Berlino è la città con il più alto numero di startup in Germania. Scommettendo sull’innovazione e la tecnologia, la capitale tedesca ha creato occupazione e un tessuto imprenditoriale giovane e dinamico, relativamente resistente alle crisi.
“Circa dieci anni fa, abbiamo iniziato a guardare con particolare attenzione ai settori innovativi favorendo la nascita di attività che includono l’assistenza sanitaria, il trasporto, la mobilità e la logistica, ma anche la comunicazione e le tecnologie energetiche”, dice il sindaco di Berlino Klaus Wowereit in una lunga intervista pubblicata sul sito della societa di consulenza McKinsey.
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Progetti di successo, come la trasformazione del quartiere Adlershof in un hub per l’innovazione e la tecnologia. Ma non basta. “Sono orgoglioso di come le aziende berlinesi siano cresciute – continua Wowereit, che fin dalla sua prime elezione nel 2001 si è sempre dimostrato un entusiasta sostenitore di questo tipo di imprenditoria – ma il nostro obiettivo è diventare la città leader delle startup in Europa”. Per raggiungere l’obiettivo bisogna mettere insieme politici, società già solide e avviate, organizzazioni che sostengono le imprese, camere di commercio, associazioni professionali e, naturalmente, imprenditori.
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“Dobbiamo continuare a migliorare la nostra accoglienza per questo tipo di attività”, continua Wowereit. “Per esempio offrendo un supporto multilingue aggiuntivo e snellendo le procedure negli uffici governativi”. Il collegamento con le università è fondamentale: è lì che va sviluppato lo spirito imprenditoriale. Tel Aviv, New York e la Silicon Valley sono i luoghi che Berlino ha eletto a modello per quanto riguarda la tecnologia digitale, “ma per quanto riguarda le innovazioni dello spazio urbano, uno scambio di idee con Vienna e Singapore potrebbe essere estremamente utile”.
Secondo un recente rapporto McKinsey sono cinque i fattori fondamentali che aiutano le startup a crescere: talento, infrastrutture, capitale, networking e buona reputazione della città. Nel caso di Berlino poi, la ricetta della società di consulenza è quella di aumentare i sistemi di incentivazione per i dipendenti di istituti di ricerca e delle università, istituire premi specifici per i docenti e gli istituti di ricerca che hanno con un buon tessuto di startup al loro interno, favorire il collegamento fra l’ambiente universitario e quello imprenditoriale.
Sono fondamentali in questo senso un’agenzia poliglotta, con uno sportello unico per gli imprenditori stranieri che aiuti ad affrontare la burocrazia locale, e un portale online in grado di fornire una visione più chiara di tutti i servizi offerti da uffici governativi e istituzioni. Aiuterebbe anche la creazione di un campus dove fare networking e coaching, dedicato specificatamente alle aziende strutturate, alle nuove società e ai venture capitalist. Ipotesi a parte, la città sta ragionando sulla creazione di un fondo privato per sostenere le startup di almeno 10 milioni di euro, finanziato da piccole e medie imprese.
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“Berlino deve essere una somma di eccellenze individuali”, conclude il primo cittadino. “In pochi anni abbiamo trasformato la città del ‘muro’ in una metropoli cosmopolita, pulsante e attraente. Qui arrivano persone creative con un’idea, che poi viene sviluppata in collaborazione con docenti universitari, economisti e imprenditori e investitori. Berlino è diventata un terreno fertile per la nascita di nuove imprese. E noi, come politici, abbiamo il dovere di sostenere questo sviluppo più che possiamo. Apertura, libertà e creatività: unendo questi elementi, questa riuscirà a diventare il più importante hub europeo”. Ed è già sulla buona strada.