“Con Startup Weekend portiamo un pezzo di Silicon Valley a Roma”

Gianmarco Carnovale, presidente di Roma Startup, lancia il contest che si apre venerdì a Parco Leonardo: “Un’occasione per comunicare a livello internazionale le nostre potenzialità. La Regione Lazio l’ha capito e lancerà un bando per potenziare il microseed”

Pubblicato il 13 Nov 2014

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Roma quasi come Berlino. “Non manca l’ecosistema né la capacità di creare startup, proprio come avviene nella capitale tedesca, manca semmai il venture capital. Ma non riusciamo ad attrarre capitali perché non sappiamo comunicare all’estero le nostre potenzialità. Startup Weekend Roma è un’occasione per farlo”. A dirlo a EconomyUp è Gianmarco Carnovale, presidente di Roma Startup, associazione che si propone come luogo di confronto e coordinamento tra i membri dell’ecosistema delle startup della capitale. E che, da domani al 16 novembre negli spazi del quartiere Parco Leonardo, vicino a Fiumicino, organizza appunto lo Startup Weekend Roma. È un evento inserito nella Global Startup Battle, competition di livello internazionale, durante la quale i partecipanti potranno trasformare le migliori idee di business in startup. A conclusione del weekend, le neo imprese verranno presentate ad una giuria di esperti del settore che decreterà la vincitrice.

Carnovale, quanta importanza ha una manifestazione del genere per le startup romane?
È un pezzo della Silicon Valley a Roma. Si tratta infatti di un format della Kauffman Foundation, prestigiosa organizzazione no profit statunitense a sostegno dell’imprenditorialità, che si replica annualmente in tutti i luoghi del mondo dove è presente un ecosistema. A Roma siamo ormai alla terza edizione. È un format da cui scaturiscono almeno due risultati: condividere metodologie di startup creation all’americana e dar vita in poco tempo a vere e proprie startup. La competizione è aperta a tutto il mondo, la lingua ufficiale è l’inglese. L’anno scorso arrivarono persino persone dalla Florida.

L’accesso è consentito solo agli startupper?
No, anche a chi ha semplicemente una business idea, a designer, a sviluppatori. Con qualche decina di euro possono restare per il weekend e sviluppare la propria soluzione innovativa. Sempre domani, prima dell’evento, è previsto un convegno dal titolo ‘Innovazione Eterna: La scena Startup della Capitale e suoi protagonisti’. Faremo il punto sulla filiera virtuale metropolitana composta da diversi soggetti che aiutano a far crescere le startup. Da tutti ci faremo raccontare in quale modo coltivano questa sorta di “orto”. E presenteremo la mappa degli incubatori della capitale.

Quanti sono?
Molto più di quanto si creda. Quelli privati, di cui conosciamo personalmente il livello qualitativo, sono LuissEnlabs a Termini, Italiacamp all’Esquilino, Innova al Tecnolopolo tiburtino, Startalia sulla Cassia, Pi Campus all’Eur, Vejo park a Via due ponti, Impact Hub a San Lorenzo e l’accelleratore di Enel. Ed ancora Ericsson Ego all’Anagnina, Founders Institute e Tim #WCap a Trastevere. Sono undici e ne stiamo valutando altri due. Tre sono in apertura: StartupBootcamp-Roma, sulla scia del successo di Amsterdam, Berlino e Copenaghen, il nuovo incubatore di Matteo Fago (ex Venere.com ed ex azionista di riferimento de l’Unità) in piazza San Giovanni in Laterano nell’ex sede di Cepu, e Parco Leonardo, di cui per il momento preferirei non svelare i dettagli. E non cito di proposito i tanti incubatori pubblici sparsi per il territorio. Queste strutture private contribuiranno a sfornare startup in linea con gli standard internazionali in un contesto che è estremamente prolifico: siamo la più grande città universitaria d’Europa, qui ci sono i talenti.

Quale ruolo per la Regione Lazio? Solo quest’anno ha erogato un totale di 45,5 milioni di euro per giovani, startup e pmi.
Sta avvenendo un grande cambiamento. Da un anno a questa parte con la Regione e il Comune abbiamo creato una Commissione Startup che ha lavorato per definire il contesto e indicare secondo quali logiche devono essere erogati i fondi pubblici. Il concetto è che il soggetto pubblico non dovrebbe più elargire soldi a pioggia, anche perché non ha le competenze necessarie per la selezione dei candidati, ma è meglio che si affidi a operatori privati competenti. A breve il presidente Nicola Zingaretti presenterà un bando che rafforza la dotazione microseed degli incubatori, i quali di solito erogano grant d’impresa tra i 15 e i 30mila euro. In base al bando le startup che ottengono il microseed potranno richiedere alla Regione di raddoppiare questa assegnazione. In sostanza, se ricevo 30mila euro dal mio incubatore, ho la possibilità di arrivare a 60mila grazie alla Regione. La disponibilità del fondo è di un milione e mezzo all’anno. Per l’Italia è una rivoluzione, negli Usa si fa da sempre così: non è il pubblico a scegliere a chi dare i soldi, ma chi ha competenze.

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