ECONOMIA CIRCOLARE

Packaging e sostenibilità nel retail: cosa cambia con l’obbligo di etichetta ambientale

L’obiettivo della norma è promuovere la raccolta, il riutilizzo, il riciclo e lo smaltimento corretto di tutti gli imballaggi. Si allinea alle crescenti tendenze dei consumatori verso la riduzione dell’impatto ambientale, nell’ottica di un’economia sempre più circolare

Pubblicato il 02 Mar 2023

Packaging e sostenibilità

Nel settore del retail, packaging e sostenibilità vivono una relazione sempre più stretta. Il 1° gennaio 2023 è entrato in vigore l’obbligo di dotare tutti gli imballaggi introdotti sul mercato italiano di un’etichetta ambientale, ovvero con informazioni che ne indichino la composizione e ne semplifichino la gestione dell’intero ciclo di vita.

Packaging come fattore di vantaggio competitivo

Negli anni, le imprese hanno acquisito sempre maggiore consapevolezza circa l’importanza del packaging. Non si tratta più di un semplice strumento di protezione del prodotto, bensì di una componente essenziale delle strategie di marketing. È il vero e proprio biglietto da visita del prodotto, nonché il responsabile della sua riconoscibilità.

Nel retail, il mercato del packaging è condizionato dalla crescita esponenziale dell’eCommerce, che oggi rappresenta a valore più dell’11% delle vendite totali. I soli acquisti online di prodotto sono cresciuti del 10% nel 2022, con un impatto diretto sugli imballaggi consumati.

Gli imballaggi e il tema della sostenibilità

Produttori e retailer hanno l’onere di operare in modo rispettoso nei confronti dell’ambiente, sia come dovere morale sia come fattore di differenziazione competitiva. Uno studio commissionato dal CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna afferma infatti che il consumatore è sempre più sensibile verso le tematiche ambientali e incline ad adottare comportamenti coerenti con le logiche dell’economia circolare.

Le esigenze dei consumatori hanno un impatto importante sul packaging dei prodotti, che deve assicurare trasparenza informativa, agevolare comportamenti virtuosi e tener conto di possibilità di riutilizzo che vanno al di là del semplice reso di un esemplare difettoso.

Packaging e sostenibilità: una scelta ma anche un obbligo

Nel mercato del packaging, l’attenzione verso la sostenibilità è evoluta lungo due direttrici: normativa e volontaria. La prima punta alla trasparenza e alla standardizzazione delle informazioni da riportare sugli imballaggi; la seconda è formata da iniziative indipendenti dei brand, finalizzate a dimostrare la propria attenzione per le tematiche ambientali e di lotta agli sprechi.

Packaging e sostenibilità: il caso Amazon

Nel mondo retail l’esempio per eccellenza è Amazon, a lungo criticata per la scarsa sostenibilità del proprio modello di business che comporta un uso eccessivo di scatole e pacchi. Per cercare di invertire la tendenza e recuperare posizioni in fatto di sostenibilità, il colosso dell’eCommerce ha lanciato tempo fa il programma Frustration-Free Packaging: attraverso questa iniziativa si impegna a consegnare prodotti in scatole di cartone piccole, facili da aprire, riciclabili e con la minor quantità possibile di imballaggio, indirizzando in tal senso anche i produttori che vendono all’interno della sua piattaforma. Tramite FTP, il retailer ha ridotto il peso degli imballaggi di più del 36% e “ha eliminato più di 1 milione di tonnellate di imballaggi”.

L’obbligo di etichetta ambientale: l’iter normativo

Come affermato in apertura, a seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo 116/2020, che recepisce le Direttive UE 2018/851 e UE 2018/852, dal 1° gennaio 2023 tutti gli imballaggi immessi al consumo sono soggetti in Italia all’obbligo di etichettatura ambientale. L’obiettivo è agevolare la raccolta, il riutilizzo e il riciclaggio degli imballaggi, nonché fornire corrette informazioni ai consumatori. I prodotti non conformi ma immessi in commercio prima del 2023 possono essere utilizzati fino ad esaurimento delle scorte; l’inosservanza prevede una sanzione amministrativa compresa tra 5.000 e 40.000 euro.

L’entrata in vigore del decreto legislativo è stato l’ultimo passaggio di un iter complesso, che ha conosciuto diversi rinvii nel corso del tempo. Subito dopo l’emanazione, infatti, emersero dubbi interpretativi e incertezze sugli aspetti operativi, causando problemi sia ai produttori di imballaggi che ai retailer e, in generale, alle aziende. È stato essenziale l’intervento del CONAI che, facendo leva sulle proprie competenze e consultando i principali operatori, ha pubblicato le Linee Guida tecniche per l’etichettatura ambientale degli imballaggi. L’ente ha inoltre sviluppato una piattaforma dedicata che comprende diversi strumenti per aziende e operatori.

A poco meno di un mese dall’entrata in vigore (21/11/2022) è stato infine pubblicato il DM 260/2022 che adotta le linee guida sull’etichettatura ambientale, ricalcando i contenuti del documento del CONAI.

Le informazioni obbligatorie e come comunicarle

La cosiddetta etichetta ambientale si sostanzia in una serie di informazioni che devono essere riportate obbligatoriamente su tutti gli imballaggi. Non solo sui contenitori esterni, ma anche in tutti gli elementi interni come il pluriball in plastica e altri materiali usati per proteggere il prodotto. Lo scopo è allineare tutte le imprese rispetto ad alcuni principi di sostenibilità di base, che possono poi essere integrati ed estesi con iniziative ad hoc come quella di Amazon, o mediante l’acquisizione di certificazioni internazionali.

Il packaging deve indicare la tipologia di imballaggio, il materiale usato e le azioni necessarie per il corretto smaltimento, come il tipo di raccolta da utilizzare. L’etichetta deve essere presente in tutti gli elementi dell’imballaggio ed è possibile aggiungervi ulteriori informazioni come i simboli grafici per la raccolta differenziata o specifici marchi e certificazioni.

Le indicazioni possono essere stampate direttamente sugli imballaggi, ma esistono anche modalità alternative. Innanzitutto, sono supportati i canali digitali, tra cui l’onnipresente QR Code: il consumatore inquadra il simbolo e riceve all’istante le informazioni sul suo smartphone. Le stesse informazioni possono essere riportate anche nei manuali d’istruzioni, nei documenti di trasporto (DDT) o in altri documenti che accompagnano le merci.

Le informazioni da produrre obbligatoriamente, infine, dipendono dalla destinazione d’uso dell’imballaggio: nel B2C sono richiesti il codice alfanumerico del materiale e le informazioni per la corretta raccolta, mentre nel B2B è necessaria solo l’identificazione del materiale.

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Emanuele Villa
Emanuele Villa

Appassionato di tecnologia da sempre, ho deciso che avrei impegnato il mio tempo raccontandola e lo faccio dal lontano 2000. Dopo un lungo percorso nel mondo della tecnologia consumer, ora mi occupo principalmente di Digital Transformation.

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