e facilità. Io non comprerei online se poi fossi obbligato a recarmi in banca per fare un bonifico offline”. A detta di Bosco serve però “un confronto che vada al di là del questionario online” proposto da Consob e “la partecipazione di un referente politico dell’economia. C’è bisogno di un intervento della politica” conclude.
Sull’argomento interviene poi Carlo Macculi, presidente Aiscris Confindustria, l’associazione delle società di consulenza in ricerca, innovazione e sviluppo. “Aiscris ha seguito, fin dalla sua fase genetica, con grande attenzione, il processo di elaborazione e sviluppo della normativa in materia di startup e equity crowdfunding” dice. “Lo ha fatto prima, in collaborazione con Assobiotec, elaborando le proposte in materia di definizione di piccole imprese innovative e successivamente entrando a far parte dell’European Crowdfunding Stakeholder Forum. La Commissione Europea ha, difatti, attribuito, oltre che a Consob, a sole due Associazioni italiane, Aiscris e Assolombarda, l’onore di rappresentare l’Italia in ambito UE su una tematica di importanza così rilevante. Alla luce di tali esperienze – prosegue Macculi – non possiamo che esprimere piena condivisione e supporto al documento elaborato dall’Aiec, condividendone integralmente i contenuti. Il necessario innalzamento delle soglie Mifid unito alle ulteriori azioni di liberalizzazione proposte nel documento contribuiranno senza dubbio all’affermazione definitiva dell’equity crowdfunding nel nostro Paese”.