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Dual Use, la parola che sta cambiando il mondo delle startup e del venture capital



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Gli investimenti in tecnologie per la difesa sono stati fuori dal perimetro del venture capital. Ma, per l’inasprimento dello scenario internazionale, lo scenario è in evoluzione. E il dual use anima il dibattito attorno al deep tech e al defence tech. Vediamo qualche definizione

Pubblicato il 9 lug 2024



Defence Tech

C’è un grande dibattito che sta animando il mondo del Venture Capital negli ultimi mesi (ed è destinato ad amplificarsi). Ruota intorno a 3 D: Defence, Dual Use e Deeptech.

Dual use, i fondi per la difesa Nato ed Europa

Gli investimenti in tecnologie nel campo della difesa e con possibili applicazioni militari che erano di fatto “off the table” fino a poco tempo fa, a seguito dell’inasprimento dello scenario internazionale scatenato dall’invasione dell’Ucraina, sono ritornati al centro della discussione sia del mondo della politica che dei VC.

Il NATO Innovation Fund (NIF) da un miliardo di dollari è focalizzato su defence e deeptech startups. Dicono che non investiranno in ‘ammunition’ companies.

Se guardiamo ai primi investimenti fatti (ARX Robotics, Fractile AI, iCOMAT e Space Forge) si tratta di aziende che lavorano su materiali innovativi, manufacturing, AI e robotics.

I 4 fondi in cui farà da LP (investimento indiretto) – Alpine Space Ventures, OTB Ventures, Join Capital and Vsquared Ventures – spaziano da deep technologies a space tech, da quantum cryptography ad AI.

L’European Defence Fund (EDF) – che ha un budget totale di 8 miliardi per il periodo 2021-2027 – ha aperto maggio una call for funding focalizzata su “innovative defence products and technologies”.

Dual Use, il venture capital cambierà le sue regole?

Va ricordato che molti VC sono preclusi investimenti in aziende che fanno armamenti perchè i loro LP agreements (LPAs) spesso esplicitamente escludono alcuni ambiti (tra cui militare e pornografia).

Ma tutto questo potrebbe cambiare. Alcuni VC stanno avendo discussioni per allargare le maglie dei loro LPAs. La parola magica è “dual use”. Segnatevela.

Il tema oggi è sul tavolo delle istituzioni, dai governi alla Commissione Europea (settimana scorsa si è svolto al Berlaymont uno Startup Brunch con alcune dual use startups quali SensusQ e Lambda. L’approccio sul tema che sta emergendo lato Commissione è quello di “civil-defense ventures that enhance the EU’s economic competitiveness, strategic autonomy, and deterrence capabilities”.

Defence Tech, che cos’è?


È difficile tirare la riga. Alcuni la definiscono in funzione del fine – civile o militare – per cui la tecnologia è progettata. Altri (come Uwe Horstmann) in base al revenue split tra commesse militari e non.

Altri come Michael Jackson la toccano meno piano dicendo che defence tech e deeptech sono di fatto la stessa cosa visto che la duplicità dei loro spazi di applicazione. “If you’re not ok investing in dual use, then you’re not ok investing in deeptech. Anything ‘deeptech’ is potentially dual use”.

È una posizione molto forte destinatata a suscitare reazioni come quella di Adam Niewinski: “Dual use is a completely different concept: each and every earth observation satellite is a dual use business. Is it defence? No, it’s not”.

Nicola Sinclair ha provato a mapparla utilizzando un Venn diagram che mette Deeptech nel cerchio più ampio. Al suo interno ci sono, con interesezioni ma anche mancati overlap, le tecnologie “dual use” e tra queste (ma non al 100%), c’è il defence tech.

I miei 2 cents. Le definizioni sono destinate ad evaporare e l’area del “dual use” ad allargarsi. Perché? Perché ci sono (purtroppo) bisogno e domanda. E quando c’è domanda arrivano in genere montagne di capitali per soddisfarla.

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