Tre ragazzi lombardi conquistano le vette di Londra scommettendo sul crowdfunding, il sistema di finanziamento popolare molto sviluppato soprattutto nei Paesi anglosassoni. I fondatori di Crowdrooster hanno, infatti, meritato un posto in cima al Level39, l’hub tecnologico di Canary Wharf a Londra, l’iconico palazzo in vetro e acciaio di One Canada Square, nel cuore del quartiere finanziario. La società è nata lo scorso maggio, su iniziativa di Alessandro Rovati, 24 di Monza, Francesco Fumagalli, 23 anni di Monza, e Francesco Gatti, 23 anni di Brescia, con l’intento di unire crowdfunding ed e-commerce nel “crowdcommerce”. Grazie all’approccio innovativo, sono stati selezionati tra 160 startuppers per condividere gli spazi e le strutture di Level39 con investitori e aziende tecnologiche tra le più importanti al mondo ed entrare in contatto con gruppi di consulenti di altissimo livello, tra i quali il vicepresidente Finance di JP Morgan, Michele Barbara che ha sempre creduto nel progetto. Il lancio ufficiale della versione beta del sito è avvenuto lo scorso 14 novembre e attualmente sono presenti sei aziende alla ricerca di un finanziamento totale di circa 135 mila sterline.
Ma in cosa si differenza Crowdrooster da altri siti web che cercano di facilitare l’incontro tra la domanda di finanziamento da parte di chi promuove dei progetti e l’offerta di denaro da parte degli utenti? La piattaforma si propone di seguire tutto il life cycle del progetto, dalla creazione al contatto con il cliente che, tramite la sua offerta, sostiene la realizzazione stessa, fino alla vendita definitiva. Un sistema democratico di shopping, pensato per i consumatori più sofisticati che vogliono sostenere idee innovative e promuoverne la riproduzione in scala, assicurandosi in anteprima prodotti a prezzi di favore. Le aziende, da parte loro, si assicurano non soltanto finanziamenti, ma anche feedback da parte della community che serviranno a migliorare il processo di sviluppo del prodotto e il suo test sul mercato. Nel caso di mancato raggiungimento del tetto di finanziamento prefissato, l’operazione è a costo zero, mentre se il progetto aziendale raggiunge l’obiettivo economico, Crowdrooster ritiene il 7 per cento sul capitale totale raccolto durante la campagna. La filosofia di base è, quindi, “all-or-nothing”, soltanto se si arriva al gol il finanziamento va in porto, altrimenti i compratori vengono rimborsati della cifra messa a disposizione.
“La vera novità sta nel processo a cinque fasi – spiega il co-founder Francesco Gatti, laureato alla ‘University of Westminster’ di Londra -. La prima è lo “screening” delle aziende che presentano il prodotto, che è una garanzia per i nostri utenti. La seconda è la “campaign creation”, ovvero lo studio di marketing su come presentare la campagna sul mercato e su come massimizzare la partecipazione degli utenti. Il “funding” è la raccolta di fondi vera e propria. La fase di “production”, se la campagna raggiunge il goal stabilito, il capitale raccolto servirà all’azienda per avviare la produzione. Infine, attraverso “l’online store” i consumatori continueranno a comprare e l’azienda non esaurirà mai il ciclo di produzione”.
Crowdrooster è una vetrina per piccole e medie aziende che vogliono esplorare nuove piazze, soprattutto internazionali, ma anche per società già affermate che vogliono testare un nuovo prodotto sul mercato. Infatti, tra i primi ad aderire al progetto c’è l’azienda di design italiana di Luca Boffi che ha voluto lanciare su Crowdrooster la “slide chair”, una poltrona di nuova concezione disegnata in collaborazione con l’architetto Carlo Colombo. A scommettere sul progetto ci sono anche i produttori di skateboard made in Italy, Atypical, e il maestro fiorentino Cosimo De Vita (Experience de Vita), con realizzazioni artigianali. “Il nostro sito – continua Gatti – raccoglie categorie merceologiche diversificate, in particolare nel settore innovazione, tech e gadget”.
Il team di Crowdrooster.com è composto da sedici persone, con una squadra di tecnici di software collocati in Armenia per ragioni di costi-opportunità. “Per l’anno che verrà – conclude Gatti – ci auguriamo di uscire dalla versione beta del sito, di mettere a punto l’e-commerce e di aumentare il numero di utenti in modo da diventare self-sustainable”.