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Costituzione di società online, avanza alla Camera la legge delega con un emendamento PD a favore dei notai

Alla Camera è stato approvato un emendamento alla legge di delegazione europea, presentato da cinque senatori del PD, che per la costituzione online delle società prevede una serie di requisiti propri dei notai ed esclude la possibilità di agevolazioni per le startup. Adesso tocca al governo trovare un rimedio

Pubblicato il 02 Apr 2021

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Dal 29 marzo non si possono più costituire startup online gratuitamente, dopo la bocciatura da parte del Consiglio di Stato delle norme del 2016 che davano questa possibilità alle nuove società. Il 31 marzo la Camera ha approvato in prima lettura la legge di delegazione europea 2019-2020 per il recepimento di diverse direttive europee tra cui quella sulla costituzione di società online con un emendamento – introdotto in Senato – che sembra scritto per favorire i notai ed escludere qualsiasi agevolazione per le startup. Più che un passo indietro nella digitalizzazione del Paese, come ha denunciato l’Intergruppo Parlamentare Innovazione scrivendo al presidente Draghi e ai ministri Colao e Giorgetti dopo la sentenza del Consiglio di Stato, sembra il tentativo di digitalizzare frenando il cambiamento, tutelando lo status quo e senza preoccuparsi degli interessi generali.

Costituzione di società on line: la direttiva europea

Ma andiamo con ordine. La direttiva Europea 2019/1151 prevede che per la costituzione online di società di capitali l’istituzione dello sportello digitale unico con l’obiettivo di “consentire l’intero svolgimento della costituzione delle società e della registrazione delle succursali online e facilitare pertanto la costituzione delle società e la registrazione delle loro succursali, riducendo i costi, le tempistiche e gli oneri amministrativi in particolare per micro, piccole e medie imprese (PMI)”. 

Chiaro, quindi, l’intento del legislatore europeo: digitalizzare le pratiche di diritto amministrativo per semplificare la burocrazia e ridurre i costi, soprattutto a vantaggio delle PMI e delle startup. La direttiva deve essere recepita in Italia entro l’1 agosto 2021, se non è stata chiesta alcuna proroga entro l’1 febbraio.

Che cosa è accaduto dopo la bocciatura del Consiglio di Stato che ha messo a rischio tutte le pratiche di costituzione online fatte a partire dal 2016, creando disorientamento tra le startup e, come spessa capita in Italia, incertezza del diritto? Che il Parlamento nel percorso di recepimento della Direttiva ha messo una forte ipoteca sul cambiamento che quella norma europea dovrebbe introdurre. Come? Con l’approvazione di un emendamento, presentato dai senatori PD Alan Ferrari, Luciano D’Alfonso, Valeria Fedeli, già ministra dell’Istruzione, e Tommaso Nannicini. L’emendamento era stato depositato con la sola firma di Ferrari e con il parere favorevole del Governo. Per non farlo decadere, in un secondo momento e di fronte a un’assenza del proponente, sono state aggiunte le altre firme di componenti dello stesso gruppo, come si usa nelle commissioni.  Ecco l’emendamento.

L’emendamento del PD sulla costituzione di società online

“Nell’esercizio della delega per l’attuazione della direttiva (UE) 2019/1151 del Parlamento europeo e del Consi­glio, del 20 giugno 2019, il Governo osserva, oltre ai princìpi e criteri direttivi generali di cui al l’articolo 32 della legge n. 234 del 2012, an­che il seguente princìpi e criteri direttivi specifici:
1) prevedere che la costituzione on line sia relativa alla società a responsabilità limitata e alla società a responsabilità limitata semplificata con sede in Italia, capitale versato mediante conferimenti in danaro e sia stipulata, anche in presenza di un modello standard di statuto, con atto pubblico formato mediante l’utilizzo di una piattaforma che consenta la videoconferenza e la sottoscrizione dell’atto con firma elettronica riconosciuta.
2. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”

La parola chiave è “atto pubblico formato”: per gli immobili e le società sono di competenza solo dei notai e, quindi, l’emendamento “consegna” a loro qualsiasi posibilità di digitalizzazione. Per la videoconferenza e la firma elettronica, la categoria certamente offrirà i servizi della piattaforma sviluppata da Notartel, la società informatica di Consiglio e Cassa. Il punto 2, invece, rischia di impedire qualsiasi agevolazione per le startup, visto che non si possono creare oneri per la finanza pubblica.

Che cosa accadrà adesso? La patata bollente passa al Governo

Che cosa accadrà adesso? La legge tornerà alla Camera ma di solito, alla terza lettura, non si fanno più modifiche. A meno che anche il governo non faccia sentire la sua voce e trovi il modo per rimediare a questa “distrazione” prima che il provvedimento arrivi in Consiglio dei Ministri. Sarebbe anche interessante sapere cosa pensa il neosegretario del PD Enrico Letta dell’iniziativa dei suoi senatori.

La vicenda della costituzione online delle società va ben oltre l’interesse delle startup perché rivela ancora una volta le capacità di resistenza al cambiamento che le corporazioni riescono a esprimere all’interno del Parlamento e contro il Paese, anche in un momento in cui c’è un Governo che si è intestato gli obiettivi della transizione digitale e della crescita economica. Scrive in una lettera al Foglio l’imprenditore Alessandro Fracassi, founder di Mutuionline: “Scommetto che, in punta di diritto, come quasi sempre, il Notariato abbia ragione. Ma il punto è proprio questo: una istituzione importante, credibile, affidabile, come il Notariato, da quindici anni ha perso di vista l’interesse generale e ha iniziato una battaglia di retroguardia, agendo solo a tutela degli interessi della categoria”.  E ricorda i precedenti, Fracassi: battaglie e barricate su autoveicoli, cancellazioni di ipoteca, cessioni di quote, portabilità dei mutui, atti telematici. Ce n’è uno di precedente particolarmente esemplare: “A marzo dello scorso anno, se non fosse intervenuta la Ragioneria dello stato in extremis, avremmo rischiato la sostanziale chiusura di tutti gli studi notarili per emergenza Covid, con il conseguente blocco del mercato immobiliare, a causa di una norma promossa dal Notariato stesso, pronto a fermare tutti i notai per mesi, piuttosto che concedere che alcuni atti si potessero fare, almeno parzialmente, “a distanza”, con notai tecnologicamente adeguati”.

La “vigilanza” dei notai

La presidente del Consiglio Nazionale del Notariato Valentina Rubertelli nella lettera di auguri pasquali chiama i notai alla vigilanza: la “lieta novella” della sentenza del Consiglio di Stato potrebbe essere “strumentalizzata da diversi stakeholder che vedono nel notaio un ostacolo alla modernizzazione, alla digitalizzazione e alla libertà di iniziativa economica dei giovani startupper”. E rassicura: “Il Consiglio è già in queste ore attento a una possibile evoluzione in tal senso e non abbasserà la guardia, neanche in questi giorni di festa….”. Sembra quasi un preallerta per uno scontro che sarebbe inutile e dannoso per tutti.

Scrive sempre al Foglio Fracassi: “A me, che sono un imprenditore digitale che lavora tanto con i notai, è evidente che sono una risorsa non solo per l’Italia ma per l’Europa. In un mondo digitale i notai e le Camere di commercio sono un’infrastruttura legale “di garanzia e raccordo” che fornisce all’Europa un vantaggio competitivo immenso, difficilmente colmabile anche nel lungo periodo. Occorre tuttavia uno sforzo coordinato di ripensamento dei ruoli, per governare il passaggio dalla carta al digitale, e il neo-istituito ministero può esserne il promotore”. Non resta che augurarsi che sia questo lo spirito con il ministro chiamato in causa da Colao, ma soprattutto il Governo 8visto che il Notariato ricade in’altr a area di competenze) sposino questa volta la causa del cambiamento. E non solo per favorire le startup (g.io)

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