Ci ha creduto quando era ministro, continua a crederci da “privato cittadino”: Corrado Passera ha rilevato il 10% dell’azionariato di Club Italia Investimenti 2, progetto nato nel 2008 che punta ad affiancare gli acceleratori d’impresa nella fase di pre-seed, ovvero di sperimentazione innovativa e finanziamento dell’idea.
L’ex ad di Poste Italiane e Banca Intesa aveva dimostrato, da responsabile del dicastero dello Sviluppo economico e delle infrastrutture nel governo Monti (novembre 2011-aprile 2013), di essere molto impegnato sui temi dell’innovazione, del digitale e delle start up. In particolare ad aprile 2012 aveva istituito una task force proprio per lo sviluppo delle start up innovative guidata da Alessandro Fusacchia.
E adesso, memore dell’“antica” passione, ha deciso di investire nell’incubatore di aziende per il finanziamento di imprese appena nate. In particolare Club Italia Investimenti 2 mette a disposizione di chi vuole sperimentare un proprio progetto, sostenuto da un business accelerator, un capitale di 20-50mila euro che consenta l’avvio dell’operatività. L’obiettivo è arrivare a finanziare circa 45 aziende all’anno.
Da indiscrezioni di “Milano Finanza”, oltre all’ex politico, che avrebbe rilevato la sua quota qualche settimana fa, ci sono tra gli altri il banker Cristiano Esclapon, con il 19,65% di quote rilevate, Leonardo Ferragamo (15,11%), la Tdb di Paolo Barberis, fondatore di Dada (14,61%), la H-Farm Italia di Riccardo Donadon (10%), il consulente Riccardo Monti (5%) e il top manager dell’Eni, Marco Alverà (5%).
Durante il suo dicastero Passera aveva ribadito che start up e Agenda digitale dovevano diventare la chiave della crescita per il nostro Paese. E, ad un incontro pubblico, aveva dichiarato: “Noi vogliamo far diventare l’Italia più amica delle start-up, aziende innovative che non sempre sono state aiutate nel nostro Paese. Abbiamo analizzato i casi più interessanti in giro per il mondo, coinvolgendo incubatori e acceleratori: ne è uscito un decreto legge dedicato alle nuove imprese innovative, con poca burocrazia, costi inesistenti e contratto di lavoro disegnato sulle esigenze di aziende che nascono, quindi massima flessibilità, possibilità di coinvolgere i collaboratori nel capitale delle società”. Il ministro aveva poi spiegato che “la crescita passa per la creazione di nuove imprese innovative, e l’Italia si è messa in linea con paesi più amici delle nuove imprese”.