Le divergenze di opinioni in merito alle potenzialità, al valore e ai rischi dell’Hybrid work assumono veramente valore nel momento in cui sono analizzate in relazione alle possibilità di evoluzione degli spazi, degli asset immobiliari e, oggi più che mai, del consumo di energia e risorse che una scelta “smart” può consentire. In un periodo come questo – dove lo sguardo verso l’utilizzo di qualsiasi immobile, che sia pubblico, industriale o privato passa attraverso le lenti del Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale preparato dal Ministero della Transizione Ecologica – occorre anche “fare i conti” con una serie di misure di contenimento volontarie e obbligatorie che hanno un impatto diretto importantissimo sia sulla “vita energetica” delle abitazioni sia sulla vita stessa e sul valore del mondo immobiliare e di chi lo utilizza.
Il lavoro da casa piace, ma si preferisce quello ibrido
Secondo una ricerca di Owl Labs, negli Stati Uniti il 73% di coloro che hanno lavorato da casa durante la pandemia è tornato al lavoro almeno un giorno o più alla settimana. Tra tutti coloro che hanno vissuto questo rientro, il 78% ha dichiarato di sentire una maggior inclusione di quando erano a casa, mentre il 57% afferma che apprezza il lavoro da remoto. Interrogato sulle preferenze per il futuro, il campione analizzato dichiara nel 71% dei casi che preferirebbe un modello ibrido che gli consenta di lavorare in modo flessibile in funzione di esigenze che sono a loro volta sempre più flessibili.
In sostanza, ci sono le condizioni per poter immaginare una situazione che unisca i benefici di un luogo di lavoro in cui si incontrano colleghi, clienti, partner, con i vantaggi di evitare trasferte e spostamenti quando non è necessario o quando si hanno altre necessità.
Una trasformazione del lavoro e una trasformazione sociale
Si tratta di temi che stanno alla base di una trasformazione del mondo del lavoro che è anche una trasformazione sociale, che a sua volta ha evidentemente un impatto sui luoghi di lavori, sugli edifici che li ospitano, sulle aziende che possono scegliere di vivere questa prospettiva come un’opportunità e non un problema. Nel valore di un’azienda rientra sempre più spesso anche la capacità di garantire – meglio che in passato o meglio rispetto ad aziende concorrenti – nuove forme di soddisfazione ai dipendenti, una migliore qualità del rapporto tra vita e attività lavorativa e, nel momento in cui si opera sul luogo di lavoro, un ambiente più confortevole con spazi più adeguati.
La gestione dell’energia come criticità del mondo building
Se poi si guarda “all’altra faccia della medaglia”, ovvero a quella che si ritrova anche nelle “pieghe” del Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale del MITE, si deve osservare che il settore immobiliare è responsabile, a livello mondiale, del 36% dei consumi energetici e di una quota analoga di energia associata a emissioni di CO2. Dalla International Energy Agency (IEA) sono arrivate “denunce” in merito al fatto che questo settore, per quanto avviato su una strada di decarbonizzazione strettamente legata all’innovazione, non è ancora in linea per centrare gli obiettivi di neutralità climatica fissati per il 2050. Lo scenario che si può intravedere non può essere solo una questione di efficienza energetica sul patrimonio esistente e di design e realizzazione di edifici nativamente carbon neutral. La crisi energetica è adesso, non concede tempo e, se anche lo concedesse e si potesse contare su edifici a minor impatto ambientale, la differenza in termini di sostenibilità la fa anche “il modo in cui questi sono vissuti”, ovvero i comportamenti e le scelte che li guidano.
Facility management: come unire Hybrid work e Space management
Dal punto di vista logico, si tratta di un “gap” di due prospettive che se si unissero potrebbero portare benefici su più livelli: persone, ambiente, risultati economici delle aziende e qualità della vita delle città. L’Hybrid work, dunque, non più solo come prospettiva obbligata dai limiti di una pandemia o come ripensamento delle logiche di un ritorno al lavoro da concordare tra azienda e dipendenti. Allo stesso modo, lo space management non più solo come servizio in funzione delle necessità dell’azienda. Aggiungiamo, poi, l’Energy management, da non considerarsi più solo come efficientamento, ma come leva che agisce su costi, comfort, prestazioni in funzione di esigenze che cambiano e di vincoli che si presentano.
Nell’orchestrazione dei mezzi necessari al raggiungimento di questi obiettivi si concentra un “pezzo” importante del valore aggiunto che il Facility management è in grado di mettere a disposizione del mondo immobiliare da una parte e delle imprese che utilizzano i building dall’altra. Nella capacità di supportare questi mondi nell’individuazione di una sintesi tra ambienti ideali per attuare l’Hybrid work, per la valorizzazione del patrimonio immobiliare come asset, per fornire servizi alle tante aziende che devono muoversi in questa direzione e per rispettare un quadro normativo sempre più complesso, si sviluppa la capacità di realtà come Nazca di generare valore immobiliare in funzione dell’identificazione di strumenti, servizi, modalità operative e advisory, per declinare lo Space management (e i servizi collegati) in funzione delle più specifiche esigenze di Hybrid work, grazie a una profonda conoscenza del vissuto del mondo immobiliare, delle tecnologie che permettono di gestirlo e delle logiche di valorizzazione del Real Estate.