CDP Venture Capital, come sarà investito 1 miliardo per startup e open innovation

Sette fondi, di cui quattro già operativi; 1000 startup beneficiate; 15 nuovi acceleratori e 20 team di gestione: sono gli obiettivi ambiziosi per il prossimo triennio di CDP Venture Capital. Ecco come intende raggiungerli

Pubblicato il 20 Giu 2020

Enrico Resmini, amministratore delegato di CdP Ventures

Ambizioso: è l’aggettivo che più di frequente è tornato nel corso della presentazione del piano industriale 2020-2022 della SGR di Cassa Depositi e Prestiti CDP Venture Capital che per la prima volta ha fatto chiarezza sui piani e le attività di quello che è stato politicamente battezzato Fondo Nazionale Innovazione: 1 miliardo di investimenti nei prossimi tre anni, 7 fondi a regime, di cui uno per il corporate venture capital, 1000 startup  beneficiate.

Le presenze, seppure online, sono da grande occasione: il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, l’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo, il presidente di CdP Venture Capital Francesca Bria, l’amministratore delegato e direttore generale Enrico Resmini.

Gli obiettivi, ambiziosi, di CDP Venture Capital vengono così sintetizzati da Fabrizio Palermo: “CDP Venture Capital avrà l’obiettivo di investire in modo rapido ed efficace le risorse, in totale 1 miliardo di euro; far crescere il mercato con la nascita di nuovi gestori; fare sistema con aziende, università e attori istituzionali, grazie al network del gruppo CDP; ed estendere il supporto a tutte le fasi del ciclo di vita delle start-up. Entro il 2022 puntiamo a investire in oltre 1000 startup, sviluppare più di 15 acceleratori di nuova generazione, formare più di 20 nuovi team di gestori”. Con un effetto leva sul mercato del venture capital fino a 3 miliardi. Una rivoluzione per l’ecosistema per cui serve, appunto, molta ambizione visto che il punto di partenza è il ritardo italiano rispetto non certo agli Stati Uniti ma ad altri Paesi europei come la Francia ad esempio.

Vediamo nel dettaglio i 7 fondi attraverso i quali si eserciterà l’azione di CdP Venture e le attività previste. Tutto adesso si trova nel nuovo fondo cdpventurecapital.it che sarà anche un punto di contatto con il mercato: Resmini invita startup e aziende a proporre progetti da sviluppare insieme.

I 4 fondi di CDP Venture Capital già attivi

Quattro sono i fondi già attivi, seppure in diverse fasi: i primi tre sono i più “tradizionali”, il quarto coinvolge un soggetto che Cassa Depositi e Prestiti ha individuato come strategico per lo sviluppo dell’ecosistema e delle startup: gli acceleratori. 1 miliardo la dotazione complessiva, di cui 765 milioni già disponibili e in gestione.

Fondo Italia Venture I: 80 milioni

Il Fondo Italia Venture I è operativo dal 2015, ha una dotazione di 80 milioni di euro e attualmente gestisce un portafoglio di 20 aziende in fase growth.
Investe in startup e PMI innovative in Italia in co-investimento con attori privati nazionali e internazionali, con una quota di investimento che può arrivare fino al 70% del valore complessivo del round in presenza di investitori privati indipendenti che coprono il restante 30%. Opera principalmente nei settori: digitale, biotech, medicale e high tech.

Fondo Italia Venture II – Fondo Imprese Sud: 150 milioni

Il Fondo Italia Venture II ha l’obiettivo di accelerare la competitività e lo sviluppo di startup e PMI innovative nel Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Sardegna, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia). Ha una dotazione di 150 milioni di euro, non ancora aziende in portafoglio ma ha deliberato investimenti complessivi fino a 16 milioni, cosi suddivisi: circa 10 milioni di euro in tre operazioni (di cui è stato effettuato un signing); fino a 6 milioni di euro nell’iniziativa Seed per il Sud, che ha l’obiettivo di finanziare start up seed/pre-seed con interventi fino ad un massimo di 300 mila euro ciascuno, entro settembre 2020.

Questo è il fondo che rischia di diventare la Cassa del Mezzogiorno delle startup. È un fondo generalista che investe in quote di minoranza di aziende in tutte le fasi del ciclo di vita – dal seed, al growth/expansion – preferibilmente in co-investimento con soggetti privati indipendenti. Il Fondo investe anche indirettamente tramite Fondi di terzi, purché condividano la medesima politica di investimento.

Fondo di Fondi VenturItaly: 300 milioni

Il Fondo di Fondi VenturItaly investe in fondi di Venture Capital, in tutta la loro filiera – dal seed al late stage – con focus specifico sull’Italia supportando lo sviluppo del mercato del Venture Capital nazionale. Ha una dotazione di 300 milioni di euro.

L’obiettivo del fondo è di investire in tre categorie di fondi di Venture Capital: first time team/first time fund, allo scopo di generare nuovi operatori sul mercato; nuovi team all’interno di gestori già attivi sul mercato, allo scopo di consolidare il mercato ampliando il numero di professional dedicati all’investimento in startup; e, infine, fondi di Venture Capital successivi di gestori consolidati, per sostenere il mercato nel medio-lungo periodo.

Ha già deliberato la sottoscrizione di tre fondi di venture capital: Primo Space Fund, Claris Biotech I e un terzo fondo dedicato alle scaleup italiane:

Primo Space Fund, gestito da Primomiglio SGR, è il primo fondo italiano focalizzato su investimenti in startup nell’ambito della “Space Economy”. Ha un obiettivo di raccolta pari a 80 milioni di euro e conta sul supporto dell’European Investment Fund e di altri investitori istituzionali.

Claris Biotech I, gestito da Claris Ventures SGR, è un fondo dedicato al very early stage biotech. Ha l’obiettivo di supportare startup operanti nel settore delle biotecnologie focalizzate nello sviluppo preclinico e clinico di nuovi farmaci. Il Fondo ha una dimensione target di 80 milioni di euro.

Fondo Acceleratori: 125 milioni di euro

Il Fondo, costituito a fine marzo 2020 con lo scopo di aiutare la creazione e lo sviluppo di soggetti specializzati in percorsi di accelerazione per le startup, ha una dotazione di 125 milioni di euro.

Il Fondo interverrà, in modo diretto e indiretto, per dare sostegno finanziario e/o manageriale a favore di acceleratori di impresa e di start up innovative ad alto contenuto tecnologico, operanti in settori ad elevato potenziale di crescita.
Attualmente sta valutando circa 12 nuovi programmi di accelerazione.

Il programma Acceler-ORA

A seguito dell’emergenza Covid, il Fondo Acceleratori entro settembre lancerà l’iniziativa Acceler-ORA! per stimolare e supportare l’attività di incubatori e/o acceleratori spesso rallentata dalla mancanza di capitali e per attrarre capitali privati su un segmento poco presidiato (in quanto scarsamente visibile) e non strutturato. L’obiettivo è finanziare prevalentemente start up seed/pre-seed con interventi fino ad un massimo di 300mila euro per un ammontare complessivo fino a 8,75 milioni di euro.

I nuovi fondi di investimento di Cdp Venture Capital

Fondo Tech Transfer: 150 milioni

Il Fondo sarà attivato entro l’autunno e avrà l’obiettivo di supportare la filiera del trasferimento tecnologico mediante il co-investimento selettivo nelle start up più promettenti e l’investimento in fondi verticali specializzati. Avrà una dotazione iniziale di 150 milioni di euro.

Fondo Corporate Venture Capital: 150 milioni 

Anche questo Fondo sarà attivato entro l’autunno con l’obiettivo di sostenere la crescita del Corporate Venture Capital in Italia e coinvolgerà come Limited Partners alcune tra le principali aziende partecipate dal Gruppo CDP. Gestirà direttamente tre comparti di investimento: Energia e Utilities, Digitale e VAS, e Agritech. Agirà intervenendo principalmente in startup nelle fasi growth e scale-up. Avrà una dotazione iniziale di 150 milioni di euro.

Fondo Late Stage: 100 milioni

Il Fondo sarà attivato entro il primo semestre del 2021 con lo scopo di sostenere direttamente le start up già in fase “matura” che necessitano di capitali per ulteriore consolidamento ed espansione sui mercati internazionali. Avrà una dotazione iniziale di 100 milioni.

CDP Venture Capital, arriveranno altre risorse?

Il Piano Industriale di CDP Venture Capital evidentemente non è quello di un fondo di venture capital. L’ambizione non è solo accrescere la dotazione finanziaria per le startup italiane ma dare supporto a tutta la filiera dell’innovazione, dagli acceleratori alle aziende. Interessante in questo senso sarà la definizione delle politiche di gestione del fondo dedicato al corporate venture capital, agli investimenti delle imprese su startup. All’inizio sarà captive: servirà a sollecitare le aziende partecipate da Cassa Depositi e Prestiti e sono tante, grandi e meno grandi. Ma in prospettiva dovrebbe fare da leva per altri investimenti corporate.

Il Piano di CDP Venture Capital arriva poi in un momento in cui il dibattito politico individua nell’innovazione e nella digitalizzazione uno dei pilastri della ripartenza del sistema economico italiano. La dotazione di 1 miliardo potrebbe aumentare? “Stiamo a vedere il percorso del Decreto che il Governo sta preparando”, risponde Resmini. “Dovrebbe esserci 200 milioni per l’innovazione. Vedremo quale sarà il soggetto chiamato a gestirli”.

E qui si entra nel tema degli equilibri politici fra enti ma anche gruppi di potere. Il Decreto Rilancio ha assegnato 500milioni, mezzo miliardo di eruo, a Enea per lo sviluppo del trasferimento tecnologico, tema a cui è dedicato uno dei 7 fondi di CDP Venture Capital. Un doppione? Senza che nessuno gliel’avesse chiesto il ministro Patuelli nel corso della presentazione CDP ha tenuto a sottolineare: “EneaTMech non è concorrente del Fondo Nazionale Innovazione. Lavorerà per quella fase pre-mercato in cui bisogna tradurre la ricerca in impresa e sarà una fonte per gli investimenti di venture capital”. Vedremo, anche perché la cosa peggiore a questo punto sarebbe che il prossimo Decreto metta in campo un nuovo soggetto scatenando una non salutare guerriglia per la ledaership politica dell’innovazione.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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