L’eCommerce in Italia viaggia con il vento in poppa. A dirlo sono i dati dell’indagine “Net Retail: il ruolo del digitale negli acquisti degli italiani” presentata durante l’undicesima edizione del Netcomm eCommerce Forum. Negli ultimi tre mesi, infatti, sono 18,8 milioni gli italiani che hanno acquistato in rete, mentre 12,8 milioni lo hanno fatto almeno una volta nell’ultimo mese. Nell’arco di 5 anni il numero di acquirenti digitali è più che raddoppiato, passando da 9 miliardi a oltre 18. E il futuro porterà ancora il segno positivo: secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano, il valore degli acquisti online nel 2016 raggiungerà quota 19,3 miliardi di euro, andando ad incrementare del 17% il valore del 2015. In altre parole gli italiani spenderanno 2,7 miliardi di euro in più rispetto allo scorso anno in acquisti online.
«Sono dati che devono far riflettere» ha commentato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. «Guardando i numeri, rileviamo che nel primo trimestre di quest’anno la percentuale degli acquisti originati da dispositivo mobile è stata del 21%, di cui circa la metà su un sito web e l’altra metà via app, sottolineando la crescente ascesa della cosiddetta app-economy». E infatti l’evoluzione dei dati degli ultimi anni testimonia che i dispositivi mobili incidono sempre più nella richiesta di un ordine online. Nel primo trimestre è stato il 21% degli acquisti sono stati effettuati da dispositivo mobile (13,5 da smartphone e 7,5 da tablet), e in totale circa quattro milioni hanno acquistato tramite un’applicazione.
Numeri senz’altro positivi che però non bastano per essere rilvanti nel contesto Europeo. In materia di digital transformation il nostro Paese paga un pesante ritardo rispetto al resto del continente. Il commercio elettronico in Europa genera il 13,6% del fatturato delle aziende, mentre in Italia solo il 5%. Tra le principali cause del ritardo c’è sicuramente un econsistema digitale poco sviluppato, la penetrazione dell’ecommerce è più diffuso nei paesi con più alto tasso di Ricerca&Sviluppo, brevetti e competenze IT. A questo va aggiunto sia un contesto legale e fiscale poco incentivante in cui il livello di imposizione sugli utili è il più alto d’Europa, ma anche la mancanza di competenze digitali e di e-leadership all’interno delle aziende.
Bisogna quindi necessariamente guardare al futuro, partendo magari da alcune previsioni che possono far ben sperare. A fine 2016 l’abbigliamento sarà il settore che muoverà più di altri il carrello degli acquisti degli italiani (+25%), seguito da informatica ed elettronica (+22%). Bene anche editoria (+16%) e turismo (+11%). In crescita i settori considerati chiave per il made in Italy: il food&grocery avrà un incremento del 29% mentre Arredamento&Home living crescerà del 39%.
«Il mercato eCommerce B2c resta ancora legato prevalentemente ai servizi, che valgono il 55% dell’acquistato online da consumatori italiani» Ha spiegato Alessandro Perego, Direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. «Tuttavia l’acquisto online di prodotti cresce a un tasso più elevato (+27%) rispetto all’acquisto di servizi (+10%) e così il paniere italiano si sta conformando a quello rilevato nei principali mercati occidentali. Se continua a crescere con questi tassi, l’eCommerce B2c varrà entro 3 anni il 10% del totale degli acquisti retail».
La fiducia nel commercio online da parte degli italiani sembra ormai consolidata: il tasso di riacquisto di un prodotto infatti sale al 62%, evidenziando come nel tempo l’esperienza di acquisito stia acquistando una certa continuità. «La soddisfazione rispetto all’esperienza di acquisto online si mantiene estremamente elevata, con uno scoring di 8,7 registrato ad inizio 2016 (su una scala da 1 a 10)» continua Roberto Liscia. «Emerge poi un elemento interessante a livello di pagamenti: l’eCommerce sembra contribuire alla diffusione dei sistemi digitali di pagamento. Ne è un esempio la diminuzione dell’utilizzo della modalità di pagamento alla consegna (9,7% VS 12-13% registrato nel 2014). Un altro elemento su cui porre l’attenzione riguarda l’andamento della notorietà spontanea dei merchant degli acquisti online: stiamo assistendo a una concentrazione delle citazioni riservate ai top 20 brand menzionati spontaneamente sia dagli acquirenti che dai non acquirenti online; temi come la fidelizzazione e il brand engagement diventano perciò importanti per un mercato che, almeno a livello di consumatori, sembra stia maturando sempre più».
Puntando lo sguardo sulle dinamiche di alcuni settori, si scopre che il turismo, ad esempio, contribuisce per il 44% del mercato eCommerce B2c. La crescita qui è trainata dall’acquisto di biglietti, soprattutto ferroviari, e dalla prenotazione di alloggi, soprattutto quelli gestiti dai principali operatori della “sharing economy”. «Credo che il vero valore aggiunto che il digitale porterà nel settore del turismo – ha spiegato Francesca Benati, amministratore delegato di Amadeus Italia, in un intervento all’interno del workshop dal titolo “Come il digitale sta trasformando il mondo del turismo? Cosa cambia dal lato della domanda e dell’offerta” – sia legato più all’acquisizione di clienti che all’esperienza di acquisto in sé. Sarà in questo campo che i grandi operatori turistici dovranno muoversi, prendendo esempio in qualche misura dalle strategie messe in atto da tempo dalla maggior parte delle compagnie aeree».
E le startup? Al momento il terreno più fertile sembra essere quello del food. Nella consegna del cibo a domicilio si sta giocando la partita più interessante: nuovi player continuano a nascere e l’obiettivo primario è quello di aggregare offerta. Ma la vera sfida, anche nell’ottica di potenziare l’eCommerce, resta riuscire a portare online settori merceologici che fanno parte della spesa quotidiana degli utenti.