Dagli scarti del riso ai materiali per costruire le case. È tutto racchiuso nel nome il progetto di Ricehouse, startup nata nel 2016 – ma sognata molto prima dai suoi founder Tiziana Monterisi e Alessio Colombo – che vuole portare l’economia circolare nell’edilizia.
Ricehouse, che da settembre 2020 è società benefit, sorge ad Andorno Micca, in quel di Biella. La sua missione è riutilizzare i residui organici provenienti dall’industria e dalla coltivazione del riso, come paglia di riso, lolla e pula, per creare materiali da costruzione naturali.
Il sogno (diventato realtà) di costruire case dagli scarti del riso
“Nel campo bruciato io vedo una casa” è il titolo dell’introduzione alla prima Relazione Annuale d’Impatto della Società Benefit della startup. Qui Tiziana, l’Amministratore Delegato, racconta:
“Vedo distese di campi di riso bruciare sotto i miei occhi. Vedo paglia, lolla, pula consumarsi e impregnare l’aria di un denso fumo acre. Mi ripeto che dovrà pur servire a qualcosa. Mi viene in mente quel giorno in cui, ad una mostra che avevo curato insieme a Michelangelo Pistoletto, mi ritrovai a chiacchierare con Werner e Margareta, che avevano realizzato un prefabbricato in paglia. Chiesi a Werner “Perché la paglia?”. E lui rispose: “Perché no?”. Perché no… Qui di paglia bruciata e da bruciare ne vedo a mucchi. D’altronde l’Italia ha la più alta superficie di terreno coltivato a riso!”
“Adesso mi trovo davanti ad una platea di agricoltori che mi guarda come se venissi da Marte. Sto chiedendo loro di darmi i rifiuti, mica il loro riso. Vedono questa donna che chiede di venderle ciò che loro bruciano. Che parla di pannelli realizzati con la paglia e di intonaci fatti con la lolla. L’ho persino usata per costruirci casa mia! Ma loro, gli agricoltori, sembrano non comprendere… finché, ad un certo punto, si alza un tipo col cappello, prende la parola, si presenta: è Fulvio, e dice “Fammi vedere come funziona”. Decide di ristrutturare tutto il suo cascinale. Fulvio ha convinto anche gli altri agricoltori.”
Che cosa fa Ricehouse
Grazie a un lavoro di ricerca a monte, Ricehouse utilizza i residui organici provenienti dall’industria e dalla coltivazione del riso per crea materiali da costruzione naturali e sostenibili. Questi prodotti vengono introdotti grezzi nel ciclo edilizio e, al termine della loro vita utile, restituiti al ciclo naturale.
Tra i materiali prodotti da Ricehouse ci sono materiali vegetali per l’isolamento, pannelli isolanti, intonaci di fondo, massetti e sottofondi, finiture, sistemi di rivestimento ed elementi di chiusura verticale opaca. In pratica, la startup permette di realizzare case derivate interamente dagli scarti della produzione del riso, fatta eccezione per la struttura portante.
Ricehouse, i risultati e i progetti futuri
Anche grazie alla spinta fornita dal Superbonus 110%, il progetto di Ricehouse ha riscosso molto successo negli ultimi anni: Nel 2021 Ricehouse ha firmato 22 nuovi progetti di riqualificazione energetica e/o sismica, concentrati tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, che hanno interessato 10 condomini, 7 case unifamiliari e 5 case unifamiliari con demolizione e ricostruzione.
Dal 2016 ad oggi sono circa un centinaio gli edifici costruiti da Ricehouse. L’azienda è inoltre stata impegnata in diversi progetti di riqualificazione, come il recente progetto di rigenerazione sociale ed urbana delle torri di via Russoli, a Milano.
Ora i prossimi passi includono attività di formazione sensibilizzare sui temi legati alla bio-architettura e l’espansione delle sue soluzioni seguendo due nuove direttive: la progettazione di nuovi organismi di vita abitativa autosufficienti e lo sviluppo di soluzioni innovative anche in altri settori, dall’arredo alla moda, al design e non solo.
Articolo originariamente pubblicato il 06 Giu 2023