Smau 2013

Cosa fanno le Regioni per le startup?

Gli enti regionali gestiscono i fondi comunitari che alimentano le iniziative imprenditoriali. Se la Lombardia si pone come capofila del sistema produttivo italiano stanziando 30 milioni per le nuove aziende, non mancano dati positivi in Emilia Romagna, Campania e Calabria

Pubblicato il 23 Ott 2013

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Se il governo fa fatica a racimolare qualche miliardo di euro per scongiurare aumenti di tasse e imposte, dove si può trovare il denaro per alimentare le nuove iniziative imprenditoriali? Una risposta possibile è: dove i soldi ancora ci sono, ovvero tra i fondi comunitari. Le istituzioni che si occupano di gestire questo denaro, come è noto, sono in primis le Regioni e spetterebbe a loro fare in modo che neanche un centesimo stanziato per l’Italia torni a Bruxelles. Più facile a dirsi che a farsi, ma c’è di buono che non tutte le Regioni italiane si segnalano per le loro inefficienze nell’utilizzare le risorse messe a disposizione da Fondo sociale europeo e Fondo europeo di sviluppo regionale. In più, ed è questa la buona notizia, c’è chi all’interno di queste istituzioni si sta dando da fare parecchio per agevolare la nascita e la crescita di nuove imprese innovative.

A Smau 2013, durante il convegno inaugurale “Start up, innovazione e imprese: le Regioni protagoniste”, abbiamo raccolto le iniziative più significative messe in campo da alcune amministrazioni regionali per le start up più promettenti. Cominciamo dalla Lombardia, che con le sue 821 mila aziende si pone naturalmente come capofila del sistema produttivo italiano. La Regione ha stanziato 30 milioni di euro (di cui 7 milioni di contributi a fondo perduto e 23 milioni di finanziamenti diretti a rimborso) per favorire la nascita di nuove imprese (programma Start up) e per supportare la ripresa di quelle già esistenti (programma Re Start). Le aziende ammesse a questi piani sono selezionate in base alla forza dell’idea di business e alla sostenibilità del piano industriale. In più, sono stati introdotti sgravi fiscali e amministrativi: per le start up innovative (individuate in base ai parametri fissati dalla legge 221 del 2012) è per esempio previsto l’azzeramento dell’Irap per il primo anno e un -1% per i due anni successivi.

In Emilia Romagna sono state approvate misure per il sostegno alle start up in ambito hi tech e si è puntato forte sullo sviluppo di una rete regionale per la ricerca industriale composta da dieci tecnopòli (che coinvolgono imprese, università e centri di ricerca) e incubatori. In Puglia invece sono stati emessi diversi bandi con aiuti a favore delle imprese che valorizzano i risultati della ricerca: 15 milioni di euro in un primo bando e altrettanti in un secondo che sta per essere lanciato. Altri 54 milioni sono stati messi a disposizione di start up che hanno in organico donne e giovani.

Per rimanere al Sud, ecco i progetti avviati dalla Campania: 6 distretti ad alta tecnologia e relativo sistema di accompagnamento, lo Sportello per l’Innovazione, il sistema di servizi per start up “Creative Factory”, il concorso di idee imprenditoriali Creative Clusters e l’attivazione di dottorati di ricerca all’interno di Pmi (dove i dottorandi passano il 70% del loro tempo). E per finire la Calabria, che si mostra particolarmente dinamica. La Regione ha istituito dei contact point per supporto agli spin-off che mostrano le migliori potenzialità, sta emanando un bando per 8 poli di innovazione tecnologica, ha lanciato la business plan competition Start Cup Calabria e ha messo una serie di strumenti finanziari a disposizione delle start up innovative.

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