Le imprese che operano nel real estate, e in particolare quelle che erogano servizi di Facility Management, sono soggette ad un elevato rischio di tensione finanziaria. Nell’ambito di un mercato che, solo in Italia, vale circa 60 miliardi di euro, buona parte dei provider ha infatti uscite di cassa contestuali all’esecuzione dei servizi (manutenzioni, riqualificazioni…); allungandosi i tempi di pagamento, questo determina un maggior fabbisogno finanziario per sostenere il capitale circolante. Essendo il cash flow una dimensione importantissima per qualsiasi azienda a prescindere dalla sua capacità di generare utili, questo rende sempre più centrali le soluzioni – più o meno innovative – rivolte al suo finanziamento, da cui i temi dell’anticipo fatture, del factoring, del reverse factoring e, più in generale, del Supply Chain Finance.
Come eFM porta innovazione nel facility management
Lo scenario appena descritto potrebbe trarre enormi benefici della flessibilità delle soluzioni Fintech. Ed è precisamente in questa direzione che si muove eFM, l’azienda italiana nata con l’obiettivo di creare engaging places, luoghi in cui le persone possano dare il meglio di sé non solo nella logica della performance, ma come conseguenza naturale di uno stato di benessere e soddisfazione, che propone un approccio fortemente innovativo al facility management e lo abilita attraverso la piattaforma proprietaria MYSPOT.
Appoggiandosi a tecnologie quali blockchain e Smart Contract, MYSPOT punta a rivoluzionare il mondo del real estate adeguandolo alle dinamiche 4.0. Nell’ambito specifico del facility management, la piattaforma crea, segue e perfeziona il rapporto tra clienti e provider di servizi attraverso modalità innovative: per prima cosa, favorisce il corretto matching tra domanda e offerta attraverso un sofisticato processo di qualificazione di entrambe le parti, poi formalizza automaticamente un contratto digitale (Smart Contract) modulabile e discretizzato ad eventi; infine, lo governa, monitorandone l’esecuzione (IoT, sistemi di campo, dichiarazioni degli utenti…) e certificando le prestazioni contrattuali tramite blockchain. In questo modo, MYSPOT porta nel complesso ecosistema del facility management non solo l’automazione degli Smart Contract, ma anche i valori inestimabili della trasparenza, della tracciabilità dell’informazione e dell’immutabilità del dato. Del trust, in altri termini.
MYSPOT, la tokenizzazione e il rischio contrattuale
Ma come si concilia questo percorso, fortemente incentrato su concetti di fiducia e automazione, con le logiche fintech e con l’esigenza di sostenere il capitale circolante delle imprese? Attraverso la tokenizzazione del contratto e l’introduzione in MYSPOT di una nuova figura di stakeholder: gli investitori.
Spieghiamoci meglio. Durante il ciclo di vita del contratto di facility, il diritto alle prestazioni da parte del cliente si riduce progressivamente con la sua esecuzione, mentre cresce in modo speculare il diritto al credito da parte del provider, che va finanziato. Smart Contract e blockchain rendono questo percorso continuo, progressivo e automatizzato, fino ad azzerare il diritto alle prestazioni (quando il contratto è assolto) e a massimizzare il diritto al credito della controparte, da cui scaturisce la fatturazione: normalmente, i soggetti finanziatori entrano in gioco a questo punto (ad emissione della fattura), perché solo qui il credito del provider è liquido, certo ed esigibile.
MYSPOT consente la scomposizione di quello che è sempre stato un contratto monolitico in tante unità elementari (singole prestazioni, una certa unità di tempo…), applicando il concetto della tokenizzazione. Per maggiore chiarezza, si consideri che in blockchain un token è proprio un insieme di informazioni digitali che conferiscono un diritto a un soggetto: diritto alla prestazione da un lato, diritto all’esigibilità del credito dall’altro. Visto che la piattaforma segue l’intero ciclo di vita del contratto e certifica l’esecuzione delle singole prestazioni, essa può assegnare ad ogni token un valore economico, un rischio contrattuale e, soprattutto, li può modificare dinamicamente nel tempo.
“Man mano che il contratto viene eseguito – ci spiega Daniele Grasselli – Business Unit Manager di eFM -, che le transazioni vengono notarizzate su blockchain e che la correttezza rispetto alle prescrizioni contrattuali viene verificata, il fornitore acquisisce un diritto al credito che diventa sempre più certo, liquido ed esigibile. Questi sono i tre elementi che plasmano il diritto al credito e che consentono di fare l’anticipo fatture e la cessione del credito. In MYSPOT, queste tre variabili sono misurate dinamicamente e sono conosciute in ogni istante: questo, ci permette di anticipare l’andamento dei contratti e, cosa fondamentale, di misurarne il rischio in modo del tutto automatico”.
Il concetto fondamentale, cui eFM tiene molto, è proprio questo: mentre oggi le cessioni di credito avvengono solo ad emissione della fattura, con MYSPOT il valore economico del token e il rischio annesso sono noti ben prima di questa fase e, di conseguenza, il contratto può essere finanziato in qualsiasi momento del suo ciclo di vita.
La quantificazione del rischio, infine, dipende da quante prestazioni devono essere ancora eseguite e certificate e dalla capacità previsionale della piattaforma (AI), che a sua volta si basa sul comportamento del provider legato alla corretta esecuzione dei contratti. Inoltre, ha un peso anche il ranking che la piattaforma attribuisce ad ogni impresa che ne fa parte, in funzione dello storico delle sue prestazioni. “Sulla base di tutte le informazioni che la piattaforma raccoglie ed elabora, è possibile anticipare al fornitore un importo scontato della quota rischio”.
MYSPOT apre le porte agli investitori
Quanto appena raccontato genera un’ulteriore innovazione. La piattaforma, tradizionalmente dedicata alla domanda e all’offerta di servizi di facility, si arricchisce di una nuova classe di player: gli investitori, che possono decidere di finanziare contratti o parti di essi fin dagli albori del rapporto tra cliente e fornitore a seconda della loro propensione al rischio. “In questo modello andiamo oltre la tradizionale dinamica user-provider – aggiunge il CFO di eFM, Giovanni Marcianò – perché entra anche la dinamica fintech fin dalla genesi del contratto. L’investitore segue l’andamento contrattuale e ottiene un rendimento direttamente correlato alla rischiosità della transazione. Tutto ciò porta alla riduzione della tensione finanziaria, e dà agli investitori l’opportunità di entrare in un mercato da 60 miliardi di euro. Non solo: introducendo la dinamica Fintech, si supera il paradigma secondo cui il merito creditizio è un algoritmo in mano alle banche e sconosciuto alle imprese.
Con MYSPOT, passiamo a un modello in cui il merito creditizio, legato esclusivamente alla situazione economico patrimoniale di un’impresa, è integrato con una valutazione del modo in cui le società eseguono i contratti: tanto più queste riescono ad essere in linea con gli obblighi contrattuali, tanto maggiore sarà il loro merito creditizio e la liquidità conseguente”.