Quarantanove anni, mamma di tre figli adolescenti (due maschi e una femmina che nel weekend si moltiplicano…) e un sogno lungo più di 20 anni che è diventato realtà (ma continua a funzionare…): inseguire l’innovazione senza perdere le radici. Anna Amati, vicepresidente di Metagroup, si presenta con il perfetto piglio narrativo femminile: vita privata e professionale si mescolano e si alimentano a vicenda. Con l’assemblea straordinaria del 18 luglio la Amati entra nel Consiglio direttivo di Italia Startup. Perché la sua società si occupa di incubatori e parchi scientifichi quando ancora non si parlava di startup; perché dal 2007 è coordinatore italiano della Kauffman Foundation; perché è lei ad aver messo la firma nel contratto per organizzare in Italia il GEC, Global Entrepreneurship Congress, che dal 16 al 19 marzo 2015 porterà al Mico di Milano startupper, policy maker, studenti e investitori da 153 Paesi. Un investimento da 2mlioni di euro e passa che porterà circa 4mila persone dal mondo, per dare vita, insieme agli altrettanti italiani, a una grande festa dell’imprenditoria.
Anna, cominciamo da Meta Group. Che cos’è?
Trenta persone fra Terni, Bruxelles e Roma. Abbiamo cominciato all’inizio degli anni 90 che eravamo cinque ragazzi, tre ingegneri e due architetti, figli di dipendenti pubblici, che volevano fare qualcosa di diverso, che volevano essere internazionali senza rinunciare al legame con il proprio territorio.
Tu cosa facevi?
Ho cominciato a progettare incubatori e parchi scientifici. Poi sono passata dai contenitori ai contenuti. Ma ho sempre cercato di essere globale mantenendo le tradizioni. Credo che sia rimasta la nostra forza.
Poi come si evoluto il vostro lavoro?
Nel corso degli anni abbiamo lavorato con la Commissione europea per le politiche di sviluppo regionale, dal quinto programma quadro in poi, in tutte le nazioni europee. La missione era rendere più competitivi i territori. Una decina di anni fa, mentre lavoravamo per il Parco scientifico di Amsterdam, abbiamo incontrato un gruppo olandese, Zernike, con cui abbiamo sviluppato un’altra società, ZMV, che sta per Zernicke Meta Ventures, una finanziaria che gestisce in Italia e all’estero fondi seed ed early stage misti, pubblici e privati, a livello regionale. Adesso operiamo in Umbria, Sicilia, Emilia Romagna, Sardegna, Slovenia e Polonia.
Quanto avete investito?
Abbiamo fatto più di 40 investimenti, da 100mila euro fino a 1,5 milioni.
Ma cosa c’entra un architetto con gli investimenti?
Il mio background mi permette di arrivare bene alla fase di scouting, alla valutazione delle opportunità. Dopo entra in gioco chi fa le analisi e la verifica del business. Negli anni al nostro team abbiamo aggiunto gli economisti e gli esperti di finanza. Diciamo che io mi considero una facilitatrice. A me piacere leggere e combinare interesse sociale e business.
Adesso sei anche nel Consiglio di Italia Startup. Perché?
Quando l’Associazione ha allargato gli obiettivi all’open innovation, alla valorizzazione dei territori, ai rapporti con le pmi si è aperta un naturale terreno di collaborazione. Sono obiettivi difficili da realizzare, su cui noi abbiamo una certa esperienza.
Parlando di open innovation, uno strumento per approfondirla è la piattaforma del gruppo Digital360 “Digital Open Innovation”. Scoprila
Come si superano le difficoltà?
Io suggerirei di capovolgere il punto di vista: come supportare la nascita di iniziative imprenditoriali che possa essere adatte all’investimento di un fondo? Non ce ne sono tante che possono cambiare le sorti del Paese.
Qual è la priorità per far sì che aumentino?
Se non c’è una politica sera e propositiva di sostegno ai giovani, se non si riesce a far emergere i talenti, il Paese non migliora. Bisogna dare ai giovani gli strumenti necessari perché siano messi in grado di capire che cosa significa fare impresa e di provare. Sin dalle scuole.
► Ecco come Anna Amati insegnerebbe imprenditoria a scuola
Formazione al primo posto, quindi. Ma come?
Io propongo di dare tutti i soldi stanziati per la formazione alle famiglie. Una misura semplice per spingere i ragazzi ad andare all’estero, imparare le lingue, trovare nuovi stimoli.
Perché dare i soldi alle famiglie?
Faccio l’esempio dell’Umbria dove il Programma Garanzia Giovani prevede un finanziamento di 22,5 milioni di euro per il 2015. Sono soldi che serviranno prevalentemente a mantenere le strutture esistenti. Così non si creano nuovi posti di lavoro, si mantengono quelli esistenti. Quando invece con gli stessi fondo, distributi attraverso le famiglie, si potrebbe permettere a 11.500 ragazzi umbri di fare un’esperienza all’estero.
A che punto sono i lavori per il Global Entrepreneurship Congress del 2015?
Sempre più intensi. Esserci aggiudicato questo evento, dopo aver battuto la candidatura del Qatar, è stata una grande soddisfazione. Da Rio de Janeiro a Mosca è poi cresciuta l’attenzione e il coinvolgimento dei rappresentati dei ministeri e di tanti protagonisti dell’ecosistema. SI stanno creando le condizioni perché il GEC 2015 possa essere una grande confronto confronto internazionale, un ‘occasione per far vedere che cosa sta facendo di buona l’Italia al mondo, ma anche agli italiani.
Come verranno coinvolti gli italiani?
Il GEC 2015 non sarà un evento milanese, come all’inizio qualcuno aveva frainteso. E’ un evento nazionale e, per esempio, nei weekend precedente e successivo organizzeremo dei tour dell’innovazione per anadare a visitare i luoghi do ogni giorno si fa innovazione: incubatori, acceleratori, parchi scientifici. Intendiamo far vedere che la voglia e la capacità di fare ci sono ovunque e non solo nel settore tecnologico.
Quindi volete farne un evento popolare?
Non sarà solo un congresso internazionale di esperti, ma una grande festa dell’imprenditoria. Vogliamo far vedere al mondo l’Italia che ha voglia e sa fare con creatività e innovazione. A me non piace la gente che sa solo lamentarsi. Da qui a dicembre avremo un programma ricco di iniziative, anche perchè si stanno aggiungendo contenuti e si sta creando collaborazione fra vari soggetti che magari avevano in programma altre attività e le stanno facendo convergere verso l’appuntamento di marzo. Sarà proprio un bell’anno il 2015: il GEC in Italia e i miei 50 anni!