Se dovessimo stilare un bilancio del 2019 per l’equity crowdfunding, due sono gli elementi che hanno caratterizzato il settore nel corso dell’anno che sta per finire: il primo è la raccolta boom di capitali (incrementati del 60% rispetto al 2018), il secondo riguarda il binomio equity crowdfunding e normative e, nello specifico, il regolamento Consob di ottobre sulla raccolta di capitali tramite portali online che consente alle piattaforme di ampliare l’offerta con minibond. Una novità di cui sentiremo parlare nel corso del prossimo anno e sulla quale si concentrano le aspettative dei player. “Lo considero un primo step per consentire alle piattaforme di ampliare il proprio business” dice Alberto Bassi, Ceo e founder di BacktoWork, piattaforma di finanza alternativa per startup e pmi, con un forte focus sull’equity crowdfunding. “Un canale addizionale in più di finanziamento per le pmi” concorda Giancarlo Giudici, direttore dell’osservatorio minibond e dell’osservatorio crowdinvesting del Politecnico di Milano.
Equity crowdfunding e normative, il Regolamento Consob sui minibond
Il regolamento della Consob del 18 ottobre 2019 ha un obiettivo preciso: estendere l’ambito di applicazione della normativa italiana in tema di portali per la raccolta di capitali online anche alle obbligazioni e ai titoli di debito emessi dalle piccole e medie imprese. E stabilisce le linee su come e nei confronti di chi i portali possono emettere minibond. Innanzitutto queste operazioni devono essere pubblicate su una sezione del portale diversa da quella dove sono esposte le campagne di equity crowdfunding. Poi, si legge ne documento della Consob, “la sottoscrizione di obbligazioni e titoli di debito è consentita a coloro che detengono un portafoglio di strumenti finanziari, inclusi i depositi di denaro, per un controvalore superiore a 250mila euro; a coloro che si impegnano ad investire almeno 100mila euro in offerte della specie, nonché dichiarino per iscritto, in un documento separato dal contratto da stipulare per l’impegno a investire, di essere consapevoli dei rischi connessi all’impegno o all’investimento previsto; agli investitori retail, nell’ambito dei servizi di gestione di portafogli o di consulenza in materia di investimenti”.Dunque, i punti principali del regolamento sono essenzialmente due: “Le offerte con minibond non sono sul portale principale ma su una sezione a parte; non tutti possono partecipare alle operazioni ma c’è un processo di accreditamento per queste offerte” spiega Giancarlo Giudici.
Come devono muoversi le piattaforme
Equity crowdfunding: che cos’è, come funziona e quali sono le piattaforme per startup e pmi
“Le piattaforme dovranno fare, innanzitutto, un’analisi approfondita dell’investitore per capire se ha i requisiti che la normativa stabilisce per poter accedere alla sezione dedicata e investire in strumenti di debito” spiega Alberto Bassi di BacktoWork. “Stiamo parlando – continua il Ceo – di un mercato totalmente diverso rispetto all’equity crowdfunding, un mercato in cui ci sono molti operatori validi che fanno numeri importanti anche rispetto a noi piattaforme di crowdfunding”. Questo significa che il team dei portali deve prepararsi bene al cambiamento in atto. “Il primo step è strutturarci bene con professionisti che abbiano le competenze per poter gestire operazioni che non sono quelle classiche di equity crowdfunding. E, perché no, trovare sinergie con gli operatori del settore che già collocano minibond e lavorano su questo tipo di operazioni in modo da unire le competenze”.
Al momento Consob ha richiesto che tutte le piattaforme interessate facciano una sorta di relazione sulle modalità operative con cui intendono effettuare la parte di debito. “Poi attenderemo il via libera per poter operare. Nel 2020 vogliamo abbracciare anche questa linea di business e avviare le prime operazioni sul debito” continua Bassi.
Equity crowdfunding e normative: crescerà il mercato con i minibond?
“Negli ultimi due anni, i minibond collocati dalle Pmi italiane hanno mobilitato circa un miliardo di euro all’anno” dice Giudici. “Il nuovo regolamento apre certamente un canale in più che consentirà di supportare e rendere più facile il collocamento dei titoli, ma non ci aspettiamo una ‘rivoluzione copernicana’” continua il direttore dell’osservatorio minibond e dell’osservatorio crowdinvesting del Polimi.
Più positive, invece, le aspettative dei player del settore, che sperano in una bella spinta al mercato del crowdfunding. “Credo che possa nascere un mercato con volumi superiori a quelli dell’equity: sia perché parliamo di uno strumento di debito e non di equity, che tendenzialmente dovrebbe essere un po’ meno rischioso rispetto agli esiti di una startup, sia perché le aziende che emettono minibond in genere non sono startup ma imprese più strutturate. E anche questo è un dato interessante: noi oggi lavoriamo sempre di più con le pmi anche se il nostro focus sono le startup. Con la parte di minibond, potremo iniziare a lavorare anche con aziende strutturate, che hanno una storia, che sono più grandi e vogliono emettere strumenti finanziari diversi”.
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Che cosa potrebbe cambiare
Il nuovo regolamento della Consob potrebbe accentuare la differenza tra le diverse piattaforme italiane. “È un mercato molto giovane ed in forte crescita e questi elementi hanno fatto sì che molti player, forse troppi, si siano affacciati con nuove piattaforme. Questa normativa potrebbe dare ad alcune piattaforme la possibilità di essere più complete e quindi più appetibili per gli investitori e per le aziende. Un ulteriore step della polarizzazione che è già in atto nel mercato”. Insomma, potremmo assistere, nei prossimi anni, a una sorta selezione naturale dei portali di equity crowdfunding.
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Equity crowdfunding e normative, in Italia e all’estero
All’estero i titoli di debito possono essere collocati anche tramite crowdfunding. Ad esempio, il portale britannico CrowdCube ospita sia campagne che raccolgono attraverso crowdfunding sia sottoscrizione di minibond. “In Europa la situazione è diversa da Paese a Paese” dice Giudici. E analizza anche lo scenario italiano: “Noi abbiamo scelto una via intermedia, cioè quella di consentire ai portali di collocare minibond però solo per particolari tipologie di investitori: il legislatore, dunque, ha ritenuto opportuno continuare a escludere i piccoli risparmiatori del pubblico dalla sottoscrizione dei titoli di debito. E io sono d’accordo con questa impostazione perché sono titoli non quotati, illiquidi, collocati da società non quotate in Borsa, e quindi abbastanza rischiosi. Per cui ritengo che al momento, fin quando il grado medio di educazione finanziaria in Italia non sarà un po’ più elevato, sia opportuno lasciare le cose così” afferma il direttore degli osservatori minibond e crowdinvesting.