La contaminazione tra industrie mature e giovani imprese innovative ad alto potenziale di crescita è in grado di introdurre innovazione e talenti nelle imprese consolidate e di aprire nuovi mercati, creando nuova occupazione qualificata, per le imprese emergenti.
Sono questi i benefici del Corporate Venture Capital (CVC), un tipo di investimento che un’azienda, solitamente di medie-grandi dimensioni, fa su una startup attraverso un fondo dedicato. I fondi di cvc rilevano quote di capitale (in genere di minoranza) delle nuove imprese ma non lo fanno solo in ottica finanziaria, come farebbe legittimamente un venture capital “classico”, ma anche per avere un accesso privilegiato alle innovazioni e alle tecnologie sviluppate dalle startup.
Corporate venture capital: che cos’è e chi lo fa (in Italia e all’estero)
Non a caso il CVC sta diventando uno degli strumenti di open innovation più utilizzati, ovvero una modalità attraverso la quale ricercare proposte innovative al di fuori del perimetro aziendale.
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All’argomento è dedicato il Terzo Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital italiano, promosso da Assolombarda, Italia Startup e Smau, con la partnership scientifica di Cerved e in collaborazione con Confindustria e Piccola Industria Confindustria per la raccolta ed analisi dei casi di successo. Un report che offre una panoramica del CVC e dell’Open Innovation in Italia. Qui puoi consultare il report in versione completa.
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Vediamo tutti i numeri del fenomeno nel nostro Paese.
I numeri del Venture Capital in Italia
Nel 2018 il fenomeno del corporate venture capital ha continuato a crescere a ritmi elevati, con 7.653 investitori, +14% sull’anno precedente e circa 2.500 investitori in più rispetto a settembre 2016.
I Corporate Venture Capital sono nel capitale di 2.329 startup innovative. Anche qui il dato rilevato è in crescita: il numero di startup innovative nel portafoglio del CVC è cresciuto di 428 unità tra 2016 e 2018, passando da 1.901 a 2.329 (+22%)
La dimensione delle startup partecipate da CVC è rilevante: si stima che abbiano realizzato nel 2017 un fatturato aggregato che sfiora il mezzo miliardo di euro, più del 40% del totale del fatturato prodotto dalla startup innovative (1,2 miliardi).
Il fenomeno poi risulta in forte crescita in tutte le dimensioni aziendali e in quasi tutte le regioni della Penisola. I dati indicano infatti che investono in startup innovative società di tutte le dimensioni. Il fenomeno è in crescita dunque per tutte le dimensioni di impresa, con la sola eccezione delle holding, e con tassi più sostenuti per le piccole imprese. La presenza di CVC è relativamente più alta tra le imprese medio-grandi: hanno partecipazioni in startup innovative il 7,8% delle grandi società e il 2,4% delle medie, contro lo 0,8% delle società piccole.
La presenza di soci CVC risulta in aumento con tassi a due cifre nella maggior parte delle regioni italiane. Nel Sud e Isole (+25,6%) e nel Nord Ovest (+22%) si osserva la crescita più sostenuta. La maggior parte dei soci corporate di startup innovative (68%) ha sede al Nord del Paese, in ulteriore crescita rispetto all’anno scorso (66%). Anche le startup innovative sono maggiormente presenti nel Nord (55%). La percentuale è più bassa di quella dei soci CVC, a indicare che un flusso di investimenti in CVC del Nord va a beneficio di startup innovative che operano nel Centro-Sud.
Sono frequenti investimenti in CVC in settori e regioni diverse; gli investitori si caratterizzano rispetto al resto delle imprese per una maggiore propensione all’innovazione e all’export.
Le società che investono in startup innovative realizzano performance migliori delle altre imprese in termini di crescita, di redditività e hanno un volume di debiti finanziari più sostenibile.
La tendenza all’innovazione delle PMI che hanno investito in CVC è stata confrontata con il resto delle PMI sulla base di uno score che misura la propensione a innovare delle imprese. In base ai dati, il 62% degli investitori risultano società fortemente innovative (high o top), una percentuale decisamente più alta di quella calcolata sul complesso delle PMI. Non solo. La vocazione internazionale delle PMI che hanno investito in CVC è stata confrontata con quella del resto delle PMI. I dati indicano che il 78% delle PMI che hanno investito in CVC sono molto aperte ai mercati esteri (score high, very high o certain), contro il 67% del totale delle PMI.
Al CVC è associata una crescita maggiore e tassi di mortalità minori delle startup, che possono attendere più tempo per raggiungere il break even point. In base ai dati di bilancio, infatti, le startup partecipate da CVC generano in media più fatturato e più valore aggiunto delle altre startup innovative. I risultati sembrano quindi evidenziare che al CVC sia associata una maggiore crescita delle startup investite.
Inoltre, la presenza di investitori con dotazioni maggiori di capitali, come gli investitori specializzati e i soci in CVC, consente alle startup un periodo di tempo maggiore per iniziare a generare margini. Non solo. La presenza di startup innovative che sono fallite, hanno aperto procedure concorsuali o hanno avviato una liquidazione volontaria è più bassa tra quelle che hanno tra i propri soci investitori in CVC. Questo può dipendere in parte da una minore propensione al rischio rispetto agli investitori specializzati in innovazione, in parte da una maggiore vicinanza al mercato.