Quando nel lontano febbraio 2000 ho lanciato Costameno.it, primo sito di shopping comparison in Italia, i negozi online si contavano sulle dita delle mani e quasi nessuno pensava che lo shopping via web potesse diventare un fenomeno di massa.
Quando a settembre 2003 ho dato vita a Ecommerceland, prima fiera del commercio elettronico in Italia, i numeri cominciavano a diventare interessanti, ma ancora se ne parlava come di qualcosa che poteva avere successo solo per certe categorie merceologiche e solo per una fascia particolarmente evoluta della popolazione italiana.
Oggi siamo arrivati a più di 34 milioni di cittadini che comprano via web. Durante la pandemia agli abituali compratori online si sono aggiunti 6 milioni di nuovi clienti in rete solo in Italia e il fenomeno non riguarda solamente le generazioni più giovani, anzi, anche i compratori più anziani ormai amano informarsi online, capire se un prodotto ha le caratteristiche che cercano, leggere le recensioni su qualità e prezzo; poi magari si recano fisicamente in negozio per concludere l’acquisto, ma tutto il resto è stato fatto comodamente da casa.
Quindi l’omnicanalità sta diventando un comportamento diffuso che può avere anche un impatto positivo nel lungo periodo per quanto riguarda la nostra impronta ambientale, perché si riducono gli spostamenti inutili. Comprare online inquina meno rispetto ad andare alla ricerca di un prodotto per negozi e magari tornare a casa senza averlo trovato. E visti gli orizzonti foschi per l’approvvigionamento energetico non è una cosa da poco.
Gli acquirenti online italiani hanno compiuto in media 1,3 acquisti al mese nel primo trimestre del 2022. Il numero di acquisti online cresce in modo costante e ha superato i 100 milioni di transazioni per trimestre nel 2020. La spinta della pandemia si è protratta fino al 2021 e ora si è esaurita. Ogni 100 acquisti online, negli anni 2014-2018 circa 60 riguardavano prodotti fisici e 40 servizi e beni digitali.
Il rapporto tra prodotti e servizi è cambiato notevolmente negli ultimi tre anni e ora si contano quasi 4 acquisti di prodotti per ogni acquisto di servizi e beni digitali. Il fenomeno è anche segnato da una chiara stagionalità, con una crescita in favore dei prodotti nei mesi invernali e una ripresa dei servizi in primavera. La frequenza media di acquisto media è pari a 4 transazioni per acquirente attivo nel trimestre e la sua distribuzione consente di distinguere tra acquirenti abituali (persone che acquistano in media almeno una volta al mese) e acquirenti sporadici (meno di tre acquisti nel trimestre).
L’eCommerce è guidato dal segmento degli acquirenti abituali: 23,9 milioni di individui (7,4 in più rispetto al periodo pre-pandemico) che generano la quasi totalità del valore dell’eCommerce italiano.
La stima di valore dell’eCommerce per il 2022 indica che l’8% dei consumi delle famiglie italiane passerà quest’anno attraverso l’online. È un dato quasi doppio rispetto a quello del 2017: si può affermare che negli ultimi cinque anni è cambiata la struttura del retail italiano.
E-commerce significa anche “vivere un’esperienza” e lo si capisce bene guardando gli specchi virtuali di Snapchat che, attraverso la realtà aumentata, ti consentono di entrare in un camerino virtuale dove puoi indossare senza spogliarti decine di capi diversi e vedere come ti stanno, oppure calzando gli Oculus, speciali visori che ti consentono di fare la spesa al supermercato camminando fra le corsie grazie alla realtà immersiva.
Al servizio di una realtà virtuale che vuole essere sempre più vicina al compratore, ci sono anche i servizi di Userbot che ha creato una piattaforma che grazie all’intelligenza virtuale crea degli “umani digitali”, in pratica un surrogato tecnologico dei commessi, in grado di sviluppare empatia con il cliente che si interfaccia con loro via chat aggiustando reazioni e risposte in tempo reale durante la conversazione.
Stanno poi nascendo molte piattaforme e realtà virtuali che promettono di garantire una sempre maggiore sicurezza, affinché chi compra abbia modo di sentirsi al riparo da truffe e clonazioni oltre a vivere una vera e propria esperienza virtuale. È il caso di Cyberneid una startup innovativa il cui nome deriva da Cibernetica e Identità Elettronica, i rami principali dove il loro team vanta grande esperienza e propone Veidon, una piattaforma che virtualizza la carta d’identità elettronica o il passaporto elettronico su un telefono cellulare per fare ogni tipo di autenticazione forte quando si acquista online, ma non solo. Veidon utilizza il riconoscimento del volto con un avanzato sistema di rilevamento della vitalità per verificare l’identità del titolare del documento.
I consumatori italiani hanno dimostrato con i fatti di apprezzare e usare le soluzioni più avanzate proposte dai venditori online. Il retail tradizionale ha finalmente cambiato passo e compreso che il mondo è definitivamente cambiato? La ricerca NetRetail Netcomm monitora regolarmente questa evoluzione. La fotografia scattata ad Aprile 2022 dice che il NetRetail Score, il tasso che analizza la digitalizzazione dei retailer, è cresciuto per tutte le categorie negli ultimi due anni e il suo valore medio è passato da 2,28 di marzo 2020 con tenza verso il 2,93 di aprile 2023.
La scala, da 0 a 10, segnala che pur in presenza di un certo dinamismo siamo solo all’inizio del percorso di sviluppo di soluzioni di vendita ibride tra online e canale tradizionale. Le categorie che hanno registrato la crescita più sostenuta sono il Lusso e i Gioielli, seguite da Elettronica, Fast Fashion, Hobby, Brico e Giocattoli. A seguire la crescita del NetRetail score consentirà di misurare il tasso di sviluppo che ogni settore ha intrapreso nella cross-canalità e dei servizi in mobilità.