L’INTERVENTO

Camera Arbitrale delle Startup, un nuovo modo di gestire le relazioni fra investitori e founders



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La proposta di una Camera Arbitrale delle Startup va nella direzione di rendere da subito più fluidi i rapporti e le dinamiche tra founder ed investitori. Con un doppio ruolo: di guida e di risolutore delle controversie

Pubblicato il 19 feb 2024



Camera Arbitrale Startup

Gli articoli che abbiamo scritto sull‘utilità dei contratti pre-seed e seed e su un modello alternativo più semplice hanno avuto molti feedback, sia favorevoli sia critici. Con questo articolo vorremmo da una parte ringraziare tutti coloro che ci hanno contattato per commentare, in un modo o in un altro, la nostra proposta e, dall’altro, rispondere ad alcune critiche che sono state mosse, cercando, in particolare, di chiarire il ruolo che dovrebbe avere quella che abbiamo chiamato Camera Arbitrale delle Startup.

La centralità della Camera Arbitrale delle Startup

Abbiamo deciso di affrontare per primo questo aspetto in quanto, per poter rispondere compiutamente a tutte le altre obiezioni che ci sono state mosse, la centralità di tale Camera va non solo sottolineata ma, per quanto, possibile anche chiarita.

In prossimi articoli cercheremo, sempre mantenendo vivo il confronto con i punti di vista dei lettori, di chiarire anche altri aspetti (come, ad esempio, l’effettivo funzionamento di tale Camera oppure come reperire le risorse economiche per renderla pienamente operativa).

Una delle obiezioni più frequenti che abbiamo ricevuto è riassumibile in questa: “è vero che gran parte delle clausole verranno molto raramente utilizzate, ma la loro discussione serve a creare la giusta tensione relazionale tra founder ed investitori”.

È un’obiezione molto interessante in quanto da un lato certifica i risultati della nostra analisi (ossia, che molte delle clausole attualmente presenti nei contratti d’investimento di fatto non sono utilizzate nel post-closing), mentre dall’altro sostiene che la presenza di queste clausole, di fatto inutili, serve a creare una tensione relazionale tra founder ed investitori ritenuta necessaria per allineare da subito le due parti contrapposte sugli obiettivi che si vogliono raggiungere. Una tensione il cui scopo, se comprendiamo bene, è quello di far capire subito ai founder le regole del gioco del venture capital.

La tensione fra founders e investitori? Non deve esserci

Comprendiamo e chiaramente rispettiamo questo tipo di punto di vista, ma, in tutta franchezza, non siamo d’accordo. La nostra proposta, infatti, volutamente va in una direzione opposta, ovvero quella di rendere da subito più fluidi i rapporti e le dinamiche tra founder ed investitori in quanto non solo crediamo che in un business che col passare del tempo sta diventando sempre più veloce il tempo di interlocuzione tra le parti dovrebbe essere investito nel capire meglio quali siano le opportunità che la startup sta indirizzando e come fare a realizzarle in modo più efficiente, ma anche perché riteniamo che la possibilità di “non allineamento” degli interessi verrebbero totalmente a cadere grazie e soprattutto alla presenza della Camera Arbitrale delle Startup.

In altri termini, noi non vogliamo volutamente che si creino “tensioni” tra due parti contrapposte, ma vorremmo promuovere un nuovo modo di intendere i rapporti tra founder ed investitori, basato sull’esistenza di un unico centro d’interessi, che vede founder ed investitori accomunati, ed affiancati dalla Camera Arbitrale delle Startup il cui intervento, by design, servirebbe ad annullare potenziali disallineamenti degli interessi.

Due ruoli per la Camera Arbitrale delle Startup

Questo aspetto è quello concettualmente più importante: il nostro template di contratto (che, ripetiamo, va visto solamente come un framework open source, ossia come un esempio che può essere adattato ed integrato da chi voglia utilizzarlo per avere una contrattualistica più semplice, snella e, crediamo, più efficace) è basato sul combinato disposto delle clausole lì inserite, e del potere di “aggiustamento” continuamente operabile dalla Camera Arbitrale delle Startup, Camera che assumiamo esista, con decisioni pubbliche e basate sulle best practice internazionali, e che quindi possano essere recepite nelle condotte di founder ed investitori. In altri termini, nella nostra visione la Camera Arbitrale delle Startup è parte integrante degli accordi tra founder ed investitori capace di svolgere due ruoli essenziali:

1. Il ruolo di guida

Il primo ruolo è quello di guida di tutti coloro che operano nel mondo delle startup, inclusi investitori e founder. Nella nostra idea, infatti, la Camera pubblicherebbe, in modo anonimo, tutte le decisioni che è chiamata a prendere. Facciamo un esempio: la Camera, risolvendo una controversia, esprime il concetto che una certa condotta X sia sempre da considerarsi bad leaver (una particolare fattispecie riconducibile alla clausola di vesting di cui si è parlato nel precedente articolo) come d’altronde altre condotte A, B, C, D precedentemente annoverate come tali dalla Camera stessa.

Nel pubblicare tale decisione si hanno tre effetti positivi:

  1. I contratti di investimento vengono resi più comprensibili e chiari sostituendo pagine e pagine di cosa sia e non sia un bad leaver con semplicemente le 9 parole “bad leaver, come definito dalla Camera Arbitrale delle Startup”. Tutti i contratti in essere (non solo quelli futuri, non ancora sottoscritti) che contengono già queste 9 parole sono magicamente aggiornati, automaticamente e dinamicamente, con la condotta X, a cui magari inizialmente non si era pensato, come condizione di bad leaver. In altri termini, un uso appropriato delle clausole che fanno riferimento alla Camera Arbitrale delle Startup assicura un’aderenza continua alle necessità che nascono giorno per giorno nella pratica del venture business, e che non è prevedibile al momento della sottoscrizione dei contratti.
Chiunque voglia operare nel mondo delle startup è necessariamente tenuto, ad un certo punto, a conoscere e far proprie le best practices che sono consolidate dall’operato della Camera Arbitrale delle Startup, la quale, quindi, svolgerebbe un fondamentale ruolo educativo e di guida che, nei fatti, annulla a priori proprio quella necessità di tensione relazionale di cui si parlava precedentemente.

2. Il ruolo di risolutore di controversie

Il secondo ruolo della Camera delle Startup sarebbe quello di risolutore di controversie terzo rispetto alle particolari parti in causa. La Camera Arbitrale delle Startup opererebbe sulla base delle best practice internazionali, tenendo conto che la ragione economica alla base del rapporto tra founder ed investitori è:
consentire ai founder di accelerare lo sviluppo business della startup.Remunerare gli investitori in modo appropriato per un tale rischio di impiego del capitale.
– Salvaguardare il capitale investito, laddove la remunerazione attesa dello stesso si dimostri essere non conseguibile.

Riteniamo che tale posizione sia assolutamente corretta, allineando gli interessi dei founder e degli investitori, riconoscendo a questi ultimi le peculiarità di una asset class particolare che va, quindi, remunerata in modo appropriato.

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