Il mondo del real estate è uno dei più lenti ad adattarsi alle nuove tecnologie, ma adesso sembra correre e sul fronte dell’innovazione si stanno consolidando giovani società che hanno puntato sulla tecnologia.
Secondo un nuovo report Jones Land LaSalle Inc., società di cosulenza immobiiare che opera a livello globale Italia compresa, nella prima metà del 2021 le startup attive in ambito proptech nel mondo hanno attirato investimenti per circa 9,7 miliardi di dollari. Molti dei fondi sono andati a compagnie ormai consolidate, che hanno tutte le carte in regola per posizionarsi come leader del settore.
Nel corso degli ultimi dieci anni il numero di startup proptech è quadruplicato – passando da 2,000 a quasi 8,000, con una crescita del 300%. Nuove imprese sono nate e nascono in tutto il mondo , ma la gran parte delle startup sono concentrate negli Stati Uniti, in Brasile, Cina, India, Regno Unito e Germania.
Il report conferma che la pandemia di Covid-19, con i lockdown prima e la necessità di distanziamento dopo, ha rafforzato la necessità di ricorrere alla tecnologia per gestire le operazioni immobiliari, accelerando quindi il processo di crescita e digitalizzazione e favorendo anche la costruzione di edifici di nuova generazione, a ridotto impatto ambientale.
Non mancano, comunque, le criticità: lo scenario proptech è ancora troppo frammentato, mancano standard condivisi e invece abbondano le preoccupazioni sulla privacy e la sicurezza degli utenti finali. La enorme quantità di dati che le tecnologie digitali applicate alle costruzioni e all’immobiliare generano pongono questioni di trasparenza sul loro uso e responsabilità che sono ancora tutte aperte.