Tana libera tutti per le start up statunitensi a caccia di fondi. Il 23 settembre la Securities and Exchange Commission (Sec), la Borsa americana, revocherà una censura durata 80 anni sulla cosiddetta general solicitation: in pratica sarà possibile per gli imprenditori pubblicizzare le opportunità di investimento nella propria azienda attraverso vari canali, tra cui i social media e i portali di finanziamento online, ovvero gli strumenti di crowdfunding.
La svolta è stata autorizzata oltre un anno fa nell’ambito del Jumpstart Our Business Startups Act (conosciuto anche come Job Act), legge mirata a incoraggiare i finanziamenti alla piccola imprenditoria rendendo meno stringenti alcune regole. Fu approvata con appoggio bipartisan e firmata dal presidente Barack Obama il 5 aprile 2012.
La Sec l’ha recepita a luglio e il 23 settembre entrerà appunto in vigore la general solicitation.
Risultato? Se finora gli start upper erano obbligati per legge a non proporre investimenti nel loro business al grande pubblico, adesso potranno idealmente attaccare i cartelli con le offerte su qualsiasi sito web faccia al loro scopo.
“Finora era quasi impossibile individuare investitori che non conoscevano già l’azienda, perciò eravamo molto limitati nella nostra capacità di raggiungere le persone di cui avevamo bisogno” commenta dalle pagine del Washington Post Anton Gelman, fondatore e chief executive di Cont3nt.com, giovane azienda tecnologica americana. “La general solicitation – prosegue – è tagliata su misura per quello che stiamo facendo perché ci consente di raggiungere un gruppo specifico di investitori, spiegare loro in dettaglio cosa stiamo facendo e invitarli a partecipare”. Gelman intende usare Facebook, Twitter e AngelList, piattaforma digitale per start up, per ricercare finanziamenti.
Non tutti però provano lo stesso entusiasmo. Alcuni sottolineano il pericolo che, garantendo un più vasto accesso agli investitori, si aprano le porte a truffe, imbrogli e false opportunità di investimento. “Uno dei lati negativi potrebbe essere vedere mescolati seri imprenditori con artisti del raggiro” sottolinea Frank Ball, manager di New Dominion Angels, gruppo di 65 early stage investors della Virginia. A detta di Ball la maggior parte di loro vorrà conoscere di persona gli imprenditori prima di staccare l’assegno.
Consapevole dei potenziali rischi, la Sec, proprio nello stesso giorno in cui dava il via libera alla general solicitation, proponeva nuove regole in base alle quali le aziende devono verificare che i loro investitori siano finanziariamente affidabili. Attualmente è sufficiente la garanzia verbale di chi decide di investire. Se le regole saranno approvate, è possibile che gli start upper debbano pretendere la dichiarazione dei redditi da chi desidera finanziarli. Cosa che potrebbe non piacere a molti. “Non intendo spogliarmi, in senso finanziario, davanti a un imprenditore – commenta Ball – specialmente se non ho ancora deciso con certezza di investire nella sua azienda”.
Luci e ombre della nuova legge sono evidenziate da Dam Marom, fondatore di start up e accademico, che insieme a David Lawton è autore del libro “The Crowdfunding Revolution – How to raise venture capital using social media”, dove spiega appunto come usare le reti sociali per raccogliere finanziamenti. Sul suo blog http://www.thecrowdfundingrevolution.com/ Marom sottolinea che, dopo aver approvato il Jobs Act, “il Congresso ha passato la palla alla Sec che vi ha aggiunto ancora più regole prima che il crowdfunding diventi accessibile al grande pubblico”. Secondo l’esperto, così facendo, “la libertà imprenditoriale è stata ‘sequestrata’”. Del resto, aggiunge, “questa è forse la migliore cosa che sia mai accaduta al crowdfunding”.