Ogni giorno le compagnie aeree di tutto il mondo che fanno scalo all’aeroporto di Fiumicino dovrebbero rimborsare complessivamente ai passeggeri che hanno avuto disguidi per voli cancellati, in ritardo o in overbooking quasi mezzo milione di euro, per la precisione 495.600 euro. A Venezia molto meno, ma sempre una cifra consistente, 175.906,67 euro. A Milano Malpensa 160.533,33 euro, all’aeroporto di Catania Fontanarossa 102.933,33 euro. Cifre notevoli, che però in pochi si sognano di reclamare. Perché? In Italia solo l’0,01% dei passeggeri è consapevole di aver diritto al rimborso, quando lo chiede non ottiene risposta dalle compagnie oppure si accontenta di buoni e, in ogni caso, non ci pensa proprio a intraprendere le vie legali. Ma ora c’è AirHelp, startup creata da un italiano insieme ad alcuni stranieri e coltivata nella Silicon Valley, che aiuta a ottenere gli agognati rimborsi senza fatica né esborsi anticipati di denaro per gli avvocati.
“Molti passeggeri non sanno che, quando i loro voli sono in ritardo, cancellati o in overbooking, spetta loro un risarcimento, in media da 250 a 600 euro” spiega Danilo Campisi, responsabile di AirHelp Italia. “Una percentuale di viaggiatori invia un reclamo alla compagnia aerea, altri rinunciano o si accordano diversamente. Di quelli che inviano il reclamo, il 50% non ottiene alcuna risposta, il restante 50% si sente dire che ci sono stati problemi tecnici, per quanto questa non sia ritenuta una scusante dalla legislazione europea”. È proprio su un regolamento europeo, il Flight Delay Compensation Regulation (EC) No 261/2004, che si basa l’attività di AirHelp: l’Europa stabilisce la rimborsabilità dei voli in caso di cancellazione, se la compagnia non ha avvertito il viaggiatore almeno 2 settimane prima, o in caso di ritardo sopra 3 ore.
Con AirHelp il passeggero non ha che da andare sul sito della startup, inviare la richiesta di risarcimento, lasciare che i legali della società se ne occupino e attendere. Se la causa viene vinta (gli startupper assicurano che in genere è così), la società tratterrà il 25% dell’ammontare risarcito, in caso contrario non addebiterà alcun costo. Il risarcimento medio è intorno ai 400 euro.
La stima dei rimborsi dovuti ai passeggeri che transitano per Fiumicino è basata sull’elaborazione dei dati della stessa Airhelp, che ha calcolato 1.239 passeggeri al giorno eleggibili (cioè in grado di chiedere un rimborso alla compagnia aera) per il rimborso medio di medio di 400 euro. Stesso criterio di conteggio per gli altri aeroporti citati. I conti sono presto fatti. E potrebbero salvaguardare i portafogli di molte persone.
Un’idea in fondo semplice, ma decisamente utile e interessante, così come è interessante la storia della startup e del suo co-founder Campisi: un siciliano che, a soli 28 anni, ha girato il mondo e dato vita a una startup che attualmente “copre” 17 Paesi e 14 lingue, ha ottenuto 5 milioni di dollari di finanziamento negli Usa ed è stata classificata tra le 100 migliori startup della Silicon Valley da Business Insider.
E pensare che la società è nata…su Linkedin. “Lavoravo per Startup Partner Africa, una società incubata da Rocket Internet, una delle startup europee miliardarie” dice a EconomyUp Danilo Campisi, originario di Agrigento, una laurea in Economia alla Bocconi. “Per Startup Partner Africa, società che non esiste più ma che all’epoca si occupava di replicare le startup internazionali più promettenti sul mercato africano, mi occupavo di business development. Henrick Zillmer, danese, attuale Cio di AirHelp, lavorava nel gruppo Rocket Internet, però in Asia. Eravamo in contatto su Linkedin, essendo in un certo senso colleghi, seppure in due parti diverse del mondo. Poi lui si è candidato per Project Getaway, progetto annuale di un’organizzazione non governativa danese, che si svolge tutti gli anni a Bali in Indonesia (anche se quell’anno si tenne a Bangkok) e che vede riuniti 20 imprenditori da tutto il mondo. Questi lavorano insieme, si confrontano, vengono messi in contatto con investitori di calibro (un anno ci fu Richard Branson del Virgin Group) e ne possono scaturire nuove idee imprenditoriali. Come dicevo Zillmer si è candidato, è stato accettato, lì ha conosciuto Greg Roodt, britannico, attuale Cto di AirHelp, e hanno elaborato la business idea della futura startup. Henrick ha poi inserito un annuncio su Linkedin, a seguito di quell’annuncio io l’ho contattato, ci siamo sentiti telefonicamente e da lì è nato il nostro rapporto”.
Un rapporto assolutamente contemporaneo, dove le barriere geografiche e culturali vengono scavalcate anche grazie alla tecnologia. Da gennaio 2013 i tre hanno lavorato alla loro startup, che ha ricevuto un investimento feed (quello che viene erogato nella fase iniziale del percorso imprenditoriale) da 250mila euro da Morten Lund, danese già investitore di Skype.
La prima sede di AirHelp è stata in Polonia, dietro suggerimento di amici che avevano consigliato al gruppo quella location. Poi i giovani si sono spostati negli Usa e sono riusciti a farsi incubare da Y Combinator, uno degli incubatori più noti della Valle californiana. Dopo tre mesi di incubazione e l’incontro con gli investitori hanno ottenuto un finanziamento da 5 milioni di dollari. Una cifra che in Italia molto raramente (se non mai) viene erogata per una startup appena uscita da un incubatore. Ma, è noto, la realtà americana è molto diversa. “È una cifra nella norma, ma si può ottenere anche di più” commenta Campisi. Inizialmente la sede principale era a San Francisco, poi è stata trasferita a New York. “È il posto migliore per il travel, ma anche per media, fashion, real estate. Le startup di software e hi-tech hanno invece il loro territorio naturale nella Silicon Valley”.
AirHelp era partita in Polonia con 5 persone, ad oggi ne ha assunte un centinaio. E il tasso di crescita è del 25% annuo dopo circa due anni di vita. “Ci stiamo ancora espandendo – conclude Campisi – e pensiamo a un servizio assicurativo per passeggeri che scatti in automatico con l’iscrizione al sito”.