L’ecosistema italiano delle startup è variegato, distribuito geograficamente, ricco di competenze. Ma…c’è ancora qualcosa che lo frena ed è la scarsa propensione al rischio da parte degli investitori. L’ultimo richiamo in ordine di tempo arriva da Agostino Santoni: “Dobbiamo assolutamente fare un salto di qualità negli investimenti sulle nostre startup: cambiare scala». L’amministratore delegato di Cisco Italia, intervenendo al convegno “ItaliaReStarts Up, Meet the Italian Innovation Ecosystem”, ha detto che questo salto di qualità è necessario “per fare in modo che la nostra capacità di creare innovazione diventi per il nostro Paese un patrimonio di competitività, occupazione e crescita”. In altri termini, se non si svegliano gli investitori, il lavoro di tanti innovatori rischia di non scaricarsi a terra, di non produrre benefici per l’intero sistema economico.
Le imprese si aprono, la visibilità internazionale aumenta. Ma non basta
“L’ecosistema dell’innovazione italiano ha tanti punti di forza: grandi competenze e qualità delle persone, una distribuzione territoriale che non accentra in pochi poli di attrazione la possibilità di sviluppare le idee innovative, una rete molto attiva di attori che offrono opportunità di scouting, incubatori, acceleratori», è l’analisi di Santoni che sta dietro anche all’impegno preso, quasi due anni fa, con il piano di investimenti Digitaliani. “Tutto questo lavoro sta dando i suoi frutti, in termini di apertura delle imprese italiane – anche piccole – alla collaborazione con le start up in ottica di trasformazione digitale, e in termini di visibilità del nostro ecosistema anche a livello internazionale: ma non basta, senza un salto di qualità nel volume di investimenti diretti sulle nostre realtà innovative non potremo sfruttare veramente tutto questo potenziale e perderemo, magari a favore di altri paesi, i ritorni in termini di competitività e di occupazione che potremmo avere”.
Le istituzioni hanno fatto la loro parte, adesso tocca alle aziende.
“Se in passato potevamo dirci che non c’era nel Paese un percorso per ragionare sull’innovazione, per iniziare a integrarla nelle strategie di crescita, oggi non possiamo più dirlo”, ricorda giustamente Santoni. «Dobbiamo muoverci. Nel resto del mondo i settori chiave della nostra economia – il manifatturiero, l’agroalimentare, il turismo, il retail di qualità – crescono grazie all’integrazione con le nuove tecnologie, sostenuta da cifre di tutt’altro calibro rispetto a quelle che esprimiamo noi oggi. Se crediamo nelle nostre eccellenze imprenditoriali e nelle capacità dei nostri giovani, dobbiamo cambiare scala”.
Gli investimenti del piano Digitaliani
Cisco, nel quadro del piano di investimenti Digitaliani lanciato nel gennaio 2016 per accelerare la digitalizzazione del Paese, ha contribuito con 5 milioni di euro al fondo Invitalia Venture I; collabora con un network che oggi comprende 20 incubatori e acceleratori, coinvolge università e centri di ricerca; ha supportato nei primi 18 mesi 9 programmi di accelerazione, 4 hackathon, un master per la formazione di Digital Transformation officer per il Made in Italy; ha incontrato oltre 120 start up, 25 delle quali sono state attivamente ingaggiate in progetti di co-innovazione con clienti.