La sharing economy è morta, viva la sharing economy. Che si evolve, si estende e si innerva nell’economia circolare. Compriamo più di quanto riusciamo a consumare davvero. Serve uno scatto di innovazione, nei comportamenti ma anche negli strumenti. Dobbiamo sviluppare la cultura della condivisione, del noleggio, del riuso.
Come farlo? Con una piattaforma digitale potenziata all’intelligenza artificiale generativa, sì ChatGPT. È la risposta della startup, Easely, che rivisita la sharing economy con un approccio di semplificazione. A fondarla due persone di grande esperienza: Patrick Oungre, responsabile dell’Innovazione in A2A, con il compagno di università Carlo Venusino, sviluppatore con importanti esperienze professionali e imprenditoriali all’estero.
“Dopo anni in cui abbiamo seguito i nostri percorsi professionali, la passione per l’innovazione ci ha riunito” ha scritto su Linkedin Oungre, che – chiariamolo subito – mantiene la sua posizione in azienda e dopo vedremo come e perché (e anche questo è un tratto interessante del progetto).
Ma andiamo con ordine, partendo da qualche numero.
I numeri del consumismo insostenibile
A livello globale più di 1.3 miliardi di tonnellate di rifiuti sono destinati alle discariche. E questo valore aumenterà sensibilmente nei prossimi anni arrivando a più di 2 miliardi di tonnellate nel 2025.
Per intenderci, se volessimo trasportare i rifiuti attualmente prodotti dovremmo mettere in fila 66 milioni di TIR e copriremmo la circonferenza terrestre ben 27.000 volte. Compriamo un bene ogni volta che ne abbiamo bisogno anche se solo dopo 6 mesi quasi il 90% viene gettato. Lo facciamo per gratificarci? Dura solo due settimane la sensazione di gioia che proviamo nel momento dell’acquisto.
“Cambiare questo trend è complesso. Ma se vogliamo aiutare il nostro pianeta a vivere e sopravvivere è importante che ciascuno di noi cominci a ragionare in modo diverso, anche solo con piccoli gesti”, spiega Oungre. “Easely è nata per promuovere la cultura del riuso attraverso lo scambio di beni e non solo. L’obiettivo fondamentale è valorizzare beni che diversamente resterebbero inutilizzati per gran parte della loro vita, magari nascosti nell’armadio, in un box o in cantina.”
Chi non ha peccato, scagli la prima pietra! “Il concetto di economia circolare e consumo consapevole è ampiamente diffuso nei paesi nordici e ha visto la nascita di startup come Hygglo e FatLama”, ricorda Oungre. “La sfida in Italia è diffondere questa cultura anche tra le nuove generazioni, che dimostrano una maggiore sensibilità verso le tematiche ambientali”.
La cultura del riuso e l’evoluzione della sharing economy
Easely, quindi, propone una nuova relazione con gli oggetti: possiamo condividerli quando non li usiamo o possiamo usarli quando ci servono senza necessariamente comprarli”. Si tratta di un’importante evoluzione della sharing economy che, negli anni passati, era stata prevalentemente limitata in alcuni ambiti (la mobilità soprattutto, e l’immobiliare) e, quindi, era stata dichiarata finita quando era emersa la difficile sostenibilità del business, che ha infatti in molti casi cambiato modello.
C’è, però, una tendenza a riscoprire il senso originario della sharing economy. Un segnale in questo senso è il lancio di Airbnb Rooms, che 14 anni dopo, recupera lo spirito iniziale della startup che ha sconvolto il mercato degli alloggi, per vacanza e non solo: oltre 1 milione di stanze a un costo sostenibile e per giunta rateizzabile con buy now pay later.
Sul mercato si noleggiano già molte cose. Le donne preferibilmente abiti, gioielli o mobili, gli uomini attrezzi o giochi. Lo fanno per provare un prodotto, per un uso temporaneo o per spendere meno. “Si prevede che il mercato globale del noleggio di oggetti raggiungerà i 229 miliardi di dollari entro il 2026” e infatti grandi marchi come Ikea, Leroy Merlin o Ralph Lauren hanno cominciato a testare la formula del noleggio.
Ma c’è anche un mercato peer to peer, fra privati, che è è in forte crescita. Dai 19 miliardi di dollari del 2020 raggiungerà quasi 60 miliardi nei prossimi due anni. Una crescita dovuta ai vantaggi per chi dà in affitto ma anche per chi noleggia. Al dato economico va aggiunto quello ambientale: la condivisione è un’attività che riduce la produzione di Co2, è quindi Net Zero.
Che cosa può fare una piattaforma per il riuso sostenibile
Easely punta sulla one-click experience: semplicità e facilità d’uso per favorire lo scambio, mettendo in contatto chi desidera liberarsi di oggetti ancora funzionanti, ma non più necessari, con coloro che ne hanno bisogno e possono noleggiarli e magari dopo anche comprarli.
“Ci ha spinto la convinzione che, oltre a un impatto diretto sull’ambiente, il paradigma del riuso sia in grado di generare valore diretto per tutti coloro che partecipano allo scambio”, dice Oungre. “Lo scambio, infatti, porta nuove entrate per chi condivide i propri beni; risparmio per chi prende a noleggio un bene per un breve periodo anziché ricorrere ad un nuovo acquisto o decide di acquistarlo come seconda mano dopo averlo provato”
A breve Easely lancerà l’app che esprimerà la visione del progetto e permetterà di apprezzare i vantaggi dell’intelligenza artificiale generativa. Basterà, infatti, puntare l’obiettivo dello smartphone sull’oggetto che si vuole noleggiare, l’algoritmo lo riconoscerà e creerà automaticamente l’annun cio e la scheda prodotto. L’identificazione sull’app si farà parlando, così come il pagamento per chi noleggia che non paga nulla. La startup trattiene il 20% della transazione dal proprietario (il 5% in caso di pre-loved items, termine con cui si indicano oggetti particolari e spesso di valore elevato, come ad esempio i gioielli). La consegna viene fatta in lockers dove già ci sono (le aziende, ad esempio), e in prospettiva, con l’aumento dei volumi, con rider direttamente a casa o in punti di ritiro convenzionati.
In ogni caso Easely userà una parte dei ricavi a favore della sostenibilità. “Abbiamo deciso di devolvere l’1% di ogni transazione a progetti SDG”, anticipa Oungre. “Saranno gli utenti della nostra community a scegliere in fase di check out, sulla base della sensibilità personale ed orientamento alle grandi sfide che il nostro Pianeta sta affrontando. Le donazioni verranno accreditate alle associazioni direttamente tramite blockchain per garantire tracciabilità e trasparenza”.
Fondare una startup, un’opportunità per chi fa innovazione in azienda
Patrick Oungre, co-founder e CEO di Easely, dopo una importante esperienza in società di consulenza, dal 2020 è Head of Innovation, CVC and Digital Hub del gruppo A2A. E continua a esserlo, con una convinzione: “La scelta di avviare questa avventura imprenditoriale parallela al mio ruolo di manager rappresenta peer me un’opportunità unica per rendere ancora più credibile il mio ruolo come manager dell’innovazione. Credo fermamente che si sia credibili quando si parla di qualcosa che si è effettivamente fatto”.
Se scelte del genere si possono fare, è perché maturano all’interno di un ambiente che non le scoraggia. Anzi. “Ovviamente tutto questo è possibile grazie all’apertura che l’azienda per cui lavoro ha avuto nei miei confronti, permettendomi di poter avviare questa impresa”, spiega Oungre. ” L’azienda per cui lavoro ha una cultura imprenditoriale che promuove la creatività, l’intraprendenza e il coraggio di mettersi in gioco. Questo ambiente stimolante ci permette di esplorare nuove idee e progetti, aprendo la strada a opportunità che altrimenti potrebbero essere limitate da strutture aziendali tradizionali”.
Dall’interno verso l’esterno, quindi, secondo una logica avanzata di innovazione aperta che tende a valorizzare le potenzialità imprenditoriali maturate all’interno di un’azienda. “Nel corso della mia esperienza, ho affrontato numerosi progetti di sperimentazione con startup, ho investito in imprese emergenti e ho agito da mentore per molti imprenditori”, conclude Oungre. “Ora la mia intenzione è di mettere in pratica ciò che ho appreso, creando la mia stessa startup. Sono convinto che affrontare direttamente le sfide che le startup incontrano sul campo mi permetterà di approfondire ulteriormente la mia conoscenza e di consolidare il mio ruolo come manager dell’innovazione”.