“Vuoi viaggiare? Fonda una startup”. Potrebbe essere lo slogan dei fondatori di ClouDesire, piattaforma cloud nata per rendere più semplice e veloce la vendita in Software-as-a-Service, che si sono aggiudicati uno dei grant da 25mila euro di Working Capital. Sì, perché i quattro founder – il Ceo Eddy Fioretti, il Cto Andrea Vecchi, il responsabile Strategy Paolo Lanari e il Lead Developer Giovanni Toraldo – sono sempre in viaggio.
“Siamo dislocati tra Milano e Pisa e questo significa treni, voli, email e tante, tantissime telefonate!” spiega Fioretti, alla guida di questa realtà imprenditoriale che consente a qualsiasi azienda software di andare sul cloud e vendere le proprie applicazioni in modalità Software-as-a-Service, automatizzando una serie di attività di sviluppo e abbattendo investimenti onerosi.
“Ultimamente siamo spesso sempre in giro per il mondo: a Montreal per un percorso di internazionalizzazione organizzato dalla Camera di Commercio Italiana in Canada, a Düsseldorf per il prestigioso European Venture Summit 2013 e, tra meno di un mese, saremo negli Stati Uniti per la missione USACamp organizzata dall’associazione ItaliaCamp. Avremo l’opportunità di trascorrere una settimana densa di opportunità di business e networking tra New York e Washington, ma soprattutto parteciperemo al primo BarCamp nella storia di Wall Street”.
Per fortuna le famiglie, specifica Fioretti, “approvano, capiscono e sostengono da molti anni. È la passione per il lavoro che permette di tenere tutto insieme e di affrontare con serenità anche le sfide più impegnative. E a ClouDesire la passione proprio non manca”.
Non mancano neppure le competenze. Fioretti è ingegnere e Mba al Politecnico di Milano, in più ha alle spalle oltre 10 anni in un’azienda italiana presente nel magic quadrant di Gartner con la sua piattaforma SaaS di supply chain management.
Vecchi e Lanari provengono entrambi dalla Scuola Normale Superiore e sono soci fondatori di un’azienda software sul mercato da 15 anni, che 2 anni fa ha costituito una spin off di successo, Kiunsys, oggi partner di un’importante azienda mondiale di telecomunicazioni.
Quanto a Toraldo, è appassionato di tutte le novità tecnologiche, molto attivo in rete su blog e autore di libri dedicati alle tecnologie cloud.
I quattro “cervelli” hanno partorito l’idea “osservando il mercato del cloud dal punto di vista delle aziende di medie e piccole dimensioni, che hanno l’esigenza primaria di concentrarsi sul prodotto e sul marketing e per le quali l’infrastruttura di erogazione rappresenta non solo una necessità ma anche un costo”.
“Oggi tutti i player Ict parlano della nuvola – prosegue Fioretti – ma vendere su cloud software o servizi richiede in realtà degli sforzi molto importanti e forti competenze tecniche, che rappresentano per molte aziende vere e proprie barriere all’ingresso. ClouDesire si propone di abbattere queste barriere e di aiutare le imprese a migrare e a vendere sulla nuvola”.
Sugli obiettivi a cui punta ClouDesire hanno tutti le idee molto chiare: “Investire nello sviluppo di tecnologie cloud – dicono – significa aggredire un mercato con un tasso di crescita stimato incredibilmente alto. Per il Cloud Computing e per i modelli di business che abilita, gli analisti parlano di un mercato destinato a raggiungere oltre 100 miliardi di dollari di revenue nei prossimi tre anni, accompagnato da una crescita del 133% della diffusione di applicazioni aziendali. Preso atto dei grandi numeri – specificano – ci siamo concentrati sulle effettive necessità di un mercato con così alte potenzialità economiche e ci siamo resi conto che mancava una piattaforma evoluta di accelerazione del cloud, che permettesse a domanda e offerta di incontrarsi in maniera più rapida, che offrisse innovazione e convenienza a tutti gli attori coinvolti”.
A oggi la piattaforma è oltre la fase beta. Sta facendo on-boarding di early adopters e sta ricevendo feedback interessanti sia dai Software Vendor che dai Service Provider. E intanto i founder viaggiano per il mondo. Perché c’è bisogno di vedere, imparare, incontrare. E perché poche cose sono più internazionalizzabili del cloud.