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Equity crowdfunding: ecco Talkway, la pmi innovativa da raccolta-record con il suo walky-talky 4.0

“Figlia” di una software house di Pordenone, chiedeva 150mila euro su CrowdFundMe: ne sono arrivati 390.950. I finanziatori online hanno creduto nell’app che punta a sostituire le vecchie ricetrasmittenti per gestire situazioni critiche. Intanto Vodafone distribuisce il servizio con il suo brand

Pubblicato il 19 Lug 2017

folla

È un’applicazione per garantire maggiore sicurezza alla “folla” in situazioni critiche e ha recentemente ottenuto un record di finanziamenti, non a caso, proprio dalla “folla” (quella online, però): si chiama Talkway, è una pmi innovativa di Pordenone e produce una sorta di walky-talky 4.0 in grado di sostituire le radiotrasmittenti tradizionali. È salita alla ribalta delle cronache poco tempo fa perché ha raggiunto quasi 400mila euro di raccolta (molto più di quanto si aspettava) con l’equity crowdfunding, fundraising online attraverso il “crowd”, la folla. La società, che ha già firmato vari contratti con operatori telefonici e aziende di Stati esteri, conta di arrivare entro l’anno a un milione di euro di fatturato grazie alla sua tecnologia già adottata, tra gli altri, da Midland (accessori motociclistici),  vigili urbani di tre grandi città italiane e Protezione civile della Regione Friuli Venezia Giulia.

Negli uffici di Talkway

Talkway, guidata dagli AD Giuseppe Merlino e Lucio Cosmo, è l’azienda che ha ottenuto più fondi attraverso CrowdFundMe, uno dei primi portali in Italia di equity crowdfunding. Questa innovativa modalità di finanziamento online, normata nel nostro Paese nel 2013, consente di investire in una startup o in una pmi innovativa in cambio di quote societarie.

Crowdfunding ed equity crowdfunding, che cosa sono e come funzionano

Di recente la Consob ha aperto una consultazione pubblica peri apportare ulteriori modifiche al regolamento sull’equity crowdfunding, aprendolo a tutte le pmi.

L’obiettivo iniziale di Talkway era raccogliere sulla piattaforma CrowdFundMe 150mila euro da impiegare in attività di ricerca e sviluppo. Ne ha ottenuti più del doppio: per la precisione 390.950 euro, record di raccolta di capitali su questo portale. “Tutta gente che ha creduto nel nostro business ed è convinta di ottenere buoni dividendi” dice Ermes Riet, presidente del Cda di Talkaway. Ma vediamo il percorso di questa società che ha “sbancato” l’equity.

COME NASCE TALKWAY – Talkway nasce da Alea, una software house fondata nel 1995 a Polcenigo (Pordenone). In questi anni Alea ha continuato a lavorare nello sviluppo di software per Mac e Windows, applicazioni smartphone iOS e Android e portali web di gestione. In particolare è specializzata nella realizzazione di sistemi software per concorsi a premio, interamente personalizzati, organizzati con iPhone, iPad, dispositivi Android e su innovative Slot Machine.

In particolare Talkway è una “figlia”, nata quasi per caso, di un social network inventato dai tecnici di Alea. “Nel 2010 – racconta Riet – abbiamo ideato Tilimi, un software per fare due chiacchiere con amici o incontrare gente nuova. Gratuito e scaricabile da app, nel giorno del lancio dell’iPhone 4.0 registrò un picco di utenza che lo fece collassare. Portava l’esperienza del mondo dei radioamatori sui computer e sull’iPhone. Poi però abbiamo abbandonato Tilimi”. Il motivo? Sembra curioso, invece è quasi scontato, trattandosi di un social network: “Gli utenti litigavano, si facevano causa, noi non volevamo avere niente a che fare con tutto questo e abbiamo deciso di chiudere. Poi a un poliziotto è venuta l’idea di dare in uso l’app alle forze dell’ordine”.

COME FUNZIONA L’APP E CHI LA USA – Con Push To Talk le aziende possono sostituire le radiotrasmittenti tradizionali. Oltre alla funzionalità Push To Talk, Talkway permette lo scambio istantaneo di contenuti, garantisce la geolocalizzazione e offre una piattaforma web per l’attività di supervisione e di monitoraggio da parte della centrale operativa. Gli utenti possono pianificare le attività sul territorio usando la geolocalizzazione e migliorare la sicurezza e la prevenzione nei luoghi di lavoro con la funzione “Uomo a Terra”, che rileva tramite smartphone se una persona è in posizione eretta o da tempo non lo è più (potrebbe essersi sentito male) e si attiva di conseguenza.

Negli ultimi mesi del 2016 Talkway ha chiuso contratti con due fra le maggiori società operanti in Italia nella telefonia fissa e mobile. Vodafone ha deciso di distribuire il servizio brandizzato con il nome Push and Talk. In questo filmato si vede come può essere usata l’app per far comunicare i dipendenti tra loro, controllarne l’orario di arrivo e di uscita dal lavoro e verificare se stanno bene. Tutte funzionalità utili, per esempio, per chi lavora nei cantieri.

Vodafone Ready Business - Push and talk

Vodafone Ready Business - Push and talk

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Nel maggio 2017 Alea è diventata ufficialmente fornitore anche di TIM.

L’azienda ha siglato e sta siglando contratti importanti anche con forze dell’ordine, e aziende che riforniscono le forze dell’ordine, appartenenti a Stati esteri in Europa, Medio Oriente, Sudamerica e Africa. Ma, proprio perché si tratta di accordi “mission critical”, sui contratti vige la più totale riservatezza.

Talkway è prodotto da Alea S.r.l., diventata pmi Innovativa a febbraio 2017. “La scelta – dice Riet – è dovuta al fatto che chi investe in pmi innovative ha il 30% di detrazione nella dichiarazione dei redditi. In più, diventando pmi innovativa, abbiamo potuto accedere all’equity crowdfunding, che per ora è una modalità di finanziamento usufruibile solo da questo tipo di società e dalle startup innovative. La Alea va verso l’estinzione e l’assorbimento in Talkway, pur mantenendo alcuni clienti storici. Nel 2016 – prosegue – il nostro fatturato era un minimo, quest’anno contiamo di arrivare al milione di euro. Intanto, con i nostri 10 tecnici e due commerciali, ci siamo spostati dalla provincia a Pordenone città, per essere più raggiungibili dai clienti”.

A CHE COSA SERVIRANNO I FONDI RACCOLTI – La società intende realizzare una versione MCPTT (Mission Critical Push To Talk). Che cosa significa? In sostanza è un’evoluzione del prodotto in modo da poterlo utilizzare in situazioni di forte criticità quali incendi, terremoti ma anche, per esempio, un evento che raccoglie centinaia di migliaia di persone, la cui sicurezza va monitorata e tutelata. “È una funzionalità – spiega Riet – che ci viene richiesta da alcuni Stati europei e che, tra le altre cose, permetterà alle forze dell’ordine di avere priorità di comunicazione su tutti gli altri. Per esempio, in uno stadio con 100mila persone, le celle telefoniche possono collassare, ma le forze dell’ordine e i servizi di sicurezza devono poter comunicare tra loro in emergenza anche se le celle sono sature. Vari Stati ci chiedevano un sostitutivo dell’infrastruttura Tetra, sulla quale ad oggi operano le normali ricetrasmittenti ma che è destinata a diventare obsoleta”.

IL CROWDFUNDING – Alla raccolta fondi hanno partecipato 87 investitori, che hanno versato dai 500mila euro ciascuno in su, fino al caso di un investitore che ha versato 60mila euro. La cifra ottenuta sarà impiegata per attività di ricerca e sviluppo. In particolare servirà ad apportare migliorie e integrazioni richieste dagli operatori che già utilizzano il servizio e realizzare una versione MCPTT (Mission Critical Push To Talk), secondo quanto definito dagli Organismi di standardizzazione internazionale. Una nuova arma tecnologica per affrontare con maggiore efficacia le emergenze.

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