«Ci sono corsi persino per la psicologia dei cani! Perché non ci preoccupiamo della psicologia degli imprenditori?»
Valerio De Molli, Managing Partner di The European House – Ambrosetti, non risparmia neanche le battute nella sua prolusione al Worksop 2013, tutta centrata sulla necessità di riconoscere il valore degli intraprenditori e degli innovatori, perché l’intraprendenza è la sola via possibile per la crescita.
Nelle sale fané e molto istituzionale di Villa d’Este hanno fatto irruzione le parole d’ordine della start up philophy. Ogni anno in Europa le nuove imprese creano 4 milioni di posti di lavoro, ha ricordato De Molli, citando il tanto citato Start up Act 3.0 di Obama e i 6 trilioni di dollari prodotti da aziende nate dopo il 1980. Ma gli europei disposti a mettersi in proprio diminuiscono: erano il 45% tre anni fa e sono adesso il 37%, contro il 51% degli americani e il 56% dei cinesi. E’ quello che De Molli chiama “l’entrepreneurship divide” .
A Cernobbio si è parlato di start up con Nicholas Shea, fondatore di Startup-Chile (ecco l’intervista del Sole 24 ore), che sintetizza così la sua ricetta: «Serve rendere il Paese più attrattivo soprattutto riducendo al minimo la burocrazia. Gli incentivi, poi, non guastano, anche non è necessario che presentino costi altissimi per la spesa pubblica; è sufficiente che siano ben articolati».
Sui temi dell’innovazione gli interventi di David Gann dell’Imperial College di Londra (ecco l’intervista del Sole24 ore) e Vivek Kundra, primo Chief Information Officer nella storia degli Stati Uniti, l’ingegnere indiano chiamato dalla Casa Bianca a guidare l’innovazione digitale.
L’intervento di Valerio De Molli
L’intervento di Vivek Kudra, Executive Vice President of Emerging Markets