Emergenza smog

#bloccodeltraffico: come funziona la pittura anti-inquinamento creata da una startup

A Milano e Roma scatta il blocco delle auto per il livello allarmante di polveri sottili. Ma servono altre soluzioni innovative, come quella di Airlite che, sfruttando la luce naturale, riduce gli inquinanti nell’aria. Così l’appartamento è meno “tossico”, anche se nel centro città

Pubblicato il 28 Dic 2015

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Il team di Airlite

Lo smog soffoca le città italiane e scattano i divieti di circolazione. Dalle 10.00 fino alle 16.00 di oggi 28 dicembre è in vigore a Milano il blocco delle auto deciso dal Comune a causa del superamento ripetuto dei valori delle polveri sottili (Pm10). A Roma blocco parziale: oggi per i veicoli con targhe dispari, domani per quelli con targhe pari. Anche altre città hanno imposto il divieto di circolazione. Il 2015 si avvia a diventare uno degli anni più neri per l’inquinamento: a Milano i giorni di superamento dei valori del Pm10 hanno toccato quota 97, quando il limite previsto dalla normativa, come ricorda l’Arpa (Azienda Regionale per la protezione dell’ambiente), è non più di 35 giorni in un anno.

La soluzione non può essere solo il blocco del traffico automobilistico. Ricerca e innovazione possono contribuire ad individuare nuovi metodi anti-smog, e anche le startup possono fare la loro parte. Una in particolare: si chiama Airlite, produce una innovativa pittura anti-inquinamento ed è in ascesa, grazie anche a recenti, nuovi finanziamenti pari a circa 2 milioni di euro.

La società produce una nuova generazione di pitture ad alte prestazioni, multifunzionali, 100% naturali che, utilizzando la luce naturale, riducono gli inquinanti nell’aria, eliminano gli odori, prevengono le muffe e distruggono gli agenti patogeni dannosi. In questo modo, anche se si vive nel centro di Milano assediato dallo smog, facendo verniciare le pareti della propria abitazione con questa pittura si può contribuire a ridurre la percentuale di agenti tossici che ogni giorno respiriamo. E si può provare così a proteggere se stessi e la propria famiglia.

L’idea è venuta a Massimo Bernardoni, oggi 56enne, la cui azienda di famiglia produceva materiali per costruzione in polvere. All’inizio degli anni 2000 cominciò a lavorare a questo progetto, molto visionario per l’epoca. “Non venivo capito e a volte venivo anche preso in giro” ricorda. Ma lui non si scoraggiò. Nel frattempo depositò i brevetti e sviluppò le applicazioni della sua scoperta.

Poi l’incontro con il socio Antonio Cianci: galeotta fu l’Expo. Non quella di Milano, ma di Shangai 2010. Cianci era responsabile di Italia degli Innovatori, un settore dell’Esposizione dove aveva portato alcune innovazioni italiane, tra le quali la prima versione di Airlite. Nel 2013 i due decisero di costituire la società, alla quale si è successivamente unito l’indiano Arun Jayadev, che vive a Londra. Anche la casa madre di Airlite è nella capitale britannica, mentre Bernardoni vive a Roma e Cianci a Milano. Ma i tre sono sempre connessi grazie all’online.

A luglio Airllite ha vinto il primo premio dell’edizione 2015 di Unicredit Start Lab dedicato alle aziende Clean Tech.

Qui l’articolo sulla premiazione da parte di Unicredit

Inoltre a fine ottobre Airlite ha ottenuto finanziamenti per una somma ancora undisclosed da parte di Shark Bites, il veicolo di investimento creato dai giudici del programma Shark Tank andato in onda su Italia 1 tra maggio e giugno scorsi.

Qui il racconto dell’avventura di Airlite a Shark Tank

Airlite è stato tra i partecipanti al format internazionale, trasmesso quest’anno per la prima volta anche in Italia, che vede cinque giudici scegliere tra le migliori idee imrenditoriali. L’investitore Fabio Cannavale, già fondatore e presidente di eDreams.it e oggi presidente di lastminute.com, se ne “innamorò” subito, accettando di finanziarla con 750mila euro in cambio del 3% della società. Una mossa che, a suo tempo, stupì gli altri investitori, i quali si erano tirati indietro con varie motivazioni. In seguito i cinque hanno deciso di costituire un unico veicolo finanziario, Shark Bites, che ha scelto di effettuare un investimento collettivo su Airlite. Non sono ancora i 750mila euro promessi, si dovrebbe trattare di una prima tranche pari a poche migliaia di centinaia di euro, ma a gennaio dovrebbe partire un secondo round di finanziamenti e il veicolo di investimento degli “shark” potrebbe forse versare un’ulteriore quota. In tutto comunque gli investitori guidati dal leader investor è Adjuvo hanno messo finora in Airlite circa 2 milioni di euro.

Airlite è presente in 3 continenti: nel mondo arabo, nell’est asiatico e sta cominciando a diffondersi in Europa. Sta iniziando inoltre a registrare manifestazioni di interesse da parte del mondo africano, ma in Italia era quasi totalmente assente fino alla partecipazione a Shark Tank. Ora anche gli italiani si interessano sempre più alla pittura anti-inquinamento. E in questo momento sembra ce ne sia proprio bisogno.

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