ll social shopping di Depop ha conquistato 62 milioni di dollari. La società fondata da un italiano e accelerata da H-Farm in Veneto ha ottenuto di recente un mega-round di finanziamento serie C guidato dal fondo di private equity statunitense General Atlantic e sottoscritto anche dagli attuali investitori HV Holtzbrinck Ventures, Balderton Capital, Creandum, Octopus Ventures e TempoCap. Insieme a loro l’investitore Sebastian Siemiatkowski, cofondatore e amministratore delegato della società svedese Fintech Klarna.
Depop è un’app per lo shopping sociale peer-to-peer. In pratica è una piattaforma di e-commerce che consente a chiunque di aprirsi un negozio personale direttamente da smartphone comprando e vendendo vestiti, oggetti di design, accessori e molto altro. La società è stata fondata nel 2011 nel Regno Unito da Simon Beckerman, milanese con alle spalle studi (poi abbandonati) in Industrial Design al Politecnico di Milano prima di iniziare la carriera di imprenditore. Complessivamente Depop ha raccolto 105,6 milioni di dollari in 6 round di finanziamenti.
L’azienda ha convinto sin dall’inizio imprenditori affermati come Renzo Rosso e Matteo Marzotto. Depop è stata anche protagonista della prima exit del 2019: H-Farm è uscita dalla società, vendendo le ultime quote in suo possesso. Adesso Depop ha ottenuto nuove risorse. Evidentemente il suo modello di business interessa agli investitori: si chiama social shopping. Vediamo cos’è, esempi e alcuni dati.
Social shopping: una definizione
Il social shopping è una modalità di e-commerce attraverso la quale, nell’esperienza d’acquisto, vengono coinvolti gli amici e i contatti social degli acquirenti. Offre infatti la possibilità di condividere la propria esperienza attraverso siti di recensioni, social network, forum dedicati allo scambio di informazioni, generando forme di aggregazione per ottenere vantaggi di vario genere sugli acquisti online. In definitiva è un’evoluzione dell’e-commerce – per questo viene anche chiamato social commerce – che mette al centro la condivisione social. Grazie al vertiginoso incremento dei dispositivi mobili, il social shopping si sta estendendo oltre il mondo online e nello stesso tempo nel mondo offline dello shopping. Il percorso è quello dell’omnicanalità.
Social shopping e social commerce
Sostanzialmente il social commerce è la vendita di prodotti direttamente attraverso le piattaforme di social media. A volte viene considerato sinonimo di social shopping e, in effetti, le differenze sono minime e difficili da delineare. Spesso i due termini vengono usati come sinonimi. Più in dettaglio, secondo gli esperti del settore, il social commerce è la combinazione di social media e commercio che consente ai brand di rendere fluido il processo di acquisto e allo stesso tempo di amplificarne l’efficacia attraverso il social advertising.
Alcune delle realtà più note del social commerce prevedono: bottoni per acquistare all’interno di post sui social media; post e storie “shoppable”; spazi pubblicitari sui social network tra cui call to action che fanno redirect su siti di e-commerce; acquisizioni e vendite peer to peer; plug in e app di social commerce.
Cinque tipologie di social shopping
La definizione di Social Shopping è in realtà piuttosto ampia. Secondo GigaOm, società di ricerca sulla tecnologia, esistono cinque categorie di social shopping. In realtà i confini tra queste sono molto labili e alcune piattaforme possono rientrare in più categorie. Ecco comunque le differenziazioni proposte.
1) Shopping di gruppo – Questo tipo di piattaforme incoraggiano gruppi di persone ad acquistare insieme a prezzi all’ingrosso. Un esempio è Living Social, marketplace online fondato a Washington e ora con sede a Chicago, dopo l’acquisizione da parte di Groupon, che consente agli utenti registrati di acquistare e condividere cose da fare nella loro città.
2) Communities shopping – Luoghi virtuali dove le persone discutono e condividono informazioni e opinioni sui vari prodotti in vendita per poi comprarli. Utilizzando l’esperienza degli altri, gli utenti comunicano e aggregano informazioni su prodotti, prezzi e offerte. Molti siti permettono agli utenti di creare liste della spesa personalizzate e condividerle con gli amici. Questo tipo di social shopping è caratteristico delle comunità incentrate su moda, abbigliamento e accessori. Depop si può avvicinare a questo tipo di definizione.
3) Recommendation engines – È un metodo ormai molto diffuso di social shopping che consente agli utenti di informarsi sulle caratteristiche di un prodotto o servizio, proponendo opinioni e recensioni. Viene fornito, per esempio, da siti come Amazon, Booking e molti altri del genere.
4) Social Shopping Marketplace – Riunisce venditori e acquirenti in un luogo virtuale con l’obiettivo di facilitare le transazioni commerciali. È una sorta di mercato o un bazar che mette insieme i venditori indipendenti e crea un forum dedicato a loro affinché possano esporre e vendere i loro prodotti. Il market offre ad acquirenti e venditori metodi per connettersi e comunicare facilmente. Depop può decisamente rientrare anche in questa categoria.
5) Shared Shopping – Utilizza meccanismi di condivisione basati sui cataloghi di e-commerce. Gli acquirenti possono creare gruppi ad hoc nei quali una persona può fare da guida a un’esperienza di shopping online per una o più altre persone, con comunicazione in tempo reale tra loro e con il rivenditore.
I siti di social shopping in Italia: in declino il “mercato dei buoni”
Tra i siti di social shopping più conosciuti in Italia c’è Groupon, servizio online che permette ai consumatori iscritti di accedere a buoni sconto validi per vari settori. Un’atra piattaforma di questo genere è Groupalia. Fondata in Spagna nel 2010, è un’azienda specializzata nella vendita di offerte per il tempo libero. Nella sua vetrina online figurano centinaia di proposte con sconti fino al 90%, raggruppate in diverse sezioni: ristoranti, salute e bellezza, shopping, viaggi, corsi o ticketing. Tuttavia, dopo un boom iniziale, il mercato dei buoni è andato in declino. Nel 2017 ha chiuso i battenti Glamoo, e altri lo hanno seguito. A far perdere appeal a questo specifico settore di mercato sarebbe stata, secondo gli analisti, l’evoluzione delle abitudini d’acquisto dei consumatori. Avrebbe anche contribuito la corsa al ribasso dei prezzi, che si è ripercossa sulle aziende aderenti alle iniziative, portandole a gravi difficoltà economiche o ad abbassare la qualità del servizio.
Il social commerce di Instagram
L’utilizzo dei canali sociali per l’e-commerce è una grande opportunità, dal momento che in media le persone trascorrono un’ora e mezza al giorno sui social. Secondo i dati di Salesforce, il 54% del millennials utilizza questi canali per cercare prodotti da comprare. Dai dati di Aimia risulta che il 31% degli acquirenti di qualsiasi età va sui social per cercare nuovi oggetti da acquistare. Tuttavia, nonostante Instagram abbia introdotto un anno fa gli “shoppable post”, integrazione nativa che rende semplice acquistare dai post delle aziende su Instagram, e similmente Facebook, Snapchat e Pinterest abbiamo lanciato “shoppable feature”, da una recente ricerca di Sumo emerge che l’82% degli acquirenti non ha ancora mai usato i bottoni social “buy” o altre forme di commercio social.
L’ultimo tentativo per potenziare l’e-commerce sui social network l’ha fatto Instagram. Da tempo la società sta cercando di migliorare sensibilmente la sua esperienza di commercio elettronico, in particolare quella relativa alla scoperta del prodotto. Dopo aver introdotto shoppable posts, shoppable Stories e ampliato la sua Explore Page, il 19 marzo2019 l’azienda ha lanciato Checkout Instagram, che in questo contesto appare come l’ultima mossa per concludere l’esperienza di acquisto in-app dell’utente. Consiste nella possibilità di acquistare prodotti direttamente dall’app del social network senza mai uscire dall’applicazione.
Il “credo” di Depop: puntare sulle nuove generazioni per trasformare l’industria della moda
Depop naturalmente non nasce come social network ma come marketplace di condivisione online. Il suo target principale è sicuramente la Generazione Z. Grazie al nuovo finanziamento da 62 milioni di dollari, vuole accelerare l’espansione negli Stati Uniti, dove l’applicazione ha già 5 milioni di utenti e store a New York e Los Angeles. La missione è puntare sulle nuove generazioni per trasformare l’industria della moda. I tre cardini della trasformazione sono la circular fashion – moda circolare, sull’esempio dell’economia circolare che prevede il riuso – la scommessa sui marchi indipendenti e, appunto, il social shopping.