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Contratti di investimento: perchè serve una camera arbitrale delle startup



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Il sistema italiano della giustizia civile/commerciale non possiede uno strumento veloce ed efficace per risolvere possibili conflitti tra founders ed investitori. La soluzione potrebbe essere una camera arbitrale delle startup. Come dovrebbe funzionare?

Pubblicato il 31 gen 2024



Camera Arbitrale Startup

All’Italia (e non solo) serve una camera arbitrale dedicata al mondo delle startup.

Nel mio precedente articolo ho spiegato come i contratti di investimento seed e pre-seed per le startup sono troppo lunghi e complessi e proposto un’alternativa più pratica. In questo contesto, ho già accennato al tema enforcement ed implicitamente fatto riferimento al fatto che il sistema italiano della giustizia civile/commerciale non possiede, purtroppo, velocità e caratteristiche tali da permettere la risoluzione in modo rapido, efficiente, economico (e con un occhio rivolto a principi di equità e potenzialmente best practices estere) di potenziali conflitti tra founders ed investitori.

Leggi anche: I contratti di investimento seed e pre-seed hanno davvero senso? 5 risposte

Richiamo nuovamente il tema per introdurre ciò che potrebbe rappresentare un unicum mondiale (e portare per una volta l’Italia ad essere emulata quando si parla di startup): la camera arbitrale delle startup.

Cos’è una camera arbitrale delle startup

La camera arbitrale delle startup sarebbe una innovativa camera arbitrale caratterizzata:

(a) Da arbitri che abbiano competenza specifica in tema di startup ed investimenti in startup (si potrebbe creare un bacino di arbitri usati di volta in volta a rotazione);

(b) Da una procedura di risoluzione della controversia scritta ad hoc che bypassi totalmente la procedura civile italiana e permetta di risolvere la controversia in 2-3 settimane. Ad esempio, l’intero procedimento potrebbe essere basato su due atti: uno con cui una parte inizia il procedimento ed in cui devono essere inseriti tutti i punti di contesa, ed uno con cui l’altra parte risponde. Dimentichi di inserire una specifica contestazione nel primo atto o di rispondere ad una specifica contestazione nel secondo? Non potrai più sollevare il punto specifico nel primo caso, mentre nel secondo la non contestazione equivale ad ammissione. Tutto il procedimento sarebbe gestito telematicamente e da remoto. Agli arbitri si darebbe la possibilità, su richiesta delle parti, di chiedere documenti specifici di cui la controparte è in possesso (le parti si impegnano ad ottemperare ad ogni richiesta di consegna di documentazione). Quelli appena illustrati sono solo un paio di esempi, visto che tutta la procedura può essere disegnata ad hoc;

(c) Dalla possibilità di essere utilizzata per dirimere non solo vere e proprie controversie, ma anche gli stalli decisionali. Si potrebbe interpellare tale camera, ed in particolare un solo arbitro, sulla base di una procedura in questo caso anche più informale rispetto a quella menzionata, per un parere terzo che possa essere utilizzato come base di partenza per rimuovere lo stallo e che vada nella direzione di salvaguardare il migliore interesse della società. Quello del miglior interesse della società è un aspetto che ritengo cruciale, ma che nei giudizi intra-societari tra soci è in Italia sostanzialmente trascurato. Ci si è totalmente dimenticati, ossia, che decisioni giudiziali prese in riferimento a scontri che vedono la contrapposizione di interessi meramente personalistici dei soci comunque riverberano i propri effetti in modo indiretto sulla società complessivamente intesa (e seppur trattandosi di conflitti tra soci, quindi formalmente tra soggetti diversi dalla società, il miglior interesse della società dovrebbe comunque quantomeno essere valutato).

(d) Dal fatto che in riferimento a temi importanti che possono influenzare l’intero settore, la camera pubblicherebbe le conclusioni giuridiche (senza rivelare parti o aspetti confidenziali). Ad esempio, se in una controversia A. Coppola v. E. Musk la camera arbitrale decide che un particolare draft di una clausola è eccessivamente soffocante, questa conclusione giuridica e la motivazione potrebbero essere rese pubbliche, di modo che il mercato possa recepire ed adeguarsi (con ciò evitandosi di sottoporre lo stesso tema alla camera in futuro). Questa attività di divulgazione e creazione del diritto operata dalla camera contribuirebbe, peraltro, ad un ulteriore progressivo alleggerimento dei contratti di investimento, perché ad un certo punto si potrebbe arrivare ad una definizione per via derivata di molti termini e meccanismi (ad esempio, se la camera determina tutto ciò che è bad leaver ed un relativo ottimale meccanismo di operatività dello stesso, nel contratto d’investimento ci si potrebbe limitare a non più di un paio di righe).

Come arrivare alla sua costituzione?

In fase iniziale, la camera potrebbe essere sostenuta finanziariamente da una neoformata organizzazione, rappresentativa delle startup (che riunisca le startup italiane più rappresentative), dei fondi di VC italiani, oltre che delle varie associazioni di settore.

I membri dell’organizzazione godrebbero di tariffe ridotte per l’accesso ai servizi della camera. La camera potrebbe essere utilizzata anche da non membri, ma a tariffe arbitrali piene.

Camera Arbitrale delle Startup: l’Italia sarebbe la prima

Non sono a conoscenza della esistenza, ad oggi, di un organismo risolutivo specifico per startup in qualunque parte del mondo.

Sono convinto che una camera arbitrale del genere, se ben strutturata, potrebbe diventare una sorta di modello seguito a livello mondiale in una decina di anni.

Inoltre, in Italia, potrebbe diventare un punto di riferimento utilizzato anche da società di medie e grandi dimensioni. A quel punto, la camera potrebbe autofinanziarsi completamente grazie alle tariffe arbitrali pagate da tali società.

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