La storia

Enerbrain, la startup green fondata da 4 cervelli in fuga

Lavoravano e studiavano all’estero. Sono tornati a Torino per mettere a punto un sistema che migliora l’aria all’interno degli edifici tagliando del 30% il consumo energetico. «Cerchiamo 1,5 milioni per sviluppare il prodotto. Fra 4 anni prevediamo un fatturato di 80 milioni e l’ingresso su 8 mercati esteri» dice il co-founder Filippo Ferraris

Pubblicato il 22 Apr 2016

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Giuseppe Giordano (a sinistra) e Filippo Ferraris (a destra), co-founder di Enerbrain, con il dispositivo di controllo degli edifici

Chi l’avrebbe detto che è possibile fare business con la CO2? “Secondo molti studi, negli ambienti di ufficio, un’elevata presenza di CO2 e la famosa aria viziata abbassano la produttività dei lavoratori: se non c’è un buon ricambio dell’aria, i dipendenti sono meno concentrati e commettono errori più facilmente. La stessa cosa avviene nelle aule scolastiche, dove non solo cala la capacità produttiva degli alunni, ma l’aria viziata contribuisce a diffondere virus e malattie”. Filippo Ferraris, 30 anni, ha le idee chiare di chi è abituato a fare startup (ne ha già fondate tre) e i sogni e le ambizioni di chi vorrebbe un mondo più green e pulito.

Ferraris, torinese, una laurea in architettura al Politecnico di Torino, esperienze professionali a Londra e New York, oltre alla partecipazione nella realizzazione del Future Food District all’Expo di Milano, è uno dei fondatori di Enerbrain, la startup che ha ideato una “scatoletta intelligente” che permette di cambiare l’aria all’interno degli edifici chiusi e di tagliare il 30% del consumo energetico.

Progetto sviluppato insieme a Giuseppe Giordano, architetto con esperienze in Texas; Marco Martellacci, fisico esperto di cibernetica; Francesca Freyra, ingegnere per l’ambiente e il territorio con esperienze a Londra; e al quale si unito poi Alexis Susset, esperto di network architecture e cloud computing, e con dieci anni di esperienza in Vodafone.

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Eravamo tutti cervelli in fuga, siamo tornati nel nostro Paese per fondare una startup” continua Ferraris. Decisione fuori dal comune, se si pensa che la maggior parte degli aspiranti imprenditori italiani decide di andare all’estero a causa della mancanza di fondi e investimenti. “In Italia ci sono più difficoltà a trovare fondi e gente che creda davvero in un progetto. Ma è anche vero che nel nostro Paese ci sono leggi che favoriscono le startup innovative e incentivi fiscali non indifferenti. Inoltre noi siamo tutti legati al Politecnico, ambiente fertile per le startup, ricco di talenti e con un network di incubatori e acceleratori che possono aiutare le nuove imprese.”

“L’idea è nata perché ci siamo accorti che stavamo lavorando tutti più o meno alle stesse cose: Giuseppe Giordano aveva fondato in Texas una startup che si occupava di monitoraggio ambientale; nello stesso periodo Marco Martellacci stava studiando per capire come matematica e fisica possono ridurre l’inquinamento; io ero appena uscito dall’esperienza di due startup, una che ha sviluppato un’app per turismo sviluppata a New York e un’altra che si occupava di rilevazioni con droni. Abbiamo deciso di unire le forze e di tornare a Torino per fondare Enerbrain”.

Alla fine del 2014 i ragazzi fondano la startup. “Siamo partiti da una convinzione: le città del futuro devono essere sostenibili, smart e a misura d’uomo. Così abbiamo messo a

punto un sistema che prevede l’installazione di sensori IoT all’interno di un edificio, dotati di batteria a lunga durata, che rilevano in tempo reale tutti i dati ambientali, dalla temperatura alle emissioni di CO2, e li trasmettono al nostro sistema informatico. Poi, con una centralina, è possibile modificare gli stessi parametri, tagliando gli sprechi e migliorando l’aria all’interno degli edifici. Il prossimo step è coinvolgere chi vive negli edifici attraverso un’app che permetta di monitorare in tempo reale tutti i parametri ambientali dell’edificio stesso”.

L’obiettivo della startup è risolvere tre problemi: i costi energetici sono molto alti e sono destinati a salire, incidendo sul fatturato delle aziende. Ridurli significa dare alle aziende e alle organizzazioni più liquidità per investire, crescere ed espandersi. Quindi fare efficienza energetica significa creare sviluppo e progresso. In secondo luogo, la qualità dell’aria interna degli edifici è spesso peggiore di quella esterna, a causa di poco ricircolo e di inefficienze del sistema. Andare a controllare i livelli degli inquinanti presenti permette di regolare anche la qualità dell’aria rendendo gli edifici più vivibili e piacevoli, aumentando la produttività e riducendo la diffusione di malattie in spazi affollati. Infine, le persone non sono consapevoli dei consumi degli edifici. Le bollette arrivano in ritardo, a fatti compiuti, ed è difficile risalire a ciò che ha causato il consumo. Coinvolgere gli occupanti con sistemi di gamification, stimolanti divertenti e concreti, può ridurre i consumi di un ulteriore 14% educando le persone anche al di fuori degli edifici stessi, creando una vera cultura green” spiega Ferraris. E puntualizza: “La sfida da vincere non è solamente quella di risolvere queste tematiche rendendo smart un edificio, ma è quella di renderlo smart in solo due giorni: questo è il tempo che ci impieghiamo a installare Enerbrain”.

Enerbrain all’inizio del 2016 richiede il primo brevetto europeo per la soluzione sviluppata e installa i primi dispositivi in una serie di edifici a Torino, tra cui l’8Gallery; ora il team sta sviluppando la nuova versione dell’hardware e del software e progettando l’espansione in più mercati Europei. “L’Europa è sensibile ai temi di Horizon 2020” spiega il giovane imprenditore.

“Per centrare l’obiettivo cerchiamo un finanziamento di un milione e mezzo di euro, la fase di seed round inizierà a giugno. Siamo fiduciosi. E ambiziosi: fra 4 anni contiamo di raggiungere un fatturato di 80 milioni e di sbarcare su almeno 8 mercati stranieri”.

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