In dirittura di arrivo il rinnovo dei vertici di Cdp Venture Capital, la sgr nota anche come Fondo Nazionale Innovazione. Il 28 settembre il consiglio di amministrazione di Cassa dovrebbe ratificare le indicazioni emerse dal comitato nomine che, secondo le indiscrezioni apparsi in questi giorni su diversi quotidiani, portano al vertice Agostino Scornajenchi come amministratore delegato e Anna Lambiase alla presidenza.
Ma dopo quasi sei mesi di attesa, di nomi bruciati, scelte sfumate tra i meandri della politica, è difficile sapere se questo sarà l’assetto finale fino a quando non ci sarà la delibera con la comunicazione ufficiale che chiuderà una vicenda che ha provocato sconcerto e preoccupazione nell’ecosistema italiano delle startup, vista l’incertezza sviluppatasi attorno al Fondo Nazionale Innovazione (qui l’appello lanciato da InnovUp lo scorso giugno per dare una guida a Cdp Venture Capital).
Questo lungo periodo di stallo ha coinciso, oltretutto, con una fase assai difficile dei mercati finanziari. I dati sul primo semestre 2023 di AIFI, l’associazione italiana del private equity, venture capital e private debt, dicono che gli investimenti sono letteralmente crollati: -71%, fermando a 3,2 miliardi. Il venture capital rappresenta una quota importante, con 410 milioni. Se sarà confermato questo ritmo, i 2 miliardi del 2022 possiamo dimenticarli. “L’affanno del settore è pericoloso per il Paese”, dice il presidente di AIFI Innocenzo Cipolletta. “Ma questo indebolimento può essere contrastato”. Certamente non con l’incertezza, l’instabilità, i rinvii e gli equilibrismi politico.
CDP Venture Capital, come siamo arrivati a questo punto
Vediamo come siamo arrivati a questo punto, dopo le preoccupazioni espresse dale associazioni dell’ecosistema e da alcune parti politiche sullo stallo in cui è stato lasciato il Fondo Nazionale Innovazione, fra il disappunto dei fondi internazionali che non sono abituati a queste situazioni di incertezza e instabilità.
Le ricostruzioni proposte dalla stampa finanziaria hanno descritto un lungo braccio di ferro fra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, leghista moderato, che sarebbe stato favorevole a una riconferma di Resmini, e appunto il sottosegretario di Fratelli d’Italia Fazzolari, che alla fine l’avrebbe spuntata, nonostante l’azionista di maggioranza di CDP (e quindi CDP Venture Capital) sia proprio il ministero dell’Economia.
Chi sono Scornajenchi e Lambiase
Agostino Scornajenchi, che prenderebbe il posto di Enrico Resmini, è l’ex direttore finanziario di Terna: bruscamente allontanato a inizio agosto dalla società che gestisce la rete elettrica italiana dalla nuova amministratrice delegata Giuseppina Di Foggia, era in attesa di una nuova collocazione dopo che il caso era finito sui tavoli della Presidenza del Consiglio. E, infatti, il suo nome è stato fortemente sponsorizzato dal sottosegretario Fazzolari. Ma, secondo alcuni rumor, Scornajenchi ci starebbe ancora pensando e non sono quindi da escludere sorprese dell’ultima ora.
Anna Lambiase è la fondatrice di Ir Top, boutique finanziaria specializzata sui Capital Markets e nell’Advisory per la quotazione e operazioni di finanziamento, che entra in gioco su indicazione di Invitalia, azionista al 30% di CDP Venture Capital, di cui è consigliere.
Sempre da Terna arrivava il manager che a metà aprile era stato dato per certo alla guida di CDP Venture Capital: Stefano Donnaruma, ex CEO di Terna appunto, rimasto in piedi nel giro di poltrone dopo l’insediamento del goverrno Meloni e ancora in attesa di un “risarcimento” (in questi giorni si è appreso che è entrato nell’investment bank Equita come Senior Advisor…). Era stato lui, lo scorso maggio, a rinunciare alla nomina con questa motivazione: “Le mie competenze sono altre” (ne abbiamo scritto qui, con tutti i particolari). Evidentemente il principio non è condiviso da tutti.
L’eredità che trova il nuovo vertice del Fondo Nazionale Innovazione
CDP Venture Capital, che cosa ha fatto in tre anni il Fondo Nazionale Innovazione
Il Fondo Nazionale Innovazione è una destinazione golosa per la politica, perché ha in portafoglio asset per 3,1 miliardi a cui si dovrebbe aggiungere altri 2 miliardi. Questo non significa che i soldi ci siano, perché non sono ancora stati affidati dal Ministero per l’Industria e il Made in Italy (Mimit, ex Mise), che finora si è guardato bene dal farlo.
In attesa delle nomine, inoltre, il Governo ha “spostato” 300 milioni destinati al venture capital, e quindi al Fondo nazionale Innovazione, a favore di un nuovo fondo per il Made in Italy (leggi qui gli effetti del decreto approvato a fine maggio)
Adesso l’ecosistema dell’innovazione resta in attea di capire se il nuovo vertice di CDP Venture Capital, indipendentemente dai nomi, procederà a un ridimensionamento dell’impegno pubblico a favore delle startup e dell’innovazione o se riuscirà a proseguire sulla strada avviata da Enrico Resmini e dal suo team. In tre anni il Fondo Nazionale Innovazione ha lanciato 13 fondi, una rete nazionale di 18 acceleratori, cinque poli per il trasferimento tecnologico, effettuando anche numerosi investimenti in startup, con un piano industriale aggressivo, che è riuscito a dare una spinta a un ecosistema vivace ma ancora finanziariamente gracile rispetto ad altri Paesi europei, la Francia primo fra tutti.
Nell’ottobre 2022 CDP Venture Capital prevedeva di arrivare a 9 miliardi investimenti nel 2025. Sarà ancora questo l’obiettivo del governo Meloni e dei nuovi vertici del Fondo Nazionale Innovazione che sta per esprimere?
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