La moda che si digitalizza non è solo showroom virtuali e metaverso. L’accelerazione impressa dalla pandemia all’innovazione del settore del fashion poggia anche sulle piattaforme tecnologiche che danno vita a nuovi modelli di business basati sui dati e la sostenibilità, i due pilastri del fare impresa oggi. Tra questi c’è la formula del noleggio, nata nel contesto dell’economia circolare e della responsabilità estesa dei produttori, e che attrae i brand della moda per numerosi motivi; in particolare, oltre alla riduzione dell’impatto ambientale, c’è la preziosa opportunità di preservare i margini di vendita e il contatto col cliente. Qui si inserisce l’idea di impresa di Olimpia Santella e Chiara Airoldi, rispettivamente ceo e coo di Cloov, la fashion-tech startup milanese che ha chiuso a inizio 2024 un pre-seed round da 400mila euro.
La fashion-tech startup milanese, ad aprile 2024, ha anche vinto il premio “Unicredit Start Lab”, nell’ambito della seconda edizione dell’Innovation Call, realizzata da e-P Summit – l’appuntamento di Pitti Immagine dedicato ai rapporti tra moda e mondo digitale – in collaborazione con UniCredit. Il premio darà alla startup la possibilità di accedere a un programma di supporto su misura, attraverso la piattaforma di business UniCredit Start Lab.
Nata a Milano dal profondo interesse delle sue fondatrici, Chiara Airoldi e Olimpia Santella, per le tematiche relative all’economia circolare e alla sostenibilità del settore fashion, Cloov ha sviluppato un software che permette a brand e multibrand di moda di lanciare in pochi mesi una piattaforma rental e di vendita second hand brandizzata. Le due startupper si dicono pronte a rivoluzionare il settore della moda.
Cloov, le fondatrici
Santella, nata a Carrara, si è formata all’Università Bocconi, con un master in economia e management e un MBA alla IIMB di Bagalore, e ha lavorato per il fondo svizzero Decalia, dove ha approfondito le tematiche relative alla sostenibilità. La circolarità è da sempre uno dei suoi interessi.
Airoldi, nata a Saronno, ha una laurea in marketing presso l’Università IULM di Milano e un master in SDA Bocconi in Entrepreneurship e Business strategy. Ha lavorato nel mondo della moda tra Milano e Parigi. Ad Amsterdam ha lavorato per la startup Otrium (offprice).
Da vere native digitali, Olimpia Santella e Chiara Airoldi si sono conosciute nel 2021 durante una conferenza online mentre si trovavano, rispettivamente, a Londra e ad Amsterdam. Sono bastati pochi scambi di battute per capire che condividevano un’idea di impresa simile: rispondere all’esigenza dei brand della moda di valorizzare l’inventario in modo sostenibile e innovativo. Nell’ottobre del 2021 già lavoravano alla loro startup; nel giugno del 2022, Cloov è stata ufficialmente costituita a Milano. Attualmente il team si compone di 5 persone: oltre alle Ceo e Coo, ci sono il Chief technology officer Gianluca Innocente e il suo staff.
L’idea: il noleggio che preserva margini e CRM
“La dispersione dello stock non venduto è da sempre un pain point dell’industria della moda”, afferma Santella. “La nostra soluzione permette di massimizzare la profittabilità di questi capi e di estendere la loro vita utile in ottica di sostenibilità”.
“I canali attuali per la gestione dell’invenduto costituiscono una grande sfida per i marchi, sia da un punto di vista di brand image, derivante dalle scontistiche aggressive di questi canali, sia da un punto di vista di marginalità”, evidenzia Airoldi.
Con la soluzione di Cloov, è il brand a ricavare il vantaggio economico e, soprattutto, a ottenere un guadagno in termini di CRM, che per i brand si traduce in visibilità sulle metriche del cliente.
Cloov: la piattaforma tecnologica
Cloov è una fashion-tech startup: ciò che offre è una piattaforma tecnologica corredata di tutti i servizi che ruotano intorno al noleggio online dei capi di abbigliamento e accessori.
“Per facilitare l’adozione di un modello circolare Cloov offre un servizio end-to-end ai propri partner: creazione del sito di re-commerce in white label per il noleggio e/o il second-hand, gestione degli ordini e gestione dei processi logistici (incluso lavaggio e ricondizionamento)”, afferma Santella.
“La soluzione tecnologica è il cuore del progetto: è un sistema gestionale, basato su software proprietario erogato come SaaS, per il cui sviluppo abbiamo chiamato a bordo il Cto Gianluca Innocente”, racconta Airoldi. “Con pochi click la nostra piattaforma permette ai brand di creare il loro sito web per il rental e personalizzarlo. Garantiamo un go-to-market molto breve. Il nostro team tecnico si occupa di tutto ma, ovviamente, se i brand lo preferiscono, possono gestire da soli la piattaforma, che è basata su un approccio low-code no-code e modulare, per apportare modifiche e aggiungere funzionalità velocemente”.
I finanziamenti
Prima di avviare l’attività le co-founder hanno tenuto degli incontri con brand e multibrand della moda per coglierne i bisogni e hanno raccolto il loro desiderio di “arricchire il CRM e valorizzare invenduto, resi e prodotti fallati, offrendo un servizio in più”, indica Santella.
Forti dei contatti e dell’interesse dei brand, le due co-founder hanno poi iniziato a cercare il capitale, immettendo prima le loro risorse personali e poi trovando gli investitori.
Tra i sostenitori di Cloov spiccano figure come Giuseppe
Stigliano, CEO di Spring Studios, e realtà industriali come Axxelera, veicolo
di investimento del gruppo Innovando, società di investimenti italiana diversificata nel
settore dell’economia circolare, del recupero dei materiali e dei carburanti alternativi.
Il primo round di finanziamento si è tenuto a settembre del 2022 in due tranche: un round che Santella e Airoldi definiscono “pre-pre-seed family&friends” e in cui sono stati raccolti 80mila euro complessivi, con Giuseppe Stigliano, CEO di Spring Studios, e una società di Torino con esperienza KYC (verifica di identità) tra gli investitori strategici.
A gennaio è stato concluso il round pre-seed da 400mila euro, annunciato il 12 febbraio 2024, dove lead investor è stato l’investitore strategico Axxelera.
Cloov: la strategia e gli obiettivi
La chiusura dell’aumento di capitale da 400mila euro permette a Cloov di aggiungere nuove funzionalità al software proprietario, consolidarsi sul mercato italiano e, tra fine 2024 e inizio 2025, estendere il proprio servizio all’estero, partendo dai mercati di Germania, Spagna e Nord Europa.
Ad oggi la startup lavora con diversi partner e si concentra su 4 verticali che si prestano al meglio alla formula del rental o del second-hand: lusso, cerimonia, sport e kidswear. Sono già online i siti di noleggio di due marchi: Atelier Emé, parte del gruppo Calzedonia, e Sofia Provera.
“Nel corso dell’anno”, anticipa Airoldi, “sono previsti altri lanci con brand con un forte heritage italiano”.
La concorrenza: un mercato emergente
Il mercato del fashion rental non è ancora maturo ma sta acquisendo slancio, in Italia e in Europa, sia per l’interesse dei brand per la nuova formula sia per l’emergere di una nuova domanda dei clienti, più attenti all’impatto ambientale dei loro consumi. Il mercato del noleggio fashion, secondo la recente mappa fornita da Market research update, include attori internazionali quali Rent the Runway, Style Lend, MSParis, GlamCorner, Armoire, Gwynnie Bee, Le Tote.
Cloov intende inserirsi con una formula che si differenzia per diversi elementi del servizio. “Il nostro è un servizio modulabile”, spiega Airoldi. “La piattaforma permette di impostare automaticamente il numero di rotazioni che un capo deve fare per rispettare gli obiettivi di margine e di calcolare il momento giusto per passare alla vendita”.
Inoltre, Cloov si occupa della logistica e del ricondizionamento dei capi, incluse le riparazioni: “Vogliamo essere un provider end-to-end e semplificare la vita del nostro partner, incluso lo scambio trasparente delle informazioni su spedizioni, resi, lavaggi e altre attività connesse al noleggio”, afferma Santella. “Offriamo una logistica esternalizzata con un controllo qualità che segue gli standard forniti dal brand”.
I dati e la sostenibilità: il valore proposto ai brand
La piattaforma di Cloov ha anche una sezione per gli analytics in tempo reale che permette ai brand di monitorare le performance del servizio anche per categorie, in modo da ricalibrare la strategia di stock e pricing, se necessario.
Inoltre, i dati CRM raccolti da Cloov tramite la piattaforma white label vengono passati al brand partner tramite una dashboard dedicata, arricchendo il suo database clienti.
Al brand vengono forniti anche i dati sugli obiettivi di sostenibilità raggiunti: per ogni prodotto, a fronte di un certo numero di rotazioni, si potranno calcolare i risparmi di CO2 ottenuti.
Sul piano della sostenibilità Cloov è forte della partnership con Innovando, che offre gli insight al brand e lo guida nella gestione del ciclo di vita del prodotto, calcolando costi e benefici delle attività connesse al prodotto fino al suo riciclo e smaltimento. “Con un’analisi di fattibilità viene proposto un obiettivo del riciclo, per esempio reinserire la materia prima nell’industria tessile o destinarla ad altri usi”, afferma Airoldi.
Il contesto: la legge europea e il mercato
La soluzione di Cloov si inquadra nel piano d’azione dell’Unione europea sull’economia circolare (the Circular Economy Action Plan), nella strategia per la moda sostenibile (EU Strategy for Sustainable and Circular Textiles), nella direttiva “Waste Framework Directive”, che richiede ai player di moda di adottare misure per prevenire i rifiuti e ridurre l’impatto ambientale dei propri prodotti e servizi, e, in via generale, nello European Green Deal. Esistono anche le disposizioni sulla responsabilità estesa del produttore in merito alle merci messe nel mercato (EPR, Extended producer responsability). Per i marchi significa dover trovare delle soluzioni per valorizzare al massimo i loro prodotti e poi assicurarne il recupero o uno smaltimento conforme.
La soluzione di Cloov nasce proprio per aiutare i brand all’introduzione di nuove strategie di circolarità: allungare la vita dei capi, contrastando il fast fashion, rivelare una vision che guarda all’ambiente, all’educazione ai consumi, al potenziamento del valore dei prodotti capace di soddisfare più consumatori tramite il passaggio di proprietà tipico della sharing economy.
(Articolo aggiornato allo 08/05/2024)