Il caso

Brain Control, storia di una notizia che non c’è

Un’agenzia titola: “Brain Control vince il premio di migliore startup al mondo”. La notizia esce sui giornali e rimbalza sui social. Ma il “premio” non esiste e la notizia è vecchia, come svela a EconomyUp Pasquale Fedele, Ceo della società che ha creato una tecnologia per i malati di Sla. E spunta lo zampino di Klaus Davi…

Pubblicato il 31 Mar 2015

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Pasquale Fedele, founder e Ceo di Liquidweb/Brain Control

“Cercheremo di meritarci il premio di migliore startup del mondo anche se, in effetti, finora non ce l’ha dato nessuno”: così, con una buona dose di auto-ironia, Pasquale Fedele, fondatore e amministratore delegato di Liquidweb/Brain Control, commenta la notizia apparsa in questi giorni a proposito della sua impresa, una startup toscana che ha sviluppato una tecnologia innovativa (chiamata appunto Brain Control) per far comunicare con il mondo persone affette da Sla o sclerosi multipla. Notizia diffusa da prestigiose testate e ampiamente rilanciata sui social network, ma che, proprio dal colloquio di EconomyUp con Fedele, si rivela imprecisa, se non, in certe parti, del tutto falsa. “Siamo rimasti sorpresi anche noi” confessa ridendo il Ceo.

La sorpresa è iniziata quando, pochi giorni fa, un’agenzia di stampa ha titolato: “Brain Control, un’azienda di Siena la migliore startup del mondo”. All’interno si legge che la startup ha vinto “il premio ‘IoT Best in Breed’ lanciato dall’incubatore britannico Breed to Reply, che finanzia lo sviluppo di startup nell’ambito dell’Internet degli Oggetti (IoT)”. La fonte citata dall’agenzia è “l’Osservatorio BrandLab, ideato dall’agenzia del massmediologo Klaus Davi, che monitora ogni giorno oltre 100 testate internazionali, per intercettare l’andamento dei brand italiani nel mondo”.

Che la startup toscana sia una realtà molto promettente nel panorama imprenditoriale italiano ed europeo è fuor di dubbio: in passato ha già vinto l’eHealth Solution EU Competition e il premio Gaetano Marzotto per la sua tecnologia “brain-computer interface” (Bci): in pratica un apparecchio posizionato sulla testa che interpreta la mappa elettrica corrispondente a determinate attività cerebrali e ne consente l’impiego per controllare dispositivi esterni. Così, anche chi è inchiodato a un letto e condannato all’immobilismo, può svolgere determinate attività con la sola “forza del pensiero”.

Peccato che Brain Control non abbia vinto alcun “premio”, che i suoi soci non abbiano contatti con Klaus Davi e che stiano persino riflettendo se accettare o meno il milione di euro offerto loro dall’incubatore britannico Breed Reply.

Ma andiamo con ordine. La notizia diffusa da Davi innanzitutto non è di questi giorni ma risale ai primi di febbraio: Breed Replay – incubatore avanzato di Reply (rete di aziende a supporto delle industrie) specializzato in finanziamento e sostegno alle startup in ambito Internet degli Oggetti (IoT) in Europa e Usa – sceglie tre startup sulle quali puntare. Una è inglese, Cocoon, una olandese, Greeniant, ma c’è anche l’italiana Brain Control. Un motivo d’orgoglio per il nostro Paese: le richieste pervenute a Breed Replay erano 130, la startup senese ha sgominato molti competitor.

Brain Control firma dunque un Term of Sheet con Breed Replay. In ballo c’è un milione di euro. Non un “premio”, ma la volontà dell’incubatore di investire in questa azienda specializzata nell’Internet of Things. Che dunque non può essere considerata “la migliore del mondo” ma semmai una delle migliori in Europa in ambito IoT. Ciononostante il processo è ancora in fieri: “Il contratto c’è – puntualizza Pasquale Fedele parlando con EconomyUp – ma proprio in questi giorni ne stiamo negoziando i termini. L’approccio di Breed Replay è quello di un partner industriale con la prospettiva di incubarci, diverso da quello di un venture capitalist che ha una prospettiva finanziaria. Proprio per questo ci vogliamo pensare bene e potremmo anche decidere di rifiutare l’investimento”.

Quanto a Klaus Davi, il Ceo cade dalle nuvole: “Non lo abbiamo mai visto né sentito prima della diffusione della notizia – dice – e mi dicono che ci abbia contattato telefonicamente, ma solo dopo l’uscita del lancio di agenzia. Mi sembra di capire che faccia riferimento a uno studio elaborato dal suo team, ma non so altro”. Comunque la pubblicità positiva che ne è derivata non è dispiaciuta alla società, che ha inserito l’articolo in rassegna stampa con un commento un po’ sornione: “Speriamo di meritarci tutto questo”.

Nel frattempo molti si sono complimentati per il “premio”, tra cui il presidente della Regione, Toscana, Enrico Rossi. “È un bel segnale, un riconoscimento alla capacità della Toscana di sviluppare tecnologie in settori di avanguardia”. Complimenti accettati, in ogni caso.

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