Le scadenze sono diverse e ravvicinate, ma quella più importante è fissata al 2050. E per il mondo del Real estate e quindi del Proptech è già cominciato il count down. Una sfida non fa poco dove innovazione e digitalizazione saranno le protagoniste. Parliamo dell’Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), la direttiva europea che promuove il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici. Di questi temi, Proptech 360 se ne era già occupato con l’intervista “La decarbonizzazione in edilizia? Un percorso che richiede più innovazione” a Ilaria Bertini, direttrice del Dipartimento Enea di Efficienza energetica.
L’obiettivo principale della EPBD è di promuovere il raggiungimento di edifici a energia ZEmB (zero emission buildings) o quasi zero NZEB (Nearly Zero-Energy Buildings), richiedendo agli Stati membri di adottare misure per migliorare l’efficienza energetica, come l’introduzione di requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazione, l’obbligo di certificare l’efficienza mediante l’emissione di certificati energetici, l’ispezione periodica dei sistemi di climatizzazione e l’informazione agli utenti sugli indicatori di prestazione energetica.
EPBD, i passaggi al Parlamento europeo
Il testo ufficiale della direttiva è stato approvato dal Parlamento Europeo il 14/03/2023, tuttavia il 7 dicembre 2023 è stato raggiunto un accordo politico provvisorio di revisione tra Consiglio e Parlamento. Il 15 gennaio 2024 la Commissione Itre Industria, ricerca, telecomunicazioni ed Energia Ue ha approvato il testo finale della Nuova Direttiva-Case Green. Per chiarire meglio lo scopo, ma soprattutto i tempi della direttiva ci sono vari documenti della Commissione Energia dell’Unione Europea che Proptech ha cercato di riassumere e di rendere più comprensibili.
Il quadro legislativo
L’Unione Europea è partita da un dato incontrovertibile e allarmante. Gli edifici sono il più grande consumatore di energia in Europa. Il settore edilizio è quindi fondamentale – si sostiene a Bruxelles – per conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di energia e clima. Per migliorare la prestazione energetica degli edifici, l’UE ha istituito un quadro legislativo che comprende la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia UE/2010/31 e la direttiva sull’efficienza energetica UE/2023/1791, entrambe rivedute nel 2023.
La situazione
L’85 % degli edifici dell’UE è stato costruito prima del 2000 e, tra questi, il 75 % ha una scarsa prestazione energetica. Agire sull’efficienza energetica – secondo quanto sostengono i documenti della Commissione Ue – è pertanto fondamentale per risparmiare energia e conseguire un parco immobiliare a emissioni zero e completamente decarbonizzato entro il 2050. A conferma di questa situazione, l’Ue fornisce anche alcuni dati: il 42 % dell’energia consumata nel 2021 è stata utilizzata negli edifici; oltre 1/3 delle emissioni di gas a effetto serra legate all’energia provengono dagli edifici; circa l’80% dell’energia utilizzata nelle famiglie è destinata al riscaldamento, al raffreddamento e alla produzione di acqua calda.
Gli obiettivi e le scadenze
Per gli edifici pubblici di nuova costruzione, si è fissato che dovranno essere ad emissioni nulle già a partire dal 2028. Invece per gli edifici esistenti si proroga il raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero al 2050, con obiettivi di prestazione intermedi. In particolare ogni Stato membro dovrà fissare soglie massime di prestazione energetica basate sul consumo di Ep,MAX (energia primaria massima). Le soglie sono stabilite sulla base del consumo energetico del parco immobiliare nazionale al 1° gennaio 2020 e potranno differire per le diverse categorie immobiliari. Tutti gli edifici non residenziali dovranno attestarsi al di sopra delle seguenti percentuali rispetto al parco immobiliare con le prestazioni peggiori: 16% nel 2030; 26% nel 2033.
Da gennaio 2028, gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere ZEmB (zero emission buildings), mentre per tutti gli altri edifici l’obbligo slitta al 2030. Entro il 2028 su tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere installati impianti fotovoltaici. Per gli immobili ristrutturati il termine slitta al 2032. Da gennaio 2040 non saranno più incentivabili acquisto ed installazione di generatori a combustibili fossili. Quindi le nuove costruzioni e le grandi ristrutturazioni non potranno più prevedere impianti alimentati da fossili, ad eccezione dei sistemi ibridi e ad idrogeno.
Le deroghe
Sono esclusi dagli obblighi previsti dalla nuova direttiva EPBD i seguenti immobili: edifici vincolati e protetti; immobili storici; edifici temporanei; chiese; abitazioni indipendenti con superficie < 50 mq; case vacanza, ovvero le seconde case occupate per meno di 4 mesi/anno. E’ prevista anche la possibilità di esentare l’edilizia sociale pubblica, qualora i lavori di riqualificazione facessero aumentare gli affitti in modo sproporzionato, rispetto al risparmio conseguibile nelle bollette energetiche.
Cosa cambierà per gli APE
La novità più rilevante per gli APE (attestati di prestazione energetica) sarà la comparsa della nuova classe “A0”, corrispondente agli ZEmB, che si aggiungerà alle classi di prestazione energetica già note. Si ventila anche l’ipotesi di assegnare un “+” alle classi A per quegli edifici che offriranno un ulteriore contributo alla rete energetica, prodotto localmente tramite fonti energetiche rinnovabili. Tra le misure previste ma non ancora decise quella di prevedere l’obbligo di produrre un nuovo APE ad ogni rinnovo del contratto d’affitto. Molto probabilmente tutti gli edifici pubblici saranno invece obbligati ad esporre la targa energetica. Inoltre dovranno dotarsi di un APE a prescindere dal loro stato di fatto.
Che cos’è il passaporto di ristrutturazione
La revisione della EPBD introduce infine il “passaporto di ristrutturazione”, un documento utile ai proprietari per pianificare interventi che gradualmente azzerino le emissioni dell’immobile.
Le polemiche in Italia
La direttiva riveduta, che in Italia ha già sollevato diverse polemiche politiche, punta come abbiamo visto ad aumentare gli interventi di ristrutturazione, in particolare per gli edifici con le prestazioni peggiori. Riconoscendo le differenze tra i paesi dell’UE in termini di patrimonio immobiliare esistente, geografia e clima, la direttiva consente ad ogni modo ai governi di decidere in merito alle misure di ristrutturazione più adatte al contesto nazionale specifico. In particolare, la direttiva faciliterà i finanziamenti più mirati agli investimenti nel settore dell’edilizia, integrando altri strumenti dell’UE e combattendo la povertà energetica sostenendo i consumatori vulnerabili. I paesi dell’UE dovranno inoltre garantire che vi siano garanzie per gli inquilini, ad esempio attraverso il sostegno all’affitto o i massimali sugli aumenti degli affitti.
Articolo originariamente pubblicato il 24 Gen 2024