EQUITY CROWDFUNDING

Crowdfunding per startup: 8 passi per raccogliere fondi online in cambio di quote della società

L’equity crowdfunding permette a startup e PMI innovative di raccogliere capitali cedendo quote dell’impresa. Ecco le mosse da fare per una campagna di successo

Pubblicato il 28 Ott 2020

Crowdfunding startup

Sia le startup sia le piccole e medie imprese innovative hanno la possibilità di finanziarsi attraverso l’equity crowdfunding, l’innovativa modalità di raccolta fondi online che prevede un contributo finanziario in cambio di quote societarie delle stesse imprese (equity).

Perché una startup può scegliere l’equity crowdfunding per finanziarsi

Chi avvia una startup, e ha necessità di reperire risorse finanziarie, spesso si scontra con le difficoltà di accesso al credito bancario. Non è semplice neppure riuscire a ottenere contributi pubblici e finanziamenti agevolati, sebbene in possesso dei requisiti previsti, in quanto è necessario anticipare le spese e non c’è certezza sui tempi di erogazione. I premi offerti dalle numerose competizioni dedicate a far emergere i migliori talenti non sono la soluzione, anche perché nella maggioranza dei casi si tratta di semplici incentivi. Ecco perché acquista rilevanza la possibilità data a startup o pmi di presentarsi ad un vasto pubblico di potenziali investitori e raccogliere le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione del piano industriale.

Tramite l’utilizzo del crowdfunding – si legge  nel Position Paper di Consob “L’equity crodwfunding – analisi sintetica della normativa e aspetti operativi – chi ha avviato una startup, se in possesso di un’idea innovativa convincente e di un team adeguato, può cercare di superare le difficoltà proponendo al pubblico la condivisione dei successi attesi attraverso la partecipazione al capitale. L’equity crowdfunding, infatti, sposta l’enfasi sulle idee e sulle persone che, se meritevoli, possono raccogliere le risorse finanziarie occorrenti. “Per di più – suggerisce il paper di Consob, autorità di vigilanza sulla Borsa – il meccanismo di validazione del modello d’impresa da parte della comunità online, in una prospettiva di breve termine, potrebbe assurgere a rating utilizzabile dalle banche per concedere affidamenti a realtà altrimenti difficilmente finanziabili. Potrebbero, inoltre, essere erogati finanziamenti ancorati ad un multiplo del capitale versato in un’ottica di rafforzamento complessivo dell’iniziativa”.

Il decreto Crescita Bis, d.l. 179/2012, ha dato la possibilità alle startup innovative di accedere all’equity crowdfunding, mentre la Legge di stabilità del 2017, l, 232/2016 ha allargato questa opportunità anche alle piccole e medie imprese in forma di S.r.l. Può sembrare banale, ma per lanciare una campagna di equity crowdfunding per la propria impresa, occorre prima di tutto assicurarsi di soddisfare i requisiti di legge. Dopodiché si può procedere nel percorso. Ecco tutti i passi da fare perché una startup possa fare raccolta fondi attraverso l’equity crowdfunding.

1. Crowdfunding per startup: scegliere la piattaforma più adatta

In Italia l’attività di equity crowdfunding può essere gestita solamente da portali autorizzati da Consob. Il primo step per avvicinarsi a questa modalità di finanziamento, dunque, è scegliere una piattaforma che sia autorizzata. L’elenco è sul sito della Consob. Attualmente le piattaforme presenti sono 44 nella sezione ordinaria e 1 nella sezione speciale (vedi qui la differenza).

QUI L’ELENCO COMPLETO DEI GESTORI DI PIATTAFORME

La startup o pmi innovativa dovrà studiare con attenzione ciascun portale per verificare qual è il più adatto alla propria realtà e al proprio mercato di riferimento. Ci sono infatti portali verticali e settoriali, come quelli che si occupano di crowdfunding immobiliare, e quelli più orizzontali, come per esempio BacktoWork, che si rivolgono ad aziende di settori diversi e anche con stadi di sviluppo diversi. Vanno valutati anche i servizi che la piattaforma offre in termini di user experience, customer care e trasparenza delle informazioni messe a disposizione degli investitori.

2. Crowdfunding e startup, la documentazione tecnica e il business plan

Le attività legali e societarie includono la formalizzazione di tutti gli adempimenti richiesti dal regolamento Consob e di quelli per l’aumento di capitale e per le eventuali modifiche allo Statuto. La valutazione del progetto sarà fatta dagli investitori in base al business plan della startup, ricorda la piattaforma di crowdfunding DeRev.

3. Individuare la valutazione della società

È dunque importante, nella prima fase, individuare la corretta valutazione pre-money della società, in modo da determinare l’importo da chiedere agli investitori, e di conseguenza il capitale sociale e le quote da offrire in cambio.

La valutazione di un’azienda non è mai semplice, a maggior ragione nel caso di una startup che, per sua natura, presenta una forte componente di rischio imprenditoriale, è nata da poco e quindi potrebbe avere entrate e profitti poco significativi o addirittura temporaneamente nulli. I valori delle startup si basano su ipotesi e previsioni, piuttosto che su tendenze e dati storici di bilancio, e di conseguenza i metodi di valutazione utilizzati differiscono sostanzialmente da quelli applicati alle aziende consolidate. Bisogna quindi fare ricorso a metodologie e approcci alternativi, in grado di cogliere anche elementi più qualitativi ed intangibili. Obiettivo comune è quantificare il pre-money value, cioè il valore della startup prima che riceva degli investimenti da finanziatori esterni. Dalla somma di pre-money value e apporto esterno di capitale, per esempio a seguito di un round di finanziamento, si ottiene il post-money value. Qui alcuni dei metodi più utilizzati per la valutazione pre-money.

4. Definire obiettivi e missione

Una startup che vuole raccogliere fondi attraverso l’equity crowdfunding deve innanzitutto chiedersi perché le persone dovrebbero investire nell’azienda e saper offrire una risposta efficace. Dopodiché occorre comunicare in maniera chiara e dettagliata ai potenziali investitori le ragioni in base alle quali dovrebbero finanziare la startup e il percorso che verrà seguito dopo aver ottenuto l’investimento. Tutto ciò che viene raccontato e fatto deve essere estremamente chiaro e trasparente sotto ogni aspetto, e l’autore di una campagna deve essere a disposizione dei potenziali investitori per chiarire ogni dubbio e rispondere a tutte le domande che potrebbero sorgere prima dell’investimento. Contestualmente è utile per la startup studiare best practice e concorrenza per capire cosa fanno gli altri e migliorarsi grazie al raffronto e all’emulazione.

5. Costruire una strategia di comunicazione

Il lancio di una campagna di crowdfunding comporta la pianificazione di una strategia mediatica. La popolazione di utenti di un portale di equity crowdfunding – si legge ancora nel Position Paper di Consob – viene alimentata dalle attività di comunicazione e divulgazione proprie del portale stesso (notizie, studi, tools, copertura mediatica, social network, convegnistica, etc.) e dalle community che ciascuno degli emittenti ha generato ed è in grado di generare attraverso l’offerta. Questo pubblico di potenziali sottoscrittori che include anche gli investitori professionali, si presenta particolarmente variegato per età, interessi, competenze tecniche e disponibilità economiche. Per il successo dell’offerta è essenziale aver ben presenti le specificità, le caratteristiche e gli obiettivi della propria community: in assenza, anche un valido progetto rischia di non raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Se, da un lato, non sarà il solo Business Plan a stimolare l’investimento in un progetto imprenditoriale innovativo, dall’altro, nessuno investe il proprio denaro in una società, soprattutto se di recente costituzione, se prima non ne ha capito il settore di operatività, i punti di forza, gli obiettivi, la reputazione del promotore, ecc. ecc.

Gli step che portano dalla semplice visita di un utente generico su un portale di equity crowdfunding allo sviluppo di una “conversione”, ossia alla decisione d’investire si chiama “funnel” e assume la forma di un imbuto perché il numero di contatti/opportunità si assottiglia mano a mano che si approfondiscono i contenuti della proposta imprenditoriale.

6. Non sottovalutare l’importanza della comunicazione offline

Dopo aver lavorato allo storytelling, occorrerà divulgarlo attraverso i vari strumenti a disposizione: social media, sito web, campagne di advertising, attività di PR, ufficio stampa ecc. ecc. Occorre tuttavia tener presente che, sebbene una campagna di equity crowdfunding si svolga online, la comunicazione sui canali digitali non è sufficiente a promuovere la raccolta di capitali. Sarà necessario raggiungere i potenziali investitori su tutti i canali di comunicazione, anche offline, attraverso l’ufficio stampa e le attività di PR e networking. In altre parole incontrare le persone e spiegare perché dovrebbero credere nel progetto cogliendo l’opportunità di farne parte.

7. Valutare la durata della raccolta

La durata della campagna è una scelta strategica da prendere mettendo in conto diversi fattori e deve essere sempre perfettamente in linea con la strategia di comunicazione e promozione della raccolta. Nei paesi in cui l’equity crowdfunding è più consolidato, come UK, Francia o Germania, la campagna dura solitamente dai 40 ai 60 giorni ai quali vanno aggiunti almeno uno o due mesi di pianificazione. La durata complessiva, dunque, è compresa tra i 3 e i 4 mesi.

8. Mantenere le relazioni dopo la raccolta

Quando la campagna si chiude con successo, inizia il rapporto con i nuovi soci. Alcune piattaforme consentono di mantenere viva la comunicazione con chi ha investito attraverso strumenti messi a disposizione delle imprese. In altri casi, si tratta semplicemente di informare con regolarità i soci sugli investimenti e i risultati conseguiti grazie all’aumento di capitale.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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