Un super ammortamento per chi investe in equity nelle startup innovative e una maggiore tutela della proprietà intellettuale in rete. È su questi due punti che, all’indomani del 4 marzo – data delle prossime elezioni politiche italiane – il nuovo Governo dovrebbe concentrare i suoi sforzi, per consentire all’imprenditoria italiana di crescere e innovare sulla strada della trasformazione digitale. Almeno così la pensa Marco Palmieri, presidente e amministratore delegato di Piquadro, intervistato da EconomyUp nell’ambito dell’iniziativa di Digital 360 #InnovationFirst, che punta a sollecitare i protagonisti dell’imprenditoria italiana ad avanzare proposte concrete, con l’obiettivo di individuare le priorità per la trasformazione digitale nell’agenda del prossimo Governo.
Il CEO del Gruppo emiliano invita inoltre il futuro Esecutivo a non buttar via quanto di buono è stato fatto fino ad oggi dal Governo uscente: «il piano Calenda per l’industria 4.0 è stato un capolavoro» dice. «È da qui che bisogna ripartire, perché l’innovazione va fatta e la politica deve sollecitare con tutte le sue forze il digitale». E proprio sul digitale sta puntando con convinzione l’azienda bolognese di pelletteria che, oltre ad aver lanciato l’anno scorso il progetto di Open Innovation My Startup Funding Program, ha in cantiere un progetto per la realizzazione di un impianto totalmente robotizzato per la produzione di valigie su misura.
Palmieri cosa si aspetta dal nuovo Governo?
Mi aspetto che lavori su due aree principali: la tutela sul web dei marchi registrati e la possibilità di creare forti agevolazioni fiscali per chi investe in equity nelle startup innovative.
Ci spieghi questi due passaggi. Partiamo dalla tutela del marchio.
Nel settore della pubblicità online, per esempio, c’è uno strapotere di alcune big company di internet, che sfocia in pratiche che, a mio parere, possono violare il diritto d’autore e la proprietà intellettuale. Fuori dai denti, nella gestione delle keyword a pagamento che rappresentano i brand, i motori hanno delle pratiche che consentono indicizzazioni a pagamento che secondo me, in alcuni casi, confliggono con il diritto d’autore, almeno come lo abbiamo inteso fino ad ora. La mia è una opinione personale, ovviamente, condivisa però da molti…
Riguardo agli investimenti invece?
È un altro punto fondamentale. In questo senso bisognerebbe puntare con convinzione su una strategia di finanziamento in equity agevolato. Voglio dire che i prestatori, che danno capitale a una startup, devono poter in qualche modo tutelare l’intero capitale investito. Un’idea potrebbe essere quella di prevedere un superammortamento per chi investe in equity. Se voglio finanziare una startup, magari tramite percorsi di open innovation, e investo cento, e questa startup chiude, devo essere messo nelle condizioni di poter recuperare tutto il capitale investito. Così si genererebbe un flusso virtuoso di capitali.
Una stagione governativa piuttosto travagliata si sta per concludere, salverebbe qualcosa di quel che è stato fatto?
Assolutamente sì, il lavoro fatto dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda sull’industria 4.0 è un capolavoro. Si tratta di un piano fatto in modo intelligente, con pragmatismo e che produce dei risultati importanti.
Bene puntare ancora sull’innovazione digitale quindi?
Non serve nemmeno discutere: l’innovazione va fatta. La politica deve sollecitare con tutte le sue forze il digitale. Bisogna investire montagne di soldi in questo settore e mettere in atto tutti i provvedimenti necessari. Dalla manifattura alla vendita, dai processi alla comunicazione: va digitalizzata tutta la filiera. Una volta permeata la società di anticorpi digitali, vediamo quanto possiamo crescere.
La formazione, però, sembra un tema piuttosto spinoso…
Mai come adesso le competenze non si imparano lavorando: il digitale lo devi studiare. Lo vediamo tutti i giorni nel campo della comunicazione in rete dove ci sono dei meccanismi sofisticati che non sono per niente intuitivi. Anche il “reskilling” di chi già lavora è un grande tema. Se non ci si aggiorna, oggi, anche un trentenne rischia di essere fuori dal mercato. Bisogna iniziare a concepire l’idea che oggi un lavoratore, deve passare una buona dose del suo tempo a studiare. E lo dico per esperienza personale: ogni giorno mi si presentano situazioni imprenditoriali tutt’altro che intuitive. Se non mi metto a studiarle non riesco a comprendere l’entità e l’efficacia di questa innovazione.
Ma siamo proprio sicuri che l’Italia abbia una propensione a crescere e, quindi, a innovare?
Se il sistema diventa più efficiente e comincia a produrre reddito, le aziende si sviluppano e i capitali arrivano. Siamo un Paese che da dieci anni riduce il suo Pil. È normale che il sistema sia stravolto, negli ultimi anni in Italia non si è sviluppato nuovo capitalismo. Ci vorrà un po’di tempo per riprenderci ma possiamo farcela.
Nel frattempo però Piquadro continua a innovare.
Lo scorso anno abbiamo lanciato per la prima volta “My Startup Funding Program”, un progetto di open innovation per ricercare startup capaci di innovare nel settore della valigeria. Abbiamo ricevuto circa 90 candidature e alla fine abbiamo selezionato un vincitore. Lo finanzieremo con 100mila euro e un percorso di accelerazione in Silicon Valley. Verrà annunciato nei prossimi giorni, in contemporanea al lancio della prossima call.
Ma in cantiere ci sono anche altri progetti, giusto?
Sì, abbiamo avviato una collaborazione insieme all’Università di Bologna per la realizzazione di un impianto totalmente robotizzato per la produzione di valigie su misura. Siamo anche alla ricerca di ingegneri specializzati in questo settore, ma, ad essere sincero, fatichiamo a trovarli.