Startupper italiani alla scoperta del Sudamerica. I founders di CoContest, piattaforma di crowdsourcing dedicata al mercato dell’interior design, sono tra i pochissimi connazionali ad aver vinto la partecipazione a Startup Chile, programma di accelerazione internazionale promosso dal governo cileno che in pochi anni è riuscito ad attrarre oltre 1000 imprenditori da tutto il mondo.
I fondatori di CoContest, spazio online in cui giovani architetti si contendono lavori su scala europea in base al progetto più convincente, hanno ottenuto un investimento di 40.000 dollari, un ufficio in un coworking al centro di Santiago e la possibilità di dialogare con un network internazionale di venture capitalists, business angels e gruppi industriali sudamericani. In cambio il team è tenuto a contribuire allo sviluppo dell’ecosistema imprenditoriale cileno. “Ad esempio – spiega il co-founder Federico Schiano Di Pepe – abbiamo tenuto alcune lezioni presso l’università di Santiago sullo sviluppo del business nelle prime fasi di una startup. In generale – prosegue – abbiamo trovato un Paese emergente ancora alle prese con problemi sociali (grandi ricchezze e grandi povertà, con una classe media che fatica ad emergere) ma deciso a fare sostanziali passi avanti sul fronte dell’imprenditoria giovanile, con il robusto sostegno dei vicini di casa statunitensi. Ma una delle cose che ci ha più colpito è che in Cile ci sono interesse e stima incredibili verso l’Italia, specialmente per chi si occupa di design”.
CoContest ha presentato la richiesta di partecipazione online la scorsa primavera, accompagnata (come richiesto dal bando) dalla lettera di presentazione di un ex participante a Startup Chile. “Per quanto ne sappiamo – commenta Schiano Di Pepe – su 14 edizioni saranno stati non più di 4 o 5 gli italiani selezionati. A questa edizione su 2000 domande ne sono state scelte 80. Noi ce l’abbiamo fatta e il primo agosto siamo partiti per Santiago, dove resteremo fino a gennaio”.
Il primo impatto? Decisamente positivo, innanzitutto dal punto di vista burocratico. Le autorità del Paese sudamericano non hanno problemi a concedere visti e anzi assegnano una carta di identità cilena che vale 10 anni. Ottima l’esperienza lavorativa: “Siamo in uno spazio di co-working dove, ogni settimana, transitano venture capitalists, imprenditori, ex fondatori di importanti start up, moltissimi provenienti dagli Usa. C’è una sorta di gemellaggio tra la Silicon Valley e Santiago del Cile: gli americani hanno deciso di puntare sul Sudamerica. Inoltre molti ex partecipanti tornano qui, perciò è un continuo andirivieni e un costante scambio di idee”. In cambio gli startupper devono “restituire” qualcosa al progetto: lezioni universitarie, eventi, convegni. Non è previsto alloggio, ma la vita costa meno cara che in Italia e non è difficile trovare una comoda sistemazione a buon prezzo. E poi ci sono le bellezze naturali del Cile, tutte da scoprire.
Ma quelli di CoContest non intendono farsi distrarre più di tanto e hanno già in cantiere nuovi progetti: “Tra 15 giorni – dice l’intervistato – lanceremo un sito basato su un nuovo modello imprenditoriale, rivolto cioè agli utenti business. A luglio abbiamo ricevuto 150.000 euro di investimento da LVenture, che utilizzeremo in parte per il marketing, in parte per spostarci negli Usa. Vogliamo diventare un ponte tra il design italiano e gli Stati Uniti”. Un piede in America l’hanno già saldamente messo.