Cos’è il mercato unico digitale europeo e perché può farci guadagnare 415 miliardi

La Commissione europea è al lavoro sul Single Digital Market, strategia da realizzare entro il 2016. Per i consumatori sarà più facile acquistare online, meno barriere alle vendite per le imprese. Si stima un aumento dei consumi di 11,7 miliardi di euro e centinaia di migliaia di posti di lavoro in più

Pubblicato il 29 Feb 2016

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Dar vita a uno spazio comune per crescere, rafforzarsi e prevalere sui competitor internazionali: è l’obiettivo del Digital Single Market (Dsm), o Mercato unico digitale, strategia alla quale sta lavorando l’Unione europea. Un lavoro importante per cittadini e imprese di tutta la Ue e in particolare per l’Italia, che detiene un disonorevole quartultimo posto nella classifica delle società e delle economie europee più digitalizzate. Un lavoro che potrebbe portare notevoli benefici economici: si stima che, con l’introduzione del Dsm, l’economia comunitaria crescerebbe di 415 miliardi all’anno, si creerebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro e i consumatori risparmierebbero fino a 11,7 miliardi di euro.

Cos’è il Digital Single Market – È una strategia che punta ad aprire opportunità in campo digitale a persone e aziende e a rafforzare la posizione dell’Europa come leader mondiale dell’economia digitale. Nel Dsm è assicurata la libera circolazione di persone, servizi e capitali. Allo stesso tempo gli individui e le aziende possono avere accesso ad attività online ed esercitarle senza soluzione di continuità in un contesto concorrenziale equo. Inoltre è previsto un elevato livello di protezione dei dati personali e di quelli del consumatore, indipendentemente dalla nazionalità o dal luogo di residenza.

I tempi – Adottata il 6 maggio 2015, la strategia per il Mercato unico digitale europeo prevede 16 iniziative che devono diventare effettive entro la fine del 2016. La Commissione europea ha identificato l’implementazione del Dsm come una delle sue 10 priorità politiche. A guidare la squadra impegnata sul progetto di un Mercato unico digitale connesso è il vicepresidente della Commissione, Andrus Ansip.

Perché è necessario dar vita al Digital Single Market? – Internet e le tecnologie digitali stanno trasformando, e in alcuni casi rivoluzionando, praticamente ogni aspetto della nostra vita e ogni settore delle nostre attività. È chiaro che queste trasformazioni vanno accolte, comprese e gestite in modo da ricavarne opportunità e vantaggi. In Europa, però, esistono ostacoli alle operazioni online che impediscono ai cittadini di approfittare di una più vasta gamma di beni e servizi. Solo il 4% dei servizi online all’interno della Ue è transfrontaliero: la maggior parte sono servizi basati negli Usa (54%) e il 42% sono servizi nazionali. Solo il 15% dei consumatori effettua acquisti online da un altro Stato membro, mentre il 44% acquista all’interno della propria nazione. Eppure, dice la Ue, i consumatori europei potrebbero risparmiare fino a 11,7 miliardi di euro se potessero avere a disposizione, quando fanno shopping online, una gamma più vasta di beni e servizi. Altro dato significativo: soltanto il 7% delle piccole e medie imprese europee vende oltre i propri confini, perché, a causa del necessario adattamento alle leggi nazionali degli altri Paesi, dovrebbe sobbarcarsi costi extra che non è in grado di sostenere. Invece, se le stesse regole per l’e-commerce venissero applicate in tutti i Paesi membri dell’Unione, il 57% delle aziende potrebbe avviare o aumentare le sue vendite online verso altri Stati della Ue. (qui le cifre sull’uso di beni e servizi digitali nell’Unione europea)

I vantaggi previsti – Numerose le opportunità che deriverebbero dall’introduzione del Digital Single Market sia per le startup sia per le società già esistenti in un mercato di oltre 500 milioni di persone. Secondo stime della Ue, il mercato unico digitale aumenterebbe i consumi di circa 18 miliardi di euro e contribuirebbe alla crescita dell’economia comunitaria per 415 miliardi di euro all’anno, oltre a portare alla creazione di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. Questo perché avrebbe un impatto positivo sia sui consumatori sia sulle imprese. I consumatori potrebbero contare su prezzi più bassi e una maggiore facilità di acquisto, al punto che gli utenti che acquistano da Paesi comunitari dovrebbero toccare quota 70 milioni. Dall’altra parte le aziende avrebbero meno barriere per la vendita dei loro prodotti e servizi in tutta Europa: salirebbero così a 122 mila le imprese che vendono ad altri paesi europei. Insomma, stando alle stime, il mercato unico digitale potrebbe essere una grande opportunità per l’intera Europa. Ma, se si guarda alle statistiche, si capisce che c’è ancora strada da fare.

Le tappe – La strategia per il mercato unico digitale comprende una serie di azioni mirate che dovranno essere attuate entro la fine del 2016. La strategia poggerà su tre pilastri: 1) migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese; 2) creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi; 3) massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale.

Primo pilastro: Migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese
La Commissione proporrà di:
1. introdurre norme intese ad agevolare il commercio elettronico transfrontaliero, per esempio armonizzando le norme in materia di contratti e di tutela dei consumatori per gli acquisti online. I consumatori beneficerebbero così di una più vasta gamma di diritti e di offerte, mentre le imprese venderebbero più facilmente in altri paesi dell’Ue.
2. garantire un’attuazione più rapida ed omogenea delle norme di protezione dei consumatori
3. assicurare servizi di consegna dei pacchi più efficienti e a prezzi accessibili. Attualmente, il 62% delle imprese che cercano di vendere online sostiene che il costo eccessivo della consegna dei pacchi costituisce un ostacolo
4. eliminare il blocco geografico ingiustificato — una pratica discriminatoria utilizzata per motivi commerciali, secondo la quale i venditori online impediscono ai consumatori di accedere a un sito Internet sulla base della loro ubicazione, o li reindirizzano verso un sito di vendite locale che pratica prezzi diversi. Questo blocco può significare, ad esempio, che il noleggio di automobili sarà più costoso se effettuato a partire da un determinato Stato membro rispetto all’identica operazione nello stesso paese di destinazione
5. individuare potenziali problemi relativi alla concorrenza che possano incidere sui mercati europei del commercio elettronico
6. aggiornare la legislazione sul diritto d’autore, rendendola più moderna ed europea. L’obiettivo è ridurre le disparità tra i regimi di diritto d’autore nazionali e permettere un accesso online più ampio alle opere in tutta l’Ue
7. rivedere la direttiva sulla trasmissione via satellite e via cavo per verificare se il suo ambito di applicazione debba essere esteso alle trasmissioni radiotelevisive online e per esaminare come aumentare l’accesso transfrontaliero ai servizi radiotelevisivi in Europa
8. ridurre gli oneri amministrativi che derivano alle imprese dai diversi regimi Iva affinché anche i venditori di beni materiali verso altri paesi possano trarre vantaggio dal meccanismo elettronico di registrazione e pagamento unici. Inoltre si sta lavorando a una soglia di Iva comune per sostenere le startup più piccole che vendono online.

Secondo pilastro: Creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi
La Commissione intende:
9. presentare un’ambiziosa revisione della regolamentazione europea in materia di telecomunicazioni. Ciò comporta, tra l’altro, assicurare un coordinamento più efficace dello spettro radio e definire criteri comuni a livello dell’Ue per l’assegnazione dello spettro a livello nazionale; creare incentivi agli investimenti nella banda larga ad alta velocità; garantire condizioni di concorrenza eque per tutti gli operatori del mercato, vecchi e nuovi; e instaurare un quadro istituzionale efficace
10. riesaminare il quadro dei media audiovisivi per adeguarlo al XXI secolo, mettendo in rilievo il ruolo dei diversi operatori del mercato nella promozione delle opere europee (emittenti televisive, fornitori di servizi audiovisivi a richiesta, ecc.)
11. effettuare un’analisi dettagliata del ruolo delle piattaforme online (motori di ricerca, social media, app store, ecc.) nel mercato. Questo esame verterà su aspetti quali la mancanza di trasparenza dei risultati di ricerca e delle politiche in materia di prezzi, le modalità di utilizzo delle informazioni ottenute, le relazioni tra piattaforme e fornitori e la promozione dei propri servizi a scapito dei concorrenti, nella misura in cui tali aspetti non siano già trattati nell’ambito del diritto della concorrenza. Esaminerà inoltre i modi migliori per contrastare i contenuti illeciti su Internet
12. rafforzare la fiducia nei servizi digitali e la sicurezza degli stessi, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei dati personali. Sulla base delle nuove norme dell’Ue in materia di protezione dei dati, la Commissione procederà alla revisione della direttiva e-privacy;
13. proporre un partenariato con l’industria sulla sicurezza informatica nell’ambito delle tecnologie e delle soluzioni per la sicurezza delle reti.

Terzo pilastro: Massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale
La Commissione intende:
14. proporre un’iniziativa europea per il libero flusso dei dati, per promuoverne la libera circolazione nell’Unione europea. Talvolta i nuovi servizi sono ostacolati da restrizioni relative al luogo in cui si trovano i dati o all’accesso dei dati, restrizioni che spesso non hanno alcun rapporto con la protezione dei dati personali. Questa nuova iniziativa affronterà il problema di queste restrizioni, favorendo in tal modo l’innovazione. La Commissione avvierà anche un’iniziativa europea a favore del cloud computing relativa alla certificazione dei servizi di cloud computing, al cambiamento di fornitore di detti servizi e a un «cloud per la ricerca»
15. individuare le priorità per l’elaborazione di norme e l’interoperabilità in settori fondamentali per il mercato unico digitale, quali la sanità elettronica, la pianificazione dei trasporti o l’energia (contatori intelligenti)
16. promuovere una società digitale inclusiva in cui i cittadini dispongano delle competenze necessarie per sfruttare le opportunità offerte da Internet e aumentare le possibilità di trovare un lavoro. Anche grazie ad un nuovo piano di azione per l’eGovernment, i registri delle imprese in tutta Europa saranno collegati, i diversi sistemi nazionali potranno lavorare in modo compatibile, e le imprese e i cittadini avranno la possibilità di comunicare i dati una sola volta alle amministrazioni pubbliche, che non dovranno più richiedere ripetutamente al cittadino la medesima informazione ogniqualvolta possono riutilizzare le informazioni già in loro possesso. Tale iniziativa, cosiddetta “una tantum”, consentirà di ridurre le formalità burocratiche e potrebbe portare a un risparmio di circa 5 miliardi di euro all’anno entro il 2017. Sarà accelerata anche l’introduzione degli appalti elettronici e delle firme elettroniche interoperabili.

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