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Finanziare l’innovazione: come attrarre partner finanziari o industriali per creare startup hi-tech

Mettere insieme opportunità pubbliche, investitori e industria: è la chiave per portare più capitali nell’ecosistema dell’innovazione. Fondamentale è fissare bene gli obiettivi. Ma avere già accanto un investitore può fare la differenza nell’accesso ai fondi, spiega Daniele Scoccia, Partner & Investment Manager di Archangel

Pubblicato il 12 Apr 2022

Immagine di SvetaZi da Shutterstock

Contributi a fondo perduto o prestiti agevolati, le iniezioni di capitale nelle prime fasi di vita di un progetto innovativo sono fondamentali per il suo futuro. Per supportare la nascita di una nuova realtà si può ricorrere a diverse tipologie di finanziamento, provenienti dal settore pubblico, dalle banche o da fonti private. Tutte queste risorse sono componenti essenziali per la crescita e lo sviluppo dell’intero ecosistema dell’innovazione. Senza, non ci sarebbe nessun business, nessun investimento e nessun valore. Stabilire però quale di queste risorse sia adeguata a una determinata azienda dipende da vari fattori e, soprattutto, dalle caratteristiche del business.

Quali opportunità?

In tema di innovazione, guardando allo scenario pubblico italiano, il PNRR è sicuramente una grande opportunità. Infatti, grazie a questa manovra, sono state incrementate notevolmente le risorse dedicate alle startup e alle PMI innovative, aggiungendo 550milioni ai 2 miliardi già previsti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Le risorse sono state assegnate a Cdp Venture Capital Sgr, il braccio di Cassa Depositi e Prestiti dedicato agli investimenti nel VC. Fra gli obiettivi, anche il rafforzamento del sostegno alle startup nelle fasi iniziali attraverso poli di trasferimento tecnologico e programmi di accelerazione. Ma a galoppare è anche il private capital italiano: nel 2021 il venture capital ha superato per la prima volta la soglia del miliardo di euro di finanziamenti.

Tuttavia, le opportunità non finiscono qui: sul fronte pubblico, esiste anche Horizon Europe, il programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2021-2027 a cui sono destinati 5,4 miliardi di euro del pacchetto NextGenerationEU.

Nel dettaglio, il programma European Innovation Ecosystems vede stanziato un budget totale da 520 milioni di euro proprio con l’obiettivo di creare ecosistemi di innovazione. È anche quello che vede più opportunità per l’anno in corso: proprio per il 2022 ha in uscita cinque bandi dedicati a enti nazionali e regionali, pubblici o privati, pmi e startup. Le azioni sono raggruppate sotto tre obiettivi: Connect, dedicato a unire l’innovazione fra i diversi ecosistemi d’Europa, ScaleUp, focalizzato sul rinforzare i network dell’innovazione e InnovSMEs, volto a implementare la ricerca e lo sviluppo delle pmi innovative europee.

Unire i puntini

“Nel processo di erogazione dei finanziamenti, c’è necessità di mettere insieme il pubblico, l’industria e l’investitore. Questi sono di fatto i tre player in campo”, sostiene Ciro Di Carluccio, Ceo di Archangel AdVenture, investitore italiano che opera nelle prime fasi delle startup supportando progetti disruptive ad alto valore tecnologico. “Non a caso, stanno nascendo diversi strumenti che mettono insieme questi tre aspetti. Archangel, in questo contesto, si pone come un ponte di collegamento sia nei confronti dell’industria che del pubblico“, spiega.

Se si guardando i settori specifici in cui si declina l’innovazione, ci si accorge proprio della necessità di connettere i diversi attori in campo. Si pensi, ad esempio, ad Enea Tech e Biomedical, una fondazione di diritto privato vigilata dal Ministero dello Sviluppo economico. La Fondazione, presieduta dall’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria, ha lo scopo di promuovere investimenti ed iniziative in materia di ricerca, sviluppo, trasferimento tecnologico a favore di startup e Pmi innovative. Gestisce per conto del Mise sia il “Fondo per il trasferimento tecnologico” che il nuovo “Fondo per la ricerca e lo sviluppo industriale biomedico” istituito con l’ultima Legge di bilancio. Si tratta di una iniziativa meno nota ma che a breve rappresenterà uno strumento importante in un settore nel quale il trasferimento tecnologico offre maggiori opportunità

Tuttavia, guardando alle fasi iniziali molti fondatori fanno fatica a cedere troppe quote. “Riscontriamo una resistenza iniziale quando c’è l’equity sia pubblico che privato in stadi molto iniziali. E questo aspetto sta spingendo in alto i valori pre-money, non sempre supportati dai fondamentali di mercato o tecnologici. Ma il ruolo di questi fondi è fondamentale e spesso migliore di un intervento a fondo perduto se si traguarda la creazione di imprese di successo nel lungo termine”, spiega il fondatore di Archangel. In effetti, la priorità in ottica di sviluppo futuro – e di circolo virtuoso dell’intero ecosistema dell’innovazione – dovrebbe essere quella di avere disponibilità finanziaria e assistenza nel processo di costruzione gestionale e tecnologica dell’impresa. Questo è vero soprattutto in una prima fase dove “devono innescarsi meccanismi sani e non assistenziali che attribuiscano il giusto valore alle iniziative, selezionandole. Proprio per questo connettere i diversi player è importante. Il ruolo dei fondi pubblici è sinergico a quello di un co-investitore, come noi o altri operatori, che per missione devono selezionare ed investire a valori corretti”.

Fissare gli obiettivi

Ma come fare per attrarre questi capitali? “È importante avere le idee chiare e fissare degli obiettivi ben definiti. Al contempo, bisogna capire quanto si è in linea con l’obiettivo principale dello strumento”, spiega Daniele Scoccia, Partner & Investment Manager di Archangel. “La cosa essenziale – continua – è fare un piano, mettere in evidenza le caratteristiche che consentano di poter beneficiare di un determinato finanziamento. In una struttura come quella di Archangel, abituata a fare business plan e analisi, queste competenze trasversali sono presenti da sempre e possono supportare una realtà innovativa che muove i primi passi”.

Le candidature e le domande per i programmi non solo devono essere mirate, aderenti ma anche funzionali al percorso di business che la startup o la pmi innovativa si propone di fare. Spesso si tratta di procedure molto lunghe e difficoltose, in quanto ci sono molte attività da monitorare e da realizzare per quasi tutte le tipologie di finanziamento, da quelle con minor importi fino alle grandi cifre. Si rischia così – senza un supporto di un player esterno – che il tempo dedicato a questa attività vada a fagocitare gran parte del tempo dedicato al business.

In molte situazioni, per accedere a determinati fondi, c’è necessità di una lettera di sostegno da parte dell’investitore. “Avere a fianco già un investitore agevola non poco la scrematura. Il nostro ruolo è quasi di filtro rispetto all’accesso a certi finanziamenti”, sostiene Scoccia. La capacità di co-finanziare il progetto può dunque fare la differenza. Infatti, se la realtà ha accanto già un investitore parte avvantaggiata. Molti strumenti, non a caso, richiedono lettere d’intenti o accordi già firmati.

Ma cos’altro può fare la differenza? Molti bandi, ad esempio, hanno indicatori sull’occupazione, come l’impiego giovanile o femminile. “Anche in questo caso occorre capire se le caratteristiche della realtà innovativa sono coerenti con quanto richiesto”, aggiunge Scoccia. Da un punto di vista tecnologico, invece, può essere utile saper dimostrare il raggiungimento di determinati obiettivi come la prototipazione, in modo da accreditare la validità del progetto e accrescere le possibilità di ottenere nuovi capitali.

Inserirei una conclusione che ricapitoli l’importanza di un approccio strutturato alla finanza agevolata che deve essere combinata a finanza equity privata (anche corporate) che conferisca un approccio strategico e di impresa e che apra le porte ai grandi round, magari anche esteri per sollevare le statistiche sulle exit e non solo sugli investimenti! (parliamo di partner finanziari o industriali ma ci soffermiamo solo sul lato pubblico, fatta eccezione per la fondazione privata)

CONCLUSIONE

Infine, oltre ad avere una visione e degli obiettivi definiti, resta però fondamentale un approccio strategico che combini il capitale privato alla finanza agevolata. Non a caso il mercato del venture capital italiano ha superato la soglia del miliardo di euro nel 2021 ed è partito spedito nel 2022. Combinando questi strumenti finanziari e le risorse a disposizione, la startup avrà più possibilità di avere successo, chiudere buoni round e attrarre anche l’interesse internazionale. Tutto questo si traduce per gli investitori anche in una maggiore possibilità di incassare buone exit.

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Redazione EconomyUp
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