«Stiamo sviluppando un progetto con l’ospedale Gaslini di Genova e per il 2017 puntiamo a chiudere un altro grosso accordo di collaborazione all’estero». A parlare è Riccardo Zanini ingegnere, founder e Chief Operation Officer di Amyko, startup che ha sviluppato una piattaforma digitale, associata a un braccialetto, in grado di visualizzare, condividere e archiviare tutte le informazioni mediche e sanitarie di una persona. In altre parole, tramite Amyko l’utente è in grado di gestire la propria storia sanitaria (documenti, referti, ecc) e la propria sicurezza utilizzando un’unica piattaforma. Una sorta di collettore di dati a supporto dell’e-health, con il vantaggio che in caso di emergenza l’utilizzo del braccialetto garantisce un abbattimento dei tempi di intervento.
Incubata attualmente da PoliHub, il progetto nasce nel 2013 a bordo di Startup Bus Competition, dove avviene l’incontro tra Riccardo Zanini e l’ingegnere Filippo Scorza. Da lì a un anno i due costituiscono la società WeCare e, a febbraio 2016 dopo la raccolta di un primo finanziamento seed (500mila euro da Ligur Capital e Embed Capital) decidono di lanciare il prodotto sul mercato. In precedenza però non erano mancati i riconoscimenti a partire da “Startup Bus 2013 wild card prize at Pioneer Festival in Wien”, seguito dalla vittoria del primo premio a “Unicredit Startup Lab” 2014 (all’interno del Premio Marzotto), stesso risultato per “K-idea Parco tecnologico Kilometro Rosso” e “Welfare Index Pmi”, categoria commercio e servizi, marzo 2015.
Più di recente è arrivata anche la vittoria alla terza edizione dell’Open F@b Call4ideas, il contest promosso da Bnp Paribas Cardif, che quest’anno ha premiato i progetti in grado di migliorare la customer experience e il rapporto tra azienda e cliente.
Zanini, Amyko sembra piacere davvero a tutti. Qual è il suo segreto?
La nostra idea ha fornito una risposta a un esigenza degli utenti: mettere ordine nella gestione della propria salute. Oggi si parla spesso di sanità digitale: dalle cartelle cliniche fino agli esiti degli esami che ti arrivano via mail, tutto però è molto frammentato. Con Amyko abbiamo creato una piattaforma aggregatrice, creando un archivio di informazioni, che si presta a tutta una serie di potenziali opportunità con partner paralleli (le assicurazioni, per esempio), in grado di fornire un servizio personalizzato per ogni singolo utente.
Siete già sul mercato, a chi vendete questo prodotto?
Siamo andati sul mercato con un prodotto che non era completamente finito. Questo ci ha dato l’opportunità di capire quali fossero gli ambiti più performanti e crescere anche grazie ai feedback degli utenti. Una community di 1500 utenti da cui raccogliamo tutte le informazioni necessarie per migliorare il nostro servizio. Siamo orientati verso un modello B2B, il nostro target sono le aziende e associazioni.
Quali?
Le Onlus, per esempio, che trattano con persone che hanno patologie specifiche e necessitano delle proprie informazioni sempre a portata di mano. Ma stiamo anche aprendo a partnership con società sportive. E ad aziende attive nel settore del payment, perché sfruttano la stessa tecnologia.
In cosa vi distinguete rispetto a prodotti simili presenti sul mercato?
Il nostro obiettivo non è vendere un dispositivo, ma mettere in atto quella connessione tra un’esigenza digitale e il reale utilizzo del consumatore. Con Amyko proviamo a trasforma tutte quelle informazioni cartacee che una volta erano archiviate nei faldoni, in dati digitali utilizzabili in qualsiasi situazione quotidiana. E rendere capace chiunque di mettere ordine nella gestione della propria salute.
A gennaio è arrivato il primo seed da 500mila euro. In che modo avete impiegato il capitale raccolto?
Buona parte di questi soldi è servito solo per la stampa dell’hardware. In questi mesi siamo riusciti a ottimizzare molto bene i fondi, e con il prossimo investimento, che speriamo di ottenere presto, vogliamo strutturare l’azienda e crescere velocemente per creare valore aggiunto.
Quali sono i vostri obiettivi per il 2017?
Stiamo sviluppando un progetto con l’ospedale Gaslini, che è ancora in via di definizione. Inoltre a breve chiuderemo un grosso progetto di collaborazione all’estero, con un Paese emergente con cui mai mi sarei aspettato di stringere un accordo. Infine, anche spinti dalla vittoria del call di Cardif, puntiamo ad arrivare a fine 2017 con un prodotto in grado di essere integrato i principali servizi assicurativi.