Il mondo del retail è da tempo interessato alle opportunità di business generate dall’utilizzo delle criptovalute, ma l’annuncio a metà giugno della nascita di Libra, la valuta digitale di Facebook, sembra aver impresso un’accelerazione verso questo obiettivo: Walmart, per esempio, ha fatto sapere agli inizi di agosto che sta lavorando a qualcosa di simile a Libra.
La catena di negozi statunitense, tra le più importanti per la vendita al dettaglio nel mondo, ha registrato un brevetto per la creazione di una stablecoin ancorata al dollaro americano. Presso l’ufficio United States Patent and Trademark Office è stato depositato un report intitolato System and Method for Digital Currency Via Blockchain. Il documento spiega le modalità di creazione di una criptovaluta, in questo caso di una stablecoin (ovvero una valuta digitale ancorata a una “reale”). Viene anche accennato che la valuta potrebbe essere utilizzata per pagare generi alimentari. Se la “Walmart Coin” si concretizzerà, potrebbe trovarsi a competere con Libra di Facebook.
Cos’è Libra di Facebok
Facebook è entrata ufficialmente nel mondo dei pagamenti, più precisamente in quello delle criptovalute, con Libra. Il 18 giugno 2019, con un post su Facebook, il fondatore e CEO del social network, Mark Zuckerberg, ha lanciato la nuova valuta e contestualmente l’omonima associazione non profit insieme con altre 28 organizzazioni internazionali sparse per il mondo. L’obiettivo dichiarato è fornire accesso al sistema finanziario ai circa 1,7 miliardi di adulti “unbanked” presenti oggi nel mondo, cioè tutti quelli che sono sprovvisti di un conto corrente bancario o analoghi servizi.
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Analogie e differenze tra Libra e la Walmart Coin
Nell’application presentata all’ufficio brevetti Usa, Walmart parla di una valuta digitale “legata a una valuta regolare”, ovvero una stablecoin. Secondo Facebook, Libra sarà un token collegato a un gruppo di valute in corso e di bond governativi.
La richiesta di brevetto di Walmart suggerisce anche che la futura moneta potrebbe aiutare quelli che nel mondo hanno accesso limitato ai servizi finanziari: proprio uno degli scopi per cui è nata Libra.
Una differenza tra Libra e la Walmart Coin, invece, è che, grazie a quest’ultima, gli utenti potrebbero arrivare a “guadagnare interessi”. Con Libra, gli interessi ricavati andrebbero ai partner di Libra.
Essendo un colosso del retail, Walmart pensa inoltre a funzionalità specifiche per questo settore: suggerisce per esempio che il suo token possa conservare la storia d’acquisto di ciascun utente sulla blockchain e poi applicare sconti sugli acquisti successivi, alla stregua di una carta fedeltà.
Nei documenti di richiesta di brevetto viene anche prospettata la possibilità che la Walmart Coin funga da carta biometrica pre-approvata (per esempio attraverso il riconoscimento delle impronte digitali o dell’iride). “È la persona ad ‘essere’ la carta di credito” rimarca Walmart.
La valuta digitale potrebbe anche essere usata per impedire a determinate categorie di acquistare determinate merci, per esempio potrebbe non consentire ai minori di comprare alcol, sigarette o dvd vietati.
Walmart e la blockchain
È dal 2017 che Wallmart ha deciso di scommettere sulla blockchain (la tecnologia “al cuore” dei bitcoin) per migliorare la sicurezza dei suoi prodotti alimentari. Nel 2018 annunciò che tutti i fornitori di verdura a foglia avrebbero caricato i loro dati di fornitura direttamente sulla blockchain entro settembre 2019. La piattaforma utilizzata da Wallmart è stata realizzata in collaborazione con IBM.