La Commissione Europea chiede aiuto all’innovazione per combattere il coronavirus: lanciata una call per startup e PMI con tecnologie e soluzioni innovative che possano contribuire a trattare, testare o monitorare l’emergenza. La scadenza è molto ravvicinata: inizialmente era fissata per le ore 17 di mercoledì 18, poi è stata rimandata al 20 marzo. Non ci sono temi predefiniti ma verranno prese in considerazione tutti i progetti in grado di accelerare il contenimento e la gestione della pandemia. Budget dell’iniziativa: 164milioni di euro.
A questo link le informazioni per partecipare alla call: link
Tempestivi come i bradipi, commenta qualcuno sui social. Ma Alberto Onetti, Chairman di Mind The Bridge, che conosce la burocrazia di Bruxelles, in un post su Linkedin spiega bene, invece, l’eccezionalità dell’iniziativa e ne racconta la genesi.
Tutto comincia soltanto giovedì scorso, lo stesso 12 marzo in cui la Presidente della BCE Christine Lagarde mostrava il lato freddo e insensibile di una istituzione europea (“Noi non siamo qui per accorciare gli spread…”). Sui social, dall’Irlanda, parte una mobilitazione sul problema che rende il Coronavirus così temibile: la scarsa disponibilità dei ventilatori polmonari. “Perchè non produrre ventilatori a basso costo e in tempi rapidi con un progetto open source condiviso?”, propone su Twitter Colin Keogh, CEO di The Rapid Foundation e Under30 di Forbes.
“L’iniziativa non è sfuggita agli occhi di un funzionario di Brussels che, oltre a sostenerla, si è mosso all’interno della sua struttura (DG Research and Innovation) per implementare in tempi rapidi una soluzione”, rivela Onetti. “Venerdì alle 14.30 – in meno di mezza giornata – è arrivata la risposta da parte dell’European Innovation Council, che ha mobilitato 164 milioni di euro del proprio Accelerator per sostenere startup ed imprese nello sviluppo di soluzioni per l’emergenza Coronavirus. 5 giorni per applicare, approccio bottom-up (ossia nessuna preclusione tematica alle soluzioni proposte)”.
Il tutto assolutamente impensabile per i tempi “normali” di Brussels, commenta Onetti che conclude con questa morale: “Le persone fanno le istitituzioni, a tutti i livelli: Europa, Paese, Regione, Città. Smettiamo di lamentarci delle istituzioni. Facciamo del nostro meglio per cambiarle”.