Getir lascia l’Italia. La startup turca pioniera della consegna ultraveloce della spesa ha annunciato in un breve comunicato che intende ritirarsi “in modo ordinato” dal nostro Paese, così come da Spagna e Portogallo. Allo stesso tempo, sta “finalizzando un round di finanziamento” e “continuerà a operare nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi Bassi e in Turchia”, che generano il 96% dei ricavi dell’azienda.
L’azienda fondata nel 2015 era attiva fino a questo momento in Turchia, UK, Olanda, Germania, Francia, Spagna, Italia, Portogallo e Stati Uniti.
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Perché Getir lascia l’Italia
Le ragioni addotte per l’addio sono contenute nelle scarne righe del comunicato: “L’uscita di Getir da questi tre mercati le consentirà di concentrare le proprie risorse finanziarie sui mercati esistenti in cui le opportunità di redditività operativa e crescita sostenibile sono maggiori“.
Secondo Filcams, Fisascat e Uiltucs sono 370 i lavoratori che in Italia rischiano il licenziamento.
Ma cos’è successo? Perché una delle star del quick commerce, la consegna della spesa in pochi minuti, è tramontata improvvisamente in tre grandi Paesi europei?
Vediamo di capire meglio.
Fuga dal quick commerce
Emerso sulla scena internazionale intorno al 2020 come trend innovativo nel delivery, il settore della consegna rapida di generi alimentari ha subito un duro colpo negli ultimi 18 mesi a causa dell’inflazione e del forte calo dei finanziamenti da parte dei venture capitalist. Per questi motivi molte aziende sono risultate incapaci di raggiungere la redditività.
Gorillas via dall’Italia nel 2022
Esattamente un anno fa Gorillas, concorrente tedesca di Getir, aveva fatto la stessa mossa, lasciando l’Italia. Già all’epoca si mormorava di un abbandono da parte di Getir, che invece ha resistito un altro anno. Non solo, a dicembre 2022 ha acquistato la stessa Gorillas, in un’operazione di salvataggio. In seguito, riferisce Sifted, si è saputo che l’azienda turca era in trattative per acquisire un altro rivale tedesco, Flink, ma le negoziazioni sarebbero rapidamente saltate.
UberEats se ne va a giugno 2023
Nel giugno scorso è stata la volta di UberEats. Dopo 7 anni di attività, è uscita dal mercato italiano lasciando senza lavoro circa 2.200 rider autonomi. I motivi: una fetta di mercato troppo bassa rispetto a concorrenti come JustEat, Deliveroo e Glovo, e un’inchiesta per caporalato.
Getir in crisi non solo in Italia: la sede UK a corto di liquidità
Stando a quanto riferito da “Sifted”, gli ultimi due mesi sono stati particolarmente turbolenti per Getir: oltre all’uscita da alcuni mercati, la filiale britannica della società, a corto di liquidità, è stata costretta a chiudere magazzini e a mettere all’asta ciclomotori e frigoriferi per risparmiare denaro e saldare i fornitori. Ha persino chiesto ai volontari del suo ufficio di Londra di andare di porta in porta offrendo sconti e gadget gratuiti per incrementare le vendite.
Al di là delle difficoltà contingenti della startup turca, il fenomeno è più ampio e complesso: si tratta di una crisi che sta investendo da qualche tempo l’intero settore.
Quick commerce, le ragioni della crisi
Il quick commerce è emerso come trend importante nel 2020, soprattutto a causa della pandemia da Covid-19 che ha spinto molte persone a fare acquisti online. Poi però l’interesse è andato scemando e il business si è dimostrato impervio. Ecco alcune ragioni:
-Economia delle operazioni: Il modello di business del quick commerce si basa sulla consegna di prodotti in tempi brevissimi, spesso entro 10-15 minuti. Questo richiede un’elevata densità di magazzini ( i cosiddetti dark store), una rete di consegna efficiente e un alto volume di ordini per essere redditizio. Molti operatori del settore stanno lottando per raggiungere quest’obiettivo e stanno bruciando una grande quantità di capitale per mantenere le operazioni.
-Riduzione dei finanziamenti: Il settore ha visto un afflusso significativo di venture capital (capitali di rischio) nel 2020 e nella prima metà del 2021. Tuttavia, il recente calo del mercato azionario e l’aumento dei tassi di interesse hanno portato a una riduzione dei finanziamenti per le startup e le aziende emergenti, comprese quelle del quick commerce.
-Forte competizione: Il settore del quick commerce è altamente competitivo, con molte aziende che lottano per una quota di mercato. Questa intensa rivalità ha portato a una guerra dei prezzi, erodendo ulteriormente i margini di profitto.
–Sostenibilità e diritti dei lavoratori: Ci sono preoccupazioni crescenti riguardo alle condizioni di lavoro dei rider e alla sostenibilità ambientale del modello di business del quick commerce. Questi problemi stanno attirando l’attenzione dei regolatori e potrebbero portare a restrizioni più severe in futuro.
–Cambiamento delle abitudini dei consumatori: Con le riaperture e il ritorno alla normalità post-pandemica, le abitudini di acquisto dei consumatori sono nuovamente cambiate. Molti clienti stanno tornando ai negozi fisici, riducendo così la domanda di consegne ultrarapide.