C’è diffusa convergenza di opinione sul fatto che le startup possano giocare un ruolo importante per la competitività di un Paese. È questo il principio che guida e anima da dieci anni l’Osservatorio Startup Thinking del Politecnico di Milano insieme all’Osservatorio Startup & Scaleup Hi-tech. In particolare, nelle economie mature come quelle occidentali, le startup sono un contributo essenziale all’innovazione, alla Ricerca e Sviluppo e all’occupazione.
A livello globale il fenomeno startup si è dimostrato motore di crescita e progresso tecnologico, di cui è caso paradigmatico la ben nota Silicon Valley statunitense. Ma anche a livello nazionale le startup si distinguono per la loro capacità di creare innovazioni di frontiera nei domini tecnologici più interessanti (il caso italiano newcleo nell’ambito della transizione energetica), generare nuovi modelli di business (sempre in Italia Satispay nel fintech), aprire mercati inesplorati (la nostra D-Orbit per la logistica spaziale). Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Startup Thinking, oltre il 60% delle grandi aziende italiane collabora attivamente con le startup che sono ritenute la principale fonte di innovazione per i prossimi tre anni dalle imprese, dimostrando una crescente consapevolezza dell’importanza strategica di queste partnership. Tuttavia, sussistono (ancora!) limiti e difficoltà che ostacolano il pieno sviluppo dell’ecosistema.
A questo vuoto è dedicato, non a caso, molto spazio nel recente Report Draghi sul Futuro della competitività europea, di cui commentiamo, con piacere e plauso, alcuni significativi passaggi.
Le startup come motore di innovazione: sfide e opportunità
Una delle principali criticità per sviluppare a pieno le potenzialità dell’ecosistema startup riguarda la capacità di scalare efficacemente le soluzioni innovative, sottolineato nel Report Draghi come il passaggio cruciale per garantire la crescita economica dell’Europa.
I dati dell’Osservatorio Startup Thinking confermano come tra le principali criticità che emergono per la crescita delle startup ci siano i tempi di sviluppo lunghi nel collaborare con le imprese (Venture clienting e PoC) e la difficoltà nel reperire risorse economiche (Funding), che rallentano così il processo di scale-up. Questi ostacoli limitano la capacità di sostenere e accelerare lo sviluppo dei progetti innovativi, compromettendo la possibilità di una crescita su larga scala e riducendo la competitività globale.
Un primo punto individuato nel Report è la necessità di rendere il sistema burocratico più snello e meno complesso per le startup. Tra le misure proposte, viene suggerito l’introduzione di uno statuto legale unico europeo per le startup innovative, per permettere loro di operare con una singola identità digitale valida in tutti i Paesi dell’Unione Europea, migliorando la capacità di espansione internazionale e uno scale-up più efficace. Con lungimiranza il nostro Startup Act 2012 introdusse la possibilità di aprire la startup senza atto notarile, condizione poi purtroppo rivista su richiesta dell’Ordine notarile; forse il Report Draghi potrà far tornare su questi passi.
Per affrontare la sfida della crescita, il Report propone anche la creazione di programmi specifici di internazionalizzazione, che colleghino le startup europee con ecosistemi di innovazione all’estero, favorendo la collaborazione con partner tecnologici e industriali internazionali.
Rafforzare l’ecosistema finanziario
Ulteriore tema centrale del Report Draghi è la necessità di rafforzare e rendere più flessibile l’ecosistema finanziario europeo per supportare le startup, in particolare nella fase di scale-up. Per affrontare questa criticità, il report propone di potenziare strumenti come il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e il Consiglio Europeo per l’Innovazione (EIC), ampliando il ruolo di quest’ultimo fino a renderlo simile all’ARPA statunitense, con la capacità di sostenere progetti ad alto rischio ma con un elevato potenziale innovativo. La mancanza di informazioni su opportunità di investimento transfrontaliere e le differenze nei regimi fiscali tra gli Stati Membri contribuiscono infatti alla frammentazione dell’ecosistema europeo.
Servono più angel investor
Inoltre, viene sottolineata l’importanza di aumentare il numero di Angel Investor (investitori privati che fornisce capitale a startup, generalmente in fase iniziale, contribuendo con esperienza, competenze e network), fondamentali per sostenere le startup nelle fasi iniziali, proprio perché il capitale fornito da questi soggetti è spesso essenziale per il passaggio dalle prime fasi di sviluppo prima dell’arrivo di Fondi formali. Nonostante alcuni miglioramenti, l’ecosistema di angel investors nell’UE è ancora relativamente sottosviluppato rispetto agli Stati Uniti, dove il volume di finanziamenti provenienti dagli investitori angelici supera addirittura quello dei fondi di Venture Capital (VC).
Ancora troppo bassa la quota di VC europeo
Nonostante la crescita del mercato VC europeo nell’ultimo decennio, la sua quota globale rimane bassa rispetto a quella degli Stati Uniti – evidenzia il Report. La quota di fondi VC raccolti nell’UE rappresenta solo il 5% del totale mondiale, contro il 52% degli Stati Uniti e il 40% della Cina (non commentiamo la quota italiana!). Inoltre, il livello di investimenti VC nell’UE rappresenta solo lo 0,05% del PIL annuo, sei volte inferiore rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito. La mancanza di fondi VC di grandi dimensioni e ben diversificati nell’UE ostacola il finanziamento di progetti di vasta portata e limita la capacità delle startup europee di crescere fino a raggiungere il loro pieno potenziale. Secondo il Report serve creare un ambiente che attragga capitali e riduca i rischi per gli investitori, ad esempio con l’ampliamento del mandato del Gruppo BEI (Banca Europea per gli Investimenti), che potrebbe co-investire, riducendo così i rischi per gli investitori privati e stimolando nuovi investimenti a favore delle startup innovative. In Italia conosciamo bene l’effetto benefico delle istituzioni, come nel caso di Cassa Depositi e Prestiti, sulla fiducia degli investitori e sul clima dell’ecosistema degli investimenti.
Ulteriori punti deboli evidenziati nel Report sono da un alto la disparità di accesso alle infrastrutture digitali (5G, banda ultra veloce) in alcune regioni europee tra cui l’Italia non fa eccezione; dall’altro lato il Report Draghi evidenzia la necessità di un sistema di educazione e formazione continua per sostenere la crescita delle startup, con programmi formativi sulle tecnologie, in collaborazione con università e centri di ricerca, un approccio di lifelong learning, che consenta ai lavoratori di aggiornare continuamente le proprie competenze, reti di mentoring e accelerazione per sviluppare le capacità imprenditoriali e le decisioni strategiche.
La nomina di Ekaterina Zaharieva: un nuovo impulso per le startup e l’innovazione
L’ecosistema delle startup europeo ha recentemente ricevuto un forte segnale di supporto grazie alla nomina di Ekaterina Zaharieva come Commissaria per le “Startup, la Ricerca e l’Innovazione”. Annunciata dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il 17 settembre 2024, Zaharieva è la prima a ricoprire un ruolo con una job title che inizia con un focus diretto sulle “startup”, seguito e abbinato a “ricerca” e “innovazione”. Questo ordine non è casuale, l’Europa riconosce che le giovani imprese innovative sono la chiave per sbloccare nuovo valore e migliore la competitività del sistema. La ricerca rappresenta il motore che alimenta queste imprese, ma l’innovazione si realizza quando queste startup riescono a crescere, ad attirare investimenti e a trasformare le loro idee in realtà economiche concrete.
Il Report Draghi e la nomina di Zaharieva rappresentano quindi chiari segnali della volontà (e necessità) di non trattare le startup solo come un’appendice del sistema economico, ma come un vero motore di crescita. L’obiettivo è far sì che queste giovani imprese possano beneficiare di un contesto più favorevole per lo scale- up, superando le barriere che attualmente limitano il loro sviluppo.
L’Osservatorio Startup Thinking continua a fare la sua parte con le principali imprese e PA italiane, ci auguriamo che questi segnali siano colti anche dalle Istituzioni del nostro Paese, con coraggio ed entusiasmo, per superare quei limiti che imbavagliano la crescita del Paese.