IL REPORT

Smart Building: che cos’è, i dati e le prospettive di crescita dell’edificio “intelligente”

La riqualificazione degli edifici, spinta anche dal Superecobonus, potrebbe fare da traino allo sviluppo in Italia degli smart building, che nel 2019 hanno ricevuto investimenti per 8 miliardi, dice il report dell’Energy&Strategy Group del Polimi. Ma servono nuove tecnologie e soprattutto una cultura dell’innovazione

Pubblicato il 03 Giu 2021

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Gli smart building, cioè gli edifici in cui gli impianti sono gestiti in maniera intelligente ed automatizzata, sono una realtà che potrebbe acquisire sempre maggiore rilevanza nel prossimo futuro in Italia. Il volume complessivo di investimenti in smart building nel nostro Paese nel 2019 ha superato gli  8 miliardi di investimenti, ma solo 2 miliardi – relativi al 25% degli interventi effettuati – hanno riguardato soluzioni effettivamente smart, capaci cioè di trasformare o dotare un edificio di “intelligenza” e autonomia di gestione. In particolare lo smart building punta a minimizzare il consumo energetico e garantire il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti, dettaglio non trascurabile dopo il Covid19. Sembra quindi che ci possa essere un ampio margine di crescita per il settore. Molto dipenderà dallo sviluppo del parco edilizio italiano, tra i più vecchi d’Europa: la riqualificazione di intere aree, spinta anche dal Superecobonus, potrebbe fare da traino. Ma serve innovazione tecnologica e soprattutto una cultura dell’innovazione anche nel settore edilizio.

Sono le conclusioni a cui è giunto lo Smart Building Report 2020 redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, giunto alla seconda edizione. L’analisi punta a fotografare lo stato dell’arte degli Smart Building in Italia, in particolare in tema di servizi offerti agli utilizzatori, che in prospettiva dovranno essere sempre più integrati e interattivi. Un fenomeno certamente molto interessante agli occhi del mercato, che però sembra non averne ancora colto appieno il valore.

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Smart building: che cos’è e perché è importante nel post-Covid

Con il termine Smart Building si intende un edificio in cui gli impianti in esso presenti sono gestiti in maniera intelligente ed automatizzata, attraverso l’adozione di una infrastruttura di supervisione e controllo degli impianti stessi, al fine di minimizzare il consumo energetico e garantire il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti, assicurandone, inoltre, l’integrazione con il sistema elettrico di cui il building fa parte. “La sensoristica installata infatti – spiega Federico Frattini, vicedirettore dell’E&S Group del Politecnico di Milano – dà la possibilità non solo di gestire l’utilizzo di energia, ma anche di monitorare le prestazioni di un impianto e intervenire in caso di malfunzionamento prima ancora che il guasto si verifichi. Gli Smart building sono caratterizzati da elevati protocolli in salute e sicurezza, delle persone e degli asset, e assicurano comfort e qualità di vita migliori, ad esempio ottimizzando i sistemi di condizionamento e di ventilazione o riducendo la rumorosità. Tutti aspetti che la pandemia da Covid19 e i relativi lockdown hanno portato alla ribalta come essenziali, modificando profondamente l’attenzione e la percezione delle persone rispetto al tema del monitoraggio dell’aria e della salubrità degli ambienti”.

Nel Report si dà conto di diversi temi: dallo sviluppo dello Smart Readiness Indicator-SRI (l’indicatore che misurerà il grado di “smartness” di un edificio in modo omogeneo in tutta Europa) all’evolversi della normativa, alla buona accoglienza del Superecobonus, che rappresenta tuttavia solo l’inizio di un necessario percorso di riqualificazione del parco immobiliare italiano, da sostenere con una campagna di informazione che spieghi chiaramente quali vantaggi tangibili ne derivano. Ancora, lo studio evidenzia nel medio-lungo periodo il ruolo delle startup, destinate a influenzare le strategie di innovazione e i modelli di business.

Smart building come ecosistema

Lo Smart Building – ad uso sia privato che pubblico: abitazioni, uffici, centri commerciali, banche, ospedali, hotel – è dunque un ecosistema in grado di offrire diversi servizi suddivisi in sei aree: Energy, Safety, Security, Comfort, Health, General services. Tornando ai 2 miliardi di investimenti effettivamente in ottica smart, la parte del leone (75%) la fanno i Building devices&solutions (le tecnologie di generazione di energia, di efficienza energetica e che  garantiscono il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti), mentre il restante 25% è ripartito in modo omogeneo tra Automation technologies (13%), la sensoristica finalizzata alla raccolta dati, e Piattaforme di gestione e controllo (12%), i software che queste informazioni raccolgono, elaborano e analizzano grazie a strumenti di comunicazione (Connectivity) che ne permettono il passaggio.

All’interno dei Building devices&solutions, che nel 2019 valgono il 69% degli investimenti totali (5,5 miliardi di euro su 8,2), il settore energetico continua a fare da traino (3 miliardi, pari al 55%), primato che si conferma anche nelle soluzioni più propriamente smart (800 milioni su 1,5 miliardi, cioè il 53,2%) a riprova di come l’efficientamento energetico e la produzione da fonti di energia rinnovabile siano ancora le tematiche preponderanti. I restanti 2,5 miliardi di investimenti totali sono suddivisi tra comfort (25%, 1,3 miliardi) e sicurezza (20%, 1,1 miliardi), mentre è ancora marginale (0,3%) il ruolo delle tecnologie legate alla salute.

Gli sviluppi attesi al 2025

Ma quali sono gli sviluppi attesi nei prossimi 5 anni? “Molto dipenderà dall’andamento del mercato immobiliare – spiega Frattini -: il rinnovamento del parco tecnologico e la penetrazione di tecnologie smart, oggi non ancora sufficientemente diffuse, sono strettamente correlati allo sviluppo del comparto edilizio, che in Italia è molto più vecchio rispetto alla media europea. La realizzazione di nuovi edifici e la ristrutturazione di quelli esistenti, comprese le riqualificazioni di alcune aree dismesse, sono infatti al centro delle principali modifiche urbanistiche che molte città italiane vareranno nel prossimo decennio, interventi che fungeranno da traino al mercato degli Smart building”.

Considerando una serie di variabili (impatto del Covid19, maturità del comparto tecnologico, sviluppi normativi, incentivi fiscali, propensione all’adozione da parte del mercato) l’E&S Group ha costruito da qui al 2025 tre differenti scenari che coinvolgono in maniera diversa ciascuna tecnologia. Ad esempio, nel suo complesso il settore Energy risentirà negativamente degli effetti della pandemia, ma le pompe di calore al contrario potrebbero avere un incremento dei volumi del 74% nello scenario moderato e arrivare fino a 3,3 miliardi di investimento in più in quello accelerato, grazie agli obiettivi vincolanti del PNIEC e alla maggiore penetrazione nei settori residenziale e terziario.

Ancora, sia il comparto delle Automation technologies che quello delle piattaforme di controllo e di gestione risentiranno in maniera più contenuta della crisi pandemica: dopo lo stallo dello scorso anno, si stima che il volume di investimenti nello scenario moderato registrerà una crescita media del 16% annuo. Il mercato della sensoristica e degli attuatori si attesterà intorno a 2,7 miliardi di euro nel 2025, invece le piattaforme di raccolta, elaborazione e analisi dei dati acquisiti raggiungeranno i 2,5 miliardi.

Smart Readiness Indicator: cos’è e come cambierà il mercato

Nel 2018 la direttiva europea relativa all’Energy Performance Building (più nota con l’acronimo EPBD) introduce per la prima volta un indicatore col quale misurare le performance digitali di un edificio, ossia lo Smart Readness Indicator.

Tale indicatore da un lato consente di stabilire quanto migliorino efficienza energetica e performance di un edificio, grazie all’adozione di tecnologie smart, e dall’altro potrebbe divenire in futuro lo strumento per attuare la certificazione dello stato di un edificio in termini di “prontezza digitale”, favorendo l’adozione di tecnologie smart per l’efficienza energetica, la sostenibilità, la salute e il benessere delle persone, con probabili ricadute positive sulla filiera e sull’attrattività del mercato immobiliare, sia a livello nazionale che internazionale.

Come sta accogliendo il mercato lo Smart Readiness Indicator? E’ stato chiesto a 60 player, e dalle risposte è emerso interesse verso questo strumento, reputato dal 65% degli intervistati molto utile per classificare e comparare gli edifici attraverso un unico indice. Inoltre, oltre il 60% concorda nel considerare possibile l’applicazione dello SRI in tutte le fasi di vita del building, dalla progettazione all’utilizzo, poiché permette di scegliere consapevolmente e garantire il livello tecnologico e di intelligenza adeguato all’uso che si intende farne. E’ opinione diffusa che l’adozione di questo strumento possa produrre numerosi benefici, stimolando investimenti e promuovendo lo sviluppo tecnologico.

Al tempo stesso, sono diversi gli ostacoli da superare: la necessità di reperire dati da fonti diverse ed eterogenee, la mancata definizione di un indice customizzato in funzione della tipologia di edificio, la poca chiarezza sui benefici economici ottenibili da un aumento del livello di intelligenza e le caratteristiche del soggetto responsabile del rilascio della certificazione. In riferimento all’Italia, poi, vi sono ulteriori difficoltà legate alla lentezza con cui le normative europee vengono recepite, alla vetustà del parco edilizio italiano e all’impossibilità di effettuare una stima precisa dei benefici ottenibili. Questi fattori fanno sì che nel contesto italiano lo strumento sia ritenuto applicabile assai meno (-23%) rispetto alla media europea.

Gli intervistati mettono anche in evidenza l’elevata complessità insita nella definizione e costruzione dell’indicatore e la necessità di ridefinire alcuni passaggi per garantire una valutazione a 360° della smartness dell’edificio, mentre ora la valutazione è per lo più incentrata sull’aspetto energetico, sottovalutando altri fattori altrettanto importanti come la salute, il benessere, la sicurezza e l’integrazione dei servizi.

Superecobonus

Dalle analisi e dalle interviste effettuate con gli operatori del settore emerge come il Superecobonus abbia riscontrato un grande interesse da parte del mercato, e tuttavia si sia faticato a convertirlo in domanda reale a causa dell’incertezza sull’estensione del periodo di validità, dell’obbligo di congruità urbanistica e dell’assenza di indicazioni sui processi di controllo successivi all’investimento. Di contro, la mutata percezione del valore dell’edificio ha aumentato la domanda da parte di privati e amministratori di condominio per gli interventi ammessi dal Superecobonus e ha creato fermento anche tra gli operatori. E’ dunque necessario promuovere una campagna di sensibilizzazione mirata e chiara per illustrare i benefici tangibili che derivano dall’introduzione di determinate tecnologie, così da stimolare la riqualificazione del parco immobiliare italiano.

Le startup attive in ambito Smart Building

L’analisi delle startup ha permesso di evidenziare i principali trend tecnologici e di innovazione legati agli Smart building, destinati a impattare sui modelli di business degli operatori di mercato. Il campione analizzato comprende 150 startup europee, statunitensi o israeliane private fondate tra il 2015 e il 2019, con almeno un finanziamento raccolto. Le startup italiane purtroppo sono ancora poche, nonostante l’Europa sia meglio rappresentata rispetto agli Stati Uniti, che però hanno realtà mediamente più giovani e in grado di attrarre maggiori capitali di finanziamento (72% del totale). L’ambito Building devices&solutions risulta essere il più rilevante (79%), per il 40% rappresentato da tecnologie di efficienza energetica. Negli ultimi anni è però cresciuto l’interesse per le soluzioni di Security e Comfort, che nonostante il numero inferiore hanno raccolto maggiori finanziamenti complessivi.

Alla presentazione del report degli Osservatori sono intervenuti alcuni esponenti dei player attivi nel settore dello smart building. Tra questi Carmine Battipaglia, account Energy Engineer Advisor and energy manager Renevable e Presidente unione impianti CNA, che ha detto: “Il mercato degli impianti e delle tecnologie evolute per gli edifici ha retto bene alla crisi economica. Porta 35 miliardi di fabbisogno all’utente, di cui 27 configurati come utili di impresa. Circa 6 miliardi dei 35 vanno nel fai da te. Dal 2001 al 2019 sono cresciute del 3% le imprese che si muovono in questo ambito, una crescita molto tiepida. Le prospettive per il futuro? La situazione potrebbe essere ‘mossa’ dal superbonus e dal bonus per efficientamento energetico. Perché è forte la richiesta del confort abitativo”.

Denis Guidi, Head of Marketing Offering Management, Energy & Environmental Services – Industry & Tertiary Market di Edison SpA, ha sottolineato come per Edison lo smart building sia uno degli assi principale dell’efficienza energetica. “Il parco edifici italiano è mediamente obsoleto, il quadro normativo induce a rinnovarlo” ha detto. “Edison gestisce più di 2600 edifici in Italia grazie al know how ingegneristico unito alle tecnologie digitali. Stiamo realizzando progetti come alla Scala di Milano e a Venezia”.

Fabrizio Fontanesi, Director of Consulting and Business Development Energy & Utilities di Engineering, ha parlato del ruolo del software e il suo sviluppo con l’hardware per lo smart building. “Il software – ha detto – ha un grande beneficio soprattutto nella fase post installazione, permette di scegliere da fornitori diversi soluzioni diverse. Il punto fondamentale è la personalizzazione e il software rappresenta una chiave della personalizzazione del progetto tecnologico. Oggi le tecnologie legate al software possono creare convergenza”.

Francesco Santangelo, Head of Relations and Initiatives c/o Eni gas e luce SpA, ha parlato di “CappottoMio”, il cappotto termico per il condominio, strumento partito nel 2018: “Consente che tutta la gestione delle pratiche per chiedere agevolazioni e sconti sia fatto in maniera corretta. Eni gas e luce si impegna ad acquistare dall’impresa il credito fiscale generato, e costruire con le associazioni di categoria una rete per sviluppare l’economia locale. Ai partner e ai clienti va garantita sicurezza: per questo offriamo anche una piattaforma ibrida per gestire le asssemblee di condomio, assemblea facile.com. Noi diamo la possibilità di effettuare interventi trainanti: cappotto termico, ma anche istallazione di colonnine auto elettriche, pompa di calore ecc. Così il condominio può fare il salto di status energetico”.

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