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Così la digital transformation rivoluziona l’intimo: il caso Unyli, startup di lingerie con un modello phygital

Nata nel 2020 in Italia come braccio operativo della startup Retail Capital, Unyli punta a diventare il riferimento per accompagnare il retail dell’intimo nella trasformazione digitale e rispondere così alle difficoltà del settore. Intanto studia la Realtà Aumentata per provare la lingerie tramite avatar

Pubblicato il 26 Gen 2022

Francesco De Paolo, Unyli

La trasformazione digitale irrompe anche nel mondo dell’intimo con Unyli, piattaforma multicanale attiva in questo settore e nell’e-commerce B2C. Dopo essere stata ufficialmente lanciata nel 2020 dalla startup innovativa Retail Capital – co-fondata da Valentina Fabbri, Vanessa Fiore e Francesco de Paolo – la società il cui nome è una crasi tra Union e Lingerie ha chiuso il 2021 facendo registrare una crescita in tripla cifra (+248%). Con ampi margini per scalare ulteriormente il business in un mercato particolarmente frammentato in Italia.

Il mercato dell’intimo in Italia: criticità e opportunità

Mercato italiano che è anche il principale in Europa con un giro d’affari pari a 4,5 miliardi di euro annui, e che conta su 16 milioni di clienti consolidati – principalmente boomer e millennial – con un margine di crescita potenziale di altri 10 milioni di utenti.

Tuttavia, i dati divulgati da ConfCommercio riferiti al decennio 2008-2018 parlano chiaro: 63mila attività hanno chiuso i battenti. Una situazione patita soprattutto dai negozi di vendita al dettaglio come, ad esempio, quelli di abbigliamento (-11,1%) Il segmento retail dell’intimo nel Bel Paese, con 8.000 punti vendita attivi ma pochi informatizzati (circa il 10%), presenta diverse peculiarità e una lunga tradizione, restando però legato a modelli obsoleti sia a livello gestionale che di layout degli store.

Francesco de Paolo, 38enne general manager di Unyli, ha iniziato la sua lunga carriera nell’intimo quando aveva 18 anni come agente per la multinazionale Sara Lee (distributrice, tra gli altri, del marchio Lovable), aggiungendo poi esperienze con altri brand fino a quella, conclusa nel 2017, come country manager della multinazionale polacca Ferrax Sp. Zoo. Un percorso professionale nel quale ha toccato con mano i problemi del settore del retail in questo particolare ambito: “Punti vendita con approccio vecchio, non informatizzato, e una cattiva gestione globale, che comporta rimanenze di magazzino enormi come problema principale”.

Le origini del progetto per rivoluzionare l’intimo 

Dall’incontro con Valentina Fabbri – attiva in ambito finanziario – nel 2012, partendo da prospettive diverse emerge la necessità di riorganizzare e modernizzare il canale multibrand dell’intimo specializzato. Ovvero quello degli store fisici che vendono prodotti di diverse marche e inglobano categorie merceologiche affini (ad esempio beachwear, maglieria e calzetteria), complementari e non in concorrenza con le catene monomarca.

Passato qualche anno, nel 2018 i due insieme a Vanessa Fiore co-fondano la startup innovativa Retail Capital, che si propone inizialmente “come aggregatore per fornire servizi fiscali e soprattutto gestionali ai negozianti attraverso la digitalizzazione, per poi ‘mettere in rete’ i singoli store e le aziende. Un modo per creare un dialogo fino a quel momento assente per via dell’elevata competitività ma ormai fondamentale”, puntualizza De Paolo.

Il mercato dell’intimo specializzato italiano è un riferimento internazionale anche se, a livello produttivo, il mito del “made in Italy” si è perso con l’ingresso di player tedeschi, francesi, spagnoli e americani. “Sono molto bravi nel produrre, ma in Italia resistono cultura e tradizione della gestione che noi abbiamo abbracciato”, spiega De Paolo. “Retail Capital è nata quindi per fornire strumenti ma anche nozioni, in modo da ‘educare’ i negozianti nell’utilizzo dei nuovi strumenti. Un modello che funziona”.

La nascita di Unyli 

Dopo due anni di studio tra il 2018 e il 2020, dedicati anche a individuare il prodotto “market fit”, prende forma Unyli. “Il braccio operativo rispetto alla vendita che unisce all’intermediazione di Retail Capital prettamente B2B l’e-commerce -e quindi la componente B2C – per creare un unico ecosistema in grado di soddisfare le necessità di consumatori, assistenza all’acquisto e aziende che vi entrano mettendo a loro disposizione servizi a 360 gradi grazie alla digital transformation”, chiarisce de Paolo

Ecosistema con cui la startup risponde a due necessità dei retailer: da un lato ottimizzare la gestione dei magazzini, dall’altro offrire l’accesso all’e-commerce e al servizio di personal shopping.  Un sistema che punta a “creare sinergia tra le piattaforme e i software gestionali dei negozi, per ottimizzare in automatico i riordini tra punti vendita differenti, in modo da eliminare il problema delle rimanenze di magazzino a fine stagione”, spiega il general manager di Unyli.

“Ovviamente inserire una componente fortemente innovativa in un mercato consolidato è stato complicato – aggiunge De Paolo –. Il rischio era venir ‘tagliati fuori’ per un approccio erroneamente interpretato come ‘disruptive’. È stato quindi necessario far comprendere come la nostra volontà fosse tutelare un patrimonio, offrendo gli strumenti per farlo”.

Il modello phygital e l’attività durante la pandemia

Strumenti che integrano on e offline proponendo un modello basato sia sui punti vendita fisici che sul digitale (“phygital“), anche rispetto alla logistica. Un’offerta omnicanale che permette alla clientela di acquistare rapidamente online, ricevere una telefonata, poter cambiare prodotto nel negozio – convertito in un vero e proprio hub nella logica degli store 5.0 digitalizzati – più vicino, o a domicilio entro sei ore dall’ordine. “Un esperimento che la pandemia ha reso necessità effettiva, con il rischio implicito di sbagliare taglia”, chiarisce De Paolo.

“Diversity & Inclusion”: perno fondante del modello business

Unyli, oltre a selezionare solo brand famosi o ad alto potenziale, ha come perno costituente e comune a Retail Capital il concetto di “diversity & inclusion”. Come spiega Valentina Fabbri, CEO della startup, “noi donne siamo abituate a credere di doverci adattare all’intimo che indossiamo, e che a essere “sbagliate” siamo noi e non la taglia che vestiamo. E, così, addirittura il 90% di noi si ritrova a indossare il reggiseno della taglia non corretta, andando incontro a una lunga serie di fastidi e disagi fisici, posturali ed emotivi”. Per questo Unyli non lavora con aziende che promuovono modelli stereotipati e lontani dalla realtà, che possono peraltro avere effetti nocivi sulle più giovani.

Unyli

La soluzione al problema delle taglie: la Realtà Aumentata

In questo contesto si inserisce il problema delle taglie, che limita l’e-commerce e non solo nel settore dell’intimo e per il quale Unyli ha in serbo una soluzione innovativa, ormai prossima al debutto. Un body scanner che consentirà principalmente all’utenza femminile di elaborare i dati e provare con un avatar in 4D grazie alla Realtà Aumentata tutti i prodotti, già inseriti nel sistema al termine di un lungo lavoro “che va ad eliminare il problema delle taglie e passa direttamente ai centimetri”, chiarisce De Paolo.

Una tecnologia all’avanguardia – apparentemente già calata nel Metaverso lanciato dal CEO di Meta Mark Zuckerberg – attraverso cui all’interno dello store la clientela può provare un costume da bagno calandosi nel contesto di un’isola caraibica e vivere così un’esperienza d’acquisto immersiva e condivisibile in realtà virtuale e aumentata.

Soluzione peraltro utilizzabile in altri rami della macro-filiera dell’abbigliamento, utile anche a suggerire quale siano i prodotti ‘giusti’ esattamente come accadeva in passato con la titolare dei negozi in passato, che si inserisce nel solco della tradizione italiana nonostante l’idea alla base sia rivoluzionaria.

I risultati di Unyli: 30.000 clienti diretti, integrando 15 aziende e 20 negozi

Evidentemente quello di Unly è un percorso già avviato con tassi di crescita elevati, ma per scelta lo sviluppo sarà graduale in modo da evitare che, causa sottodimensionamento, non sia possibile offrire standard adeguati rispetto alla qualità del servizio offerto. Anche per questo la parte del body scanner è rimasta in coda al progetto, per quanto affascinante, perché “senza un sistema rodato – sottolinea de Paolo – non avrebbe avuto senso creare qualcosa di inutilizzabile”.

Una sorta di crescita “programmata” a cui, parallelamente, si aggiungono negozi che attualmente la startup sta scalando per arrivare ad essere presente capillarmente sul territorio, dopo essere partita focalizzandosi su aree del Nord e del Sud del Paese raggiungendo 30.000 clienti diretti online.

Venendo ai risultati, in meno di 2 anni di attività condizionati dalla pandemia Unyli ha aggregato 15 negozi e integrato 20 produttori. Nel dicembre 2021 la startup ha annunciato il lancio del servizio di delivery dedicata a San Severo, in provincia di Foggia, e prevede di attivarlo in 8 nuove città del Sud Italia creando 10 nuovi posti di lavoro entro la fine del 2022.

Il futuro di Unyli: potenziare il modello phygital verso l’internazionalizzazione

Inoltre prosegue lo sviluppo del “Piano Future Unyli”, programma che prevede l’acquisizione della licenza dei punti vendita di intimo, beachwear e calzetteria interessati al progetto e l’assunzione del proprietario dello store come dipendente della società Retail Capital. L’obiettivo dichiarato è tutelare l’occupazione dei lavoratori in un contesto complesso per via dell’emergenza sanitaria, continuando a creare nuovi posti di lavoro

“Il 2021 è stato un anno di conferme importanti, abbiamo chiuso a dicembre con una raccolta ordini per il 2022 per oltre 500.000 euro e incrementato la nostra quota di mercato in Italia, sviluppato nuovi progetti e investito in risorse umane per accelerare il nostro percorso di crescita. Nel 2022, punteremo su investimenti finalizzati a potenziare il modello phygital per supportare consumatori e negozianti con soluzioni sempre più innovative e personalizzate”, spiega il General manager di Unyli con lo sguardo rivolto al futuro.

Futuro che include anche l’avvio del processo di internazionalizzazione, nonostante il focus resti sull’Italia, partendo innanzitutto dal mercato francese – secondo in Europa e simile a quello italiano – per poi puntare Spagna e Germania, che si contraddistingue per abitudini di consumo diverse rispetto ai paesi latini ma offre grandi opportunità.

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Federico Bandirali
Federico Bandirali

Giornalista pubblicista dal 2014 e growth hacker dal 2017 con master presso Talent Garden, durante gli studi in comunicazione ho iniziato a collaborare con testate cartacee generaliste dal 2006. Dopo aver scritto articoli in diversi ambiti (cronaca, politica, esteri, economia e sport) e abbandonato il cartaceo, mi sono sempre più focalizzato su tecnologia e innovazione, branded journalism e storytelling aziendale. Nel 2016 ho scritto un libro: una case history relativa alla partnership tra Intesa Sanpaolo ed Expo Milano 2015 poi ripresa da atenei statunitensi.

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